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In principio, nel 1998, ci fu la «Fonte delle Fate» di Poggibonsi, una fontana pubblica della seconda metà del Duecento dietro la cui facciata, forata da sei arcate a sesto acuto, «riposano» nel bacino d’acqua, rannicchiati in posizione fetale, alcuni «Dormienti» di Mimmo Paladino (1948) con altre sue sculture raffiguranti coccodrilli, riuniti in un’installazione su invito della Galleria Continua.
Nel 2000 fu la volta dei sotterranei della Roundhouse di Londra, celebre teatro e sala concerto in cui sono passati tutti i miti della musica pop, oltre al Living Theatre, a Peter Brook, a Lindsay Kemp e altri ancora. Qui, all’opera di Paladino si aggiunse la musica di Brian Eno, artista che, come Paladino, lavora sull’iterazione di moduli variamente ripetuti.
A vent’anni da allora, l’installazione dei «Dormienti» (ma senza i coccodrilli) va in scena fino al 30 aprile, nel grande open space che si apre al piano terreno di Cardi Gallery di Milano, in un suggestivo allestimento curato dallo stesso Paladino, che ha voluto riproporre anche le sculture sonore ideate da Brian Eno per la mostra di Londra.
Come se si trattasse di una diversa esecuzione dello stesso brano musicale, l’installazione che ne scaturisce è nuova, diversa da quella londinese perché ripensata da Paladino per questi spazi. Le 32 figure di terracotta si ripetono con un ritmo consonante con quello musicale mostrando però, al tempo stesso, continui scarti formali, a dispetto del fatto che ognuna di esse sia composta di parti di terracotta tratte dalla stessa matrice.
Figure immote nate nella mente di Paladino non guardando ai calchi di gesso dei morti di Pompei, come si potrebbe pensare, bensì, spiega l’artista, ai non meno drammatici disegni tracciati durante la guerra da Henry Moore nei rifugi antiaerei (spesso ricavati nelle gallerie della metropolitana) dove la popolazione si ammassava durante i bombardamenti.
Al piano superiore, invece, è allestito, come una monumentale quadreria antica, un ciclo inedito di disegni realizzati da Paladino nel 2020.

L’installazione «I Dormienti» (1998-2021). Foto Carlo Vannini
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