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Diana Scultori, il bulino dei «Gemelli», 1577

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Diana Scultori, il bulino dei «Gemelli», 1577

L’intaglio stupefacente di Diana Scultori

Maestra dell’incisione e pioniera dell’emancipazione femminile, l’artista mantovana è protagonista di una mostra a Palazzo Ducale di Mantova

Non solo Diana Scultori (Mantova, 1547 ca-Roma, 1612) è stata una maestra dell’incisione, ma è stata anche una pioniera dell’emancipazione femminile: prima donna a praticare, con successo, l’incisione artistica; prima donna a ottenere un «privilegio pontificio», ossia l’autorizzazione a firmare le opere e vedersi riconosciuto il copyright; prima a entrare, nel 1580 a Roma, nella congregazione fieramente maschile dei Virtuosi al Pantheon. Quando rimase vedova (di Francesco Capriani, architetto di Gregorio XIII, di cui incise e tramandò le invenzioni architettoniche) sposò, anche in questo caso costituendo un’eccezione, un giovane collaboratore del marito. 

Figlia d’arte (dell’incisore Giovan Battista Scultori, allievo e collaboratore di Giulio Romano a Mantova) e «sorella d’arte» (il fratello Adamo fu anch’egli incisore) ma fiera artefice della propria fortuna, Diana è la protagonista della mostra «Diana Scultori, “intagliatrice rara”. Un’artista tra Mantova e Roma nel Cinquecento», curata per Palazzo Ducale di Mantova dal direttore Stefano L’Occaso con la collaborazione di Giulia Marocchi e Silvia Merigo, presentata dall’11 ottobre all’11 gennaio 2026 nell’Appartamento della Rustica, dove, con Giulio Romano, lavorò anche suo padre Giovan Battista. Anche a lui è stata dedicata, nel 2024, una mostra in Palazzo Ducale, «all’interno, ci spiega L’Occaso, del progetto di recupero della collezione di stampe del nostro museo, della campagna di acquisizioni e della rivalutazione dell’intera scuola incisoria mantovana del ’500, di cui Giorgio Ghisi, allievo di Scultori padre, fu una figura di fama internazionale ma che ebbe tanti altri esponenti di grande qualità, proprio come Diana». A decretarne la fortuna, continua Stefano L’Occaso, «fu Giorgio Vasari che la conobbe nel 1566 (lei non era nemmeno ventenne) quando passò a Mantova. Vasari avrebbe scritto di essere “restato stupefatto” dal suo “intaglio” e quel giudizio dovette giovarle quando, dopo il matrimonio, si trasferì a Roma, città allora affollatissima di grandi artisti ma dove lei seppe ugualmente imporsi. Diana aveva esordito con la grafica di traduzione: in mostra ci sono, tra le altre, il “Cristo e l’adultera” da Giulio Romano, dedicato a Eleonora d’Austria, moglie di Guglielmo Gonzaga, “Le nozze di Amore e Psiche” e “Il corteo di cavalieri”, entrambe da affreschi di Palazzo Te ed entrambe di dimensioni eccezionali. A Roma guarderà a Michelangelo e all’antico (fra gli altri, abbiamo lo “Spinario” e il “Toro Farnese”), ma lavorerà anche con artisti contemporanei, come Federico Zuccari o l’allora molto reputato Raffaellino da Reggio. Ma, come suggerì Evelina Borea, Diana fu anche la prima artista a incidere soggetti di maestri del ’400, precedenti alla “Maniera moderna” vasariana, da Luca Signorelli a Domenico Ghirlandaio, con un’operazione culturale molto innovativa». 

Da un disegno di Raffaellino da Reggio è tratto il bulino dei «Gemelli» o «Gemini» (1577) con i corpi «intercambiabili» dei due putti, che possono essere letti in orizzontale o in verticale: «Un tema praticato sin dal Medioevo, spiega L’Occaso, ma che conobbe nuova fortuna nella Roma del tardo ’500 e che fu immediatamente intercettato da Diana, in cerca evidentemente di soggetti che potessero avere un potenziale commerciale». Quanto ai progetti di Palazzo Ducale, ci anticipa il direttore, «nel 2026, a 400 anni dalla morte, dedicheremo una mostra a Ferdinando Gonzaga, committente, non va dimenticato, di maestri come Guido Reni, Domenico Fetti, Alessandro Algardi, e nel 2027 avremo una mostra sui giochi delle corti rinascimentali, che oltre a presentare opere e oggetti relativi a essi, coinvolgerà il pubblico, inducendolo a impegnarsi in quegli stessi giochi».

Diana Scultori, «La Sacra Famiglia», 1577, Mantova, Palazzo Ducale. Stampa derivata deriva dal dipinto noto come «Madonna della Cesta» del Correggio

Ada Masoero, 08 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

L’intaglio stupefacente di Diana Scultori | Ada Masoero

L’intaglio stupefacente di Diana Scultori | Ada Masoero