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Chiara Massimello
Leggi i suoi articoliA Sansicario, in Val di Susa, nella «spazio di montagna» della Galleria Umberto Benappi, ha inaugurato sabato 13 dicembre, ma resterà aperta fino alla fine delle vacanze natalizie (fino al 25 gennaio 2026), «Antartica», una piccola elegante mostra dedicata al celebre fotografo Paolo Pellegrin.
Se è assolutamente normale vedere una galleria d’arte in Engadina, è certamente più inconsueto, e forse più coraggioso, aprire uno spazio nelle valli di montagna piemontesi. Con il supporto di Riccardo Pietrantonio, Benappi inaugura la stagione invernale del progetto «Esposta, Arte ad Alta quota» con una personale del fotografo italiano (Roma, 1964), membro di Magum Photo dal 2005 e vincitore (tra gli innumerevoli premi) del World Press Photo. Le sue fotografie sono state esposte alla Maison Européenne de La Photographie a Parigi, ai Rencontres d’Arles, al San Francisco Museum of Modern Art, al Foam Fotografemuseum di Amsterdam, al MaXXI di Roma e hanno inaugurato la sede delle Gallerie d'Italia a Torino.
Cinque sono le fotografie esposte, tutte in grande formato (150 x 100 cm, in edizione di 3 esemplari), realizzate da un velivolo nel novembre 2017, durante l’operazione IceBridge della Nasa, una missione iniziata nel 2009 (e durata undici anni), dedicata alla raccolta di dati sullo stato dei ghiacci polari e dei mari glaciali. Le immagini e i dati acquisiti nella regione antartica si sono rivelati fondamentali per comprendere lo stato e l’evoluzione dei ghiacci nelle regioni polari e per valutare i possibili effetti del cambiamento climatico e del conseguente innalzamento dei livelli dei mari.
La missione del 2017 ha permesso di realizzare le prime immagini ravvicinate della gigantesca piattaforma glaciale Larsen C, distaccatasi dalla Penisola Antartica e andata poi alla deriva nel mare di Weddell. Un iceberg immenso, inizialmente esteso per oltre 5.800 chilometri, che ha continuato per mesi a spostarsi verso Nord, frammentandosi progressivamente.
La sfida di Pellegrin era quella di riuscire a documentare un paesaggio apparentemente infinito. Per fare ciò, ha deciso di eliminare l’orizzonte e di guardare verso il basso, costruendo immagini in cui a dominare è il bianco totale, infinito, intervallato a volte da piccole rocce o dal colore intenso del mare.
Pellegrin, che nella sua carriera ha documentato molti conflitti, afferma come «il riscaldamento dell'Artico, su un altro ordine di grandezza, è un altro confitto. Qui l’uomo non è presente, ma il cambiamento climatico è il risultato dell’attività e delle idee umane: una “crescita” infinita, senza nessun limite, L’Antartide è in fondo un altro tipo di campo di battaglia». Racconta poi come, in un mondo che ha perso molto del suo mistero, volare su quei paesaggi sconfinati dell’antartica, dove si può andare solo con la Nasa o con spedizioni scientifiche, gli abbia fatto vedere il paesaggio con occhi nuovi. «C’è un’idea di trascendenza, di “oltre”, in cui la fotografia stessa tocca un po’ il suo limite, non riuscendo a rappresentare quella grandiosità». E continua: «Sentivo molto il silenzio, un silenzio pregno di idee e di sacro. Che è un po’ l’idea dell’arte che sposta la tua attenzione e quella di chi guarda verso qualcosa di superiore. La potenza dell’immenso, dello sconosciuto, dell’inconoscibile, in una scala così vasta che va oltre. Ti senti piccolo, Il macro diventa micro e accarezzi l’idea del sacro».
Oltre alle grandi stampe, La Galleria Umberto Benappi ha deciso con l’artista di realizzare un portfolio con cinque fotografie in formato più piccolo, in un’edizione di 50 esemplari. Un ottimo modo per iniziare a collezionare.
Paolo Pellegrin, «Veduta aerea da velivolo Nasa P3 su Larsen C Gravity-Antartide 2017». Courtesy l’artista e Galleria Benappi
Paolo Pellegrin, «Veduta aerea da velivolo Nasa P3 su Seelye Loop South-Antartide 2017». Courtesy l’artista e Galleria Benappi