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Cecilia Paccagnella
Leggi i suoi articoliAvignone conserverà una traccia permanente dell’universo poetico di Jean-Michel Othoniel (Saint-Étienne, 1964) anche dopo la conclusione di «Cosmos ou les Fantômes de l’amour», la grande esposizione che per sei mesi ha trasformato la città in un teatro diffuso di vetro e colore. Al termine del progetto, che si chiuderà il 6 gennaio, l’artista ha infatti annunciato che lascerà alla città due opere realizzate per l’occasione, suggellando un dialogo duraturo con il patrimonio storico locale.
Una delle due, «Wonder Blocks», si impone nello spazio pubblico: sei blocchi di mattoni incastonati nelle nicchie della facciata seicentesca del museo lapidario, l’antica chiesa dei Gesuiti oggi annessa al museo Calvet. Le sculture, visibili dalla centrale e affollata rue de la République, evocano altari e stele funerarie antiche, instaurando un confronto diretto tra archeologia, architettura e linguaggio contemporaneo. La seconda opera, «Fontaine des délices», interviene invece su una fontana commissionata nel 1345 da Clemente VI nei giardini del Palazzo dei Papi: un’installazione in vetro soffiato di Murano e bronzo dorato che innesta una dimensione sensuale e luminosa su un dispositivo storico.
Come riportato su «Le Figaro», la doppia donazione, approvata all’unanimità dal consiglio comunale, è stata accolta con entusiasmo dalla sindaca Cécile Helle, che ha sottolineato il valore aggiunto per la città e il suo patrimonio. L’intero progetto nasceva dalla volontà di celebrare i 25 anni di Avignone Capitale europea della cultura e i 30 anni dall’iscrizione nella lista del Patrimonio mondiale Unesco. Othoniel aveva risposto concependo non una costellazione di mostre autonome, ma un’unica narrazione declinata nei musei della città, dal museo di storia naturale alla Collection Lambert.
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