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Il «Volto Santo» prima del restauro

Photo: Luca Lupi

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Il «Volto Santo» prima del restauro

Photo: Luca Lupi

Il 13 settembre il «Volto Santo» tornerà visibile nella sua bellissima policromia

Il restauro ha riportato in luce sotto una ridipintura scura i vivaci colori di una delle icone più celebri e venerate nel Medioevo in quanto ritenuta il ritratto di Cristo, da oltre mille anni nella Cattedrale di Lucca

Si sta concludendo il restauro del «Volto Santo», nome attribuito per tradizione al monumentale Crocifisso ligneo altomediovale (datato al IX secolo è una delle più antiche sculture lignee dell’Occidente) conservato nella Cattedrale di San Martino, a Lucca, perché ritenuto essere il veridico ritratto del Salvatore scolpito dal discepolo Nicodemo con l’aiuto divino.

Avviato nel dicembre 2022 a seguito di un’accurata campagna di indagini, l’intervento è stato sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e diretto dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze d’intesa con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per province di Lucca e Massa Carrara. Dopo il risanamento delle parti lignee e l’inserimento di piccoli tasselli per ridare continuità materica al manufatto garantendo maggior omogeneità e tenuta alle sollecitazioni, il Cristo sarà ricollocato sulla croce grazie a un sistema di sostegno che ne renderà l’unione più stabile in rinforzo dei perni originali, mantenuti nella loro integrità.

Una volta asportati gli ultimi residui dello strato superficiale scuro che ricopriva interamente la scultura e integrate piccole lacune di colore, è ritornata in luce la cromia che l’ha caratterizzata nei secoli passati. Dal 13 settembre, in attesa che si concludano i lavori all’interno del Tempietto che da secoli lo ospita, il «Volto santo» sarà presentato in una situazione inedita e sarà possibile per qualche mese ammirarlo da una visione ravvicinata.

Le indagini avevano rivelato come la decorazione originaria, stesa su una preparazione a gesso e colla, fosse a fasce alternate di colore rosso (cinabro), blu (lapislazzuli) e porpora (lacca rossa), alcune impreziosite di motivi decorativi in bianco e blu. Tuttavia, già nelle prime rappresentazioni in epoca trecentesca, il Cristo appare di colore blu più uniforme, a causa della copertura di azzurrite, con strati ripetuti nei secoli. Occultate dallo strato superficiale scuro che caratterizzava la scultura erano anche le tracce molto deteriorate delle lettere «Alfa» e «Omega», simbolo cristologico ritrovato sul braccio verticale della croce e presenti anche sullo strato più antico di azzurrite, realizzate in questo caso in foglia d’oro e conservatasi in buone condizioni.

Le scoperte del restauro chiariscono il significato teologico dell’opera: l’iconografia di Cristo Trionfante si trasforma da strumento di morte in Resurrezione nel Trono della Grazia. Infatti, il nimbo, semicerchio gigliato, attributo iconografico fondamentale del «Volto Santo», va ritrovando un aspetto sfolgorante che circonfonde di luce la scultura.

Ancora in corso di restauro il Tempietto di Matteo Civitali che dal 1484 custodisce la venerata immagine: movimentando il Crocifisso sono stati infatti scoperti lacerti di pittura murale, partiture geometrizzanti, ispirati ai decori dei tessuti. Questa decorazione risulta applicata a una struttura muraria di conci lapidei sicuramente riferibile all’originaria cappella, più antica, mentre alcuni lacerti pittorici rinvenuti sul tamburo e sulla parte bassa della volta sarebbero tracce della decorazione pittorica rinascimentale voluta da Civitali. Tra gli arredi del tempietto è stata ultimata la pulitura della colomba argentea, riscoprendone la data di esecuzione, 1817 e la firma dell’orafo, ma anche quella dei lampadari d’argento e degli angeli di bronzo di Augusto Passaglia (1919).

Laura Lombardi, 26 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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Il 13 settembre il «Volto Santo» tornerà visibile nella sua bellissima policromia | Laura Lombardi

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