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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliCon «Anni Albers. Constructing Textiles» lo Zentrum Paul Klee (Zpk) di Berna focalizza la sua attenzione su una delle più celebri e creative esponenti del Bauhaus, cuore pulsante del Razionalismo europeo in cui la giovane Anni Albers (1899-1994) cominciò a interessarsi a quella Fiber Art, di cui divenne poi fondamentale pioniera. A curare la mostra, allestita dal 7 novembre al 22 febbraio 2026, sono Fabienne Eggelhöfer per il centro bernese e Brenda Danilowitz per la Josef and Anni Albers Foundation (Jaaf) di Bethany (Connecticut), di cui è capocuratrice e grazie alla cui collaborazione, insieme al Belvedere di Vienna (dove la mostra si trasferirà dal 30 aprile al 16 agosto 2026), la mostra è realizzata. Allo scopo di presentare un’ampia rassegna dell’opera di Albers, estesa su sette decenni del XX secolo, dai primi anni Venti alla fine degli anni Ottanta, sono esposti oltre 180 tessuti, opere su carta e materiali d’archivio provenienti dalla Jaaf e da altri 26 importanti musei tra cui il MoMA e il Metropolitan di New York, la National Gallery di Washington DC, l’Art Museum di Baltimora, il Bauhaus Archiv di Berlino e il Museum für Gestaltung di Zurigo, oltre che da collezioni private europee e statunitensi. Abbiamo intervistato Fabienne Eggelhöfer.
Com’è nata l’idea della mostra?
Nel 2014 mi sono recata per la prima volta in Connecticut alla Jaaf e ho potuto vedere opere di Anni Albers che prima non conoscevo. Come spesso accade, i progetti ambiziosi hanno bisogno di tempo per crescere. Negli ultimi anni gli scambi con gli esperti della fondazione, e in particolare con Brenda Danilowitz, si sono intensificati, consentendoci di sviluppare insieme un progetto espositivo concentrato su un aspetto non ancora trattato. Questa mostra è infatti la prima a esaminare le collaborazioni di Albers con importanti progettisti del XX secolo, svelando il suo approccio inventivo e sperimentale a una serie di commissioni impegnative, per le quali ha creato soluzioni uniche e specifiche.
Anni Albers con «Scroll» (1962), 1965. Photo: New Haven Register. © 2025 The Josef and Anni Albers Foundation/ProLitteris, Zurich
Qual è stato il contributo di Anni Albers al Bauhaus e, più in generale, al Razionalismo europeo?
Al Bauhaus Albers imparò a sperimentare nuovi materiali, a inventare nuove tecniche e a considerare i tessuti parte integrante dell’architettura. Dimostrò per la prima volta la sua acuta visione nel 1929, grazie a un incarico ricevuto dal direttore e architetto del Bauhaus Hannes Meyer. Il suo progetto per un materiale di rivestimento murale, grazie al quale conseguì il diploma al Bauhaus, risolse le carenze architettoniche dovute all’acustica insoddisfacente e all’atmosfera cupa dell’ampio auditorium della nuova Bundesschule des Adgb (Scuola Federale della Confederazione Generale dei Sindacati Tedeschi), che Hannes Meyer e il suo socio Hans Wittwer avevano progettato a Bernau, vicino a Berlino. Albers avrebbe parlato di questo lavoro come di uno dei primi apici della sua progettazione in ambito architettonico: «Un materiale che rifletteva la luce era qualcosa di completamente nuovo a quei tempi, così come un materiale fonoassorbente con una superficie chiara. Si trattava quindi di un tipo di ingegneria tessile piuttosto intrigante». Si trattava inoltre di un materiale che seguiva i principi dell’economicità: era antipolvere, facile da pulire e non lasciava segni. Questa collaborazione è un ottimo esempio dell’idea del Bauhaus secondo cui tutti, designer e artigiani, avrebbero dovuto collaborare al progetto architettonico. Un altro concetto importante, e oggi di grande attualità, che Anni Albers iniziò a formulare fu quello dell’«efficienza». Materiali e design devono essere efficienti ed economici, quindi sostenibili. La sua filosofia progettuale si sviluppò poi nel dopoguerra come aperta critica al consumismo.
Quale fu il rapporto tra Anni Albers e Klee?
Albers frequentò solo poche lezioni di Klee, ma successivamente lei e il marito Josef strinsero amicizia con lui e la moglie Lily, scambiandosi numerose lettere dopo la chiusura del Bauhaus nel 1933. Anni Albers espresse ripetutamente la sua ammirazione per l’opera di Klee, tanto da definirlo «mio dio». Era però meno convinta delle sue capacità didattiche: «Ammiro molto Klee. Ma quello che ho Imparato, l’ho imparato dai suoi dipinti, perché come insegnante non era molto efficace». Sicuramente imparò da lui l’importanza del processo. Anni Albers fu sempre interessata a sviluppare nuovi tessuti studiando materiali e processi, senza cioè pianificare in anticipo un determinato prodotto. La colpì molto l’affermazione di Klee secondo cui i prodotti tessili sono «oggetti di servizio», che Albers interpretò come «monito a non realizzare tessuti a sé stanti, ma che assumessero un posto appropriato nell’ambiente circostante».
Anni Albers si dedicò al tessile per sua scelta o perché era considerato un campo femminile, in un’epoca in cui arte e architettura non erano considerati ambiti adatti alle donne?
Al Bauhaus, le studentesse erano quasi costrette a entrare nel laboratorio di tessitura. Sebbene non fosse la sua prima scelta, Anni Albers scoprì rapidamente il potenziale della tessitura e ben presto sviluppò tessuti per contesti specifici in collaborazione con gli architetti. In mostra presentiamo infatti grandi fotografie che ritraggono i contesti architettonici per i quali Albers ha progettato soluzioni specifiche, come arazzi, divisori, tendaggi, coperture per la Torah di una sinagoga, tappeti e copriletti per i dormitori di uno studentato.
In un’epoca di grande riscoperta dell’arte tessile, quanto rimane attuale la lezione di Anni Albers?
Ha capito che il design è molto più dell’«aspetto esteriore», che dovrebbe abbinare estetica e praticità e che il processo di progettazione implica un rapporto di problem-solving, di dare-avere tra artista e materiale. La sua sfida è stata, nelle sue stesse parole, «aggirare il “no” dei materiali con il “sì” di una soluzione inventiva». Penso che anche il suo approccio sperimentale nell’utilizzare materiali nuovi e insoliti sia oggi molto importante.
Olan Sanctuary, Tempel Emanu-El, Dallas, Texas, completato nel 1957, con pannelli dell’Arca di Anni Albers, vetrate di György Kepes. © 2025 The Josef and Anni Albers Foundation/ProLitteris, Zurich. © György Kepes Estate (Imre Kepes and Juliet Kepes Stone)