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Visitatori partecipanti al percorso «Il labirinto delle metamorfosi» a Palazzo Te, Mantova

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Visitatori partecipanti al percorso «Il labirinto delle metamorfosi» a Palazzo Te, Mantova

Invito nel «Labirinto delle metamorfosi» a Mantova

Attraverso un’installazione sonora e visiva, un apposito itinerario a Palazzo Te evidenzia il filo narrativo che unisce le antiche «favole» di Ovidio e Apuleio. E guida i visitatori a scoprire i significati, spesso cifrati, celati negli affreschi di Giulio Romano

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Fu durante una cavalcata con Giulio Romano all’amata isola del Te (prima, Tejeto), che sorgeva nel quarto lago, poi prosciugato, del Mincio che Federico II Gonzaga, nell’autunno del 1524, chiese al grande artista appena giunto a Mantova da Roma di ristrutturare le scuderie erette dal padre Francesco II, per «accomodare un poco di luogo da potervi andare e ridurvisi talvolta a desinare, o a cena per ispasso» (Vasari, 1568). Voleva una villa di delizia dove riposarsi in «onesto ozio» (ma anche dove vivere l’amore con Isabella Boschetti), che fosse degna del suo rango e delle tradizioni collezionistiche della sua coltissima famiglia. Le aspettative erano alte, eppure restò sbalordito quando Giulio Romano gli mostrò il suo progetto, che avrebbe fatto di Palazzo Te una delle residenze signorili «di campagna» più belle al mondo.

Magnifico all’esterno, Palazzo Te (1525-35) era strabiliante all’interno per gli affreschi di Giulio, che volle fare di quelle sale un’antologia dei miti più appassionanti della classicità, attingendo alle Metamorfosi di Ovidio e all’Asino d’oro (Le Metamorfosi) di Apuleio e reinterpretandoli da par suo.

La Fondazione Palazzo Te, con Banca Agricola Mantovana e Mantova Città d’Arte e di Cultura, ha perciò voluto comporre l’itinerario «Il labirinto delle metamorfosi» per mettere in evidenza il filo narrativo delle metamorfosi, che unisce le antiche «favole» raccontate nel palazzo attraverso un’installazione sonora e visiva che guida i visitatori a scoprire i significati, spesso cifrati, celati in tante di quelle composizioni.

Il nuovo percorso esordisce perciò nella Camera di Ovidio, la prima dell’appartamento privato, e prosegue nella Loggia delle Muse, dove si esplicita la vocazione di Palazzo Te di essere il luogo delle arti. Nella celebre Sala dei Cavalli la bellezza di quei destrieri così amati dai Gonzaga (due sono nominati: «Morel favorito» e «Dario») può mettere in ombra i finti bassorilievi con le «Fatiche di Ercole», ora invece evidenziati, mentre la fastosa Camera di Amore e Psiche è un unico, grandioso racconto figurato in cui le fonti di Ovidio e Apuleio s’intrecciano con un tema tratto dalla Vita di Alessandro di Plutarco. E così è nelle sale successive, dove ci s’imbatte in Fetonte caduto dal cielo (da Ovidio), per culminare nella vertigine visiva regalata dalla Camera dei Giganti e proseguire nel Giardino segreto, dove va in scena la Maga Alcina (dall’Orlando Furioso di Ariosto) con i suoi sortilegi.

Alla gioia dello sguardo si unisce così quella della scoperta di una cultura oggi quasi perduta, o sepolta in fondo alla memoria, che invece qui viene rivivificata con tutti i messaggi universali di cui è portatrice. Perché, come suggerisce Stefano Baia Curioni, direttore di Fondazione Palazzo Te, «pensare alla metamorfosi oggi, in un tempo di cambiamenti così rapidi, drammatici, spesso incontrollabili, non significa solo chiederci che cosa e come dobbiamo cambiare, come individui e come comunità; significa piuttosto chiederci come affrontare l’esperienza di un cambiamento, di una instabilità, che si presentano come condizioni permanenti e inevitabili della contemporaneità». A corredo della mostra, e in attesa della mostra autunnale («Il labirinto di Picasso. Poesia, salvezza e metamorfosi», dal 5 settembre 2024 al 6 gennaio 2025, a cura di Annie Cohen-Solal), è stato composto con istituzioni e artisti del territorio un calendario di attività multidisciplinari, pubblicato sul sito.

Ada Masoero, 08 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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Invito nel «Labirinto delle metamorfosi» a Mantova | Ada Masoero

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