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Michela Moro
Leggi i suoi articoliLa mappatura italiana delle case d’asta di «Il Giornale dell’Arte». Per questa stagione sono stati richiesti i dati semestrali a cinquanta «testate» cui han fatto seguito 27 risposte, cinque in più del 2018. Nella costante diversità di modus operandi e generi, la somma dei risultati, per quanto imperfetta, supera i 160 milioni di euro, con l’ovvia soddisfazione di chi ha incrementato i propri fatturati. Come sempre il dipartimento più attivo in quasi tutte le case d’aste è quello dell’arte moderna e contemporanea, ma a seguire si evincono le peculiarità di ognuno, considerando anche le diverse aree geografiche di provenienza. Bene gioielli, design, automotive. Il contributo esponenziale delle vendite online è ormai un fatto assodato. Ecco le voci dei protagonisti.
BLINDARTE
Fatturato primo semestre 2019: 2.200.000 euro
Top lot
1. Emilio Vedova, «Ciclo B-7-(1983)», 1983, 225.275 €
2. Marino Marini, «Piccolo giocoliere», 1953, 166.025 €
3. Enrico Baj, «Personaggio», 1955, 47.120 €
Memmo Grilli riflette sui 2,2 milioni di euro incassati per Blindarte (Napoli e Milano). «Siamo molto soddisfatti per l’esito delle aste che confermano un buon momento del mercato. Continuano a lievitare i prezzi degli artisti storicizzati (soprattutto italiani), che si confermano un ottimo investimento anche per i compratori internazionali. Per quegli artisti di qualità i cui prezzi sono rimasti stabili, o in apparente flessione, si tratta probabilmente di un momento di riassestamento del sistema, che in genere rappresenta un segnale di acquisto, prima di un prossimo rialzo».

Da sinistra, «Personaggio», di Enrico Baj, e «Piccolo giocoliere» di Marino Marini
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