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Mario Torelli a Roma nel 2012

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Mario Torelli a Roma nel 2012

Il mestiere dell’archeologo | Mario Torelli

Con Giuseppe M. Della Fina ripercorriamo traguardi e insuccessi di alcuni archeologi che dalla metà dell’Ottocento ad oggi hanno lasciato un diario, un’autobiografia o semplici appunti di ricordi, contribuendo allo sviluppo dell’archeologia come scienza storica

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Giuseppe M. Della Fina

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«Per il carattere profondamente innovatore dei suoi studi in tutti i principali ambiti della cultura antica», così recitano le prime righe della motivazione con cui venne conferito il Premio Balzan a Mario Torelli (Roma, 1937-Scicli, 2020) nel 2014.

Il prestigioso riconoscimento giungeva quasi al termine di una carriera che aveva visto l’archeologo attivo in università italiane e straniere. Proviamo a ripercorrerne i percorsi di studio e ricerca.

Si era laureato a Roma, dove era nato nel 1937, in Lettere (indirizzo classico) con Massimo Pallottino discutendo una tesi su Falerii. Negli anni universitari aveva avuto modo d’incontrare Ranuccio Bianchi Bandinelli, che, come ha affermato in più occasioni, divenne un modello di riferimento per lui.

Subito dopo la laurea (1960), si era iscritto alla Scuola Nazionale di Archeologia, dove ebbe modo di seguire le lezioni dell’epigrafista Attilio Degrassi. In proposito ha affermato che la grande dottrina e l’immensa umanità del maestro costituirono una svolta nella sua formazione facendogli comprendere: «che il nostro lavoro di archeologo può trovare la giusta dimensione solo confrontandosi con storici veri».

Nel 1964, a 26 anni, vinto il concorso, prese servizio come Ispettore presso l’allora Soprintendenza alle Antichità dell’Etruria meridionale. Qui rimase per cinque anni. Nel 1969 avvenne il passaggio al mondo universitario con la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana presso l’Università di Cagliari e quindi, dal 1975, nell’Università di Perugia dove ha ricoperto numerosi ruoli tra i quali quelli di direttore dell’Istituto di Archeologia e poi dell’Istituto di Studi Comparati sulle Società Antiche. Sempre presso l’Ateneo perugino ha presieduto il Centro di Eccellenza per la Diagnostica dei Beni Culturali.

Nei decenni è stato visiting professor in numerose università europee e statunitensi e ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università di Tübingen (Germania) e di Jaén (Spagna). Accademico dei Lincei, ha preso parte all’attività di prestigiosi istituti culturali italiani e stranieri.

Il suo impegno è andato contemporaneamente verso la progettazione e la realizzazione di mostre importanti, in proposito vanno ricordate, almeno, «Gli Etruschi» allestita negli spazi di Palazzo Grassi a Venezia (26 novembre 2000-1 luglio 2001) ed «Etruschi. Le antiche metropoli del Lazio» (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 21 ottobre 2008-6 gennaio 2009). Ha seguito da vicino due riviste scientifiche: «Dialoghi di Archeologia», ereditata da Bianchi Bandinelli insieme ad altri tre studiosi, e «Ostraka» fondata nel 1991.

Tra le sue numerose pubblicazioni che toccano popoli e culture diverse del mondo classico si possono citare almeno i volumi L’arte dell’antichità classica. Etruria-Roma, firmato insieme a Bianchi Bandinelli (Utet 1976), Storia dell’urbanistica. Il mondo greco pubblicato assieme a Emanuele Greco (Laterza, 1983), e Storia dell’urbanistica. Il mondo romano scritto con Pierre Gros (Laterza (2007). Inoltre non si possono trascurare Storia degli Etruschi (Laterza 1981), Dei e artigiani. Archeologie delle colonie greche d’Occidente (Laterza 2011) e La forza della tradizione. Etruria e Roma: continuità e discontinuità agli albori della storia (Longanesi 2011).

Ha diretto scavi in Magna Grecia e in Etruria e, in particolare, va ricordato quello di un importante santuario a Gravisca, nell’area dell’antico porto di Tarquinia, che ha portato una luce nuova sui contatti tra mondo greco ed etrusco. Nella sua vasta produzione scientifica vi sono due filoni ricorrenti: lo studio delle strutture sociali e dell’economia greca, etrusca e romana e il ruolo di «ideologia dominante» della religione nel mondo antico.

Il ritratto di Mario Torelli, scomparso nel 2020, chiude la serie «Il mestiere dell’archeologo» e allora appare interessante richiamare una sua osservazione pronunciata nel discorso tenuto in occasione del conferimento del premio richiamato in apertura: «Due cose mi appaiono fondamentali nella vita e nel lavoro di un archeologo: i maestri e la fortuna».

 

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Giuseppe M. Della Fina, 15 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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