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Tefaf 2025 a Maastricht

Courtesy of Tefaf. Photo: Loraine Bodewes

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Tefaf 2025 a Maastricht

Courtesy of Tefaf. Photo: Loraine Bodewes

Il mercato in discesa: -6,2% secondo ArtTactic

Nel primo semestre 2025: meno capolavori in vendita, più garanzie, e un mercato che premia la prudenza. Crescono i maestri antichi, rallenta l’arte contemporanea

Margherita Panaciciu

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Secondo l’ultimo report pubblicato da ArtTactic questa settimana, le vendite all’asta globali nella prima metà del 2025 sono diminuite del 6,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nonostante questo calo, che rappresenta il secondo peggior risultato degli ultimi dieci anni, il numero di lotti venduti è aumentato dell’1,3%, segno che il mercato non si è fermato, ma si è piuttosto ristrutturato intorno a logiche più prudenti. Le tre principali case d’asta internazionali – Christie’s, Sotheby’s e Phillips – hanno contenuto le perdite grazie a un’attenta gestione dell’offerta e a strategie mirate, come l’uso massiccio di garanzie. Secondo Lindsay Dewar, direttrice operativa di ArtTactic, il rallentamento è dovuto soprattutto a fattori come i dazi e una generale incertezza macroeconomica, che rendono i venditori più riluttanti a immettere sul mercato opere di alto profilo.

Il segmento più colpito è stato quello dell’arte contemporanea e del dopoguerra, in calo del 19,3% a 1,22 miliardi di dollari. L’assenza di capolavori in asta ha avuto un impatto diretto: tra i casi emblematici, il ritiro di opere importanti come «Big Electric Chair» di Andy Warhol e un busto di Giacometti, rimaste invendute a maggio. In situazioni di mercato incerte, ha spiegato Dewar, i proprietari preferiscono trattenere le opere più prestigiose piuttosto che rischiare risultati deludenti.

Le vendite di arte impressionista e moderna hanno registrato una flessione più contenuta, pari al 7,7%, segno di una domanda ancora presente ma più cauta. Secondo ArtTactic, i collezionisti tendono a preferire nomi consolidati con mercati stabili, privilegiando la sicurezza alla speculazione. I beni di lusso sono rimasti sostanzialmente invariati (-0,5%), mentre si è osservata una crescita significativa per le arti decorative, il design (+20,4%) e, in particolare, per gli Old Masters, che hanno registrato un incremento del 35,6%, trainati da vendite record come il Canaletto aggiudicato a Londra per oltre 43 milioni di dollari.

Un elemento centrale del report è l’analisi del ruolo sempre più dominante delle garanzie. Nelle aste serali di New York, Londra e Hong Kong, il 72,9% delle opere contemporanee e del dopoguerra è stato venduto con garanzia, la percentuale più alta dal 2016. La quasi totalità di queste (96% in valore) sono state garantite da terze parti, riducendo significativamente il rischio per le case d’asta. Sebbene molti considerino l’uso diffuso delle garanzie un segno di fiducia, Dewar sottolinea come si tratti piuttosto di un’indicazione dell’avversione al rischio che domina il mercato attuale. In effetti, molti dei lotti garantiti vengono di fatto venduti prima ancora dell’asta, rendendo la vendita più simile a una transazione privata che a una competizione pubblica. Al contrario, i lotti non garantiti hanno mostrato un tasso di crescita annuale composto (CAGR) molto più alto: 36,4% contro il 4,6% dei lotti garantiti. Questa discrepanza suggerisce che, in alcuni casi, l’assenza di garanzia può attrarre offerte più competitive (la presenza di una garanzia può esercitare un effetto calmierante sul prezzo finale). Tuttavia, l’incertezza legata ai lotti non garantiti rimane alta, come dimostra l’invenduto di opere come il busto di Giacometti, valutato 70 milioni di dollari.

Il report segnala anche un cambiamento nella geografia e nella stagionalità delle vendite. Le aste estive, un tempo fondamentali, sono state ridimensionate, con Christie’s che ha evitato del tutto le aste serali e le altre case che hanno registrato risultati contenuti. Questo potrebbe indicare un’intenzione strategica di posticipare l’offerta più forte all’autunno. Inoltre, le aste online hanno mostrato dinamiche contrastanti: -10% in valore, ma +12,9% nel numero di lotti venduti. Questa evoluzione riflette una maggiore familiarità con il digitale da parte degli acquirenti, che dopo la pandemia si sentono sempre più a proprio agio a concludere transazioni anche di grande entità online. Per la seconda metà del 2025, Dewar prevede un ruolo ancora più centrale per le garanzie, viste sia come meccanismo di protezione che come strumento di marketing. Il loro utilizzo potrebbe trasformarsi da misura difensiva a segnale di fiducia e qualità. Con una percentuale così alta di opere garantite, diventa naturale chiedersi perché alcune non lo siano: si tratta di capolavori talmente forti da non averne bisogno, o, al contrario, nessuno ha voluto correrne il rischio?

 

 

Margherita Panaciciu, 17 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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