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Cecilia Paccagnella
Leggi i suoi articoliNel cuore di Kigali, in un quartiere animato da boutique, ristoranti e spazi creativi spesso definito la «Soho» della capitale, ha recentemente aperto il Gica-Gihanga Institute of Contemporary Art, il primo centro non profit del Ruanda dedicato all’arte contemporanea, alla cultura e alla storia del Paese. Più che una nuova istituzione, si propone come un’infrastruttura culturale capace di riequilibrare un ecosistema artistico finora marginalizzato rispetto a settori come tecnologia e sport, sostenuti da importanti partnership internazionali.
L’istituto nasce su iniziativa della curatrice e consulente Kami Gahiga, attiva tra Kigali e Londra e rappresentante Vip per i Paesi africani ad Art Basel, insieme all’artista ed educatrice Kaneza Schaal. Il progetto prende forma in un edificio concepito dall’architetto ruandese Amin Gafaranga come residenza privata e ripensato, dopo anni di dialogo, come spazio pubblico multidisciplinare: essenziale, intenzionale, arredato con mobili e oggetti prodotti localmente.
Accessibile e aperto alla città, il Gica comprende sale espositive, una biblioteca di consultazione, uno spazio per proiezioni, studi e una residenza per artisti e scrittori. Proprio la biblioteca, curata dall’artista e regista Christian Nyampeta, accoglie il visitatore come primo punto di accesso e costituisce il fulcro della mostra inaugurale «Inuma: A Bird Shall Carry the Voice» (fino al 19 marzo 2026), che riunisce sei artisti ruandesi: Kaneza Schaal, Sanaa Gateja, Francis Offman, Feline Ntabangana, Cedric Mizero e Innocent Nkurunziza. Il titolo, che include la parola «colomba» in kinyarwanda, allude a una poetica della discrezione e della trasmissione silenziosa del significato, cifra culturale profonda del Paese.
Sostenuto anche dalla newyorkese Mellon Foundation e da partner pubblici e privati ruandesi, il Gica rivendica un modello indipendente ma collaborativo, inserendosi in un più ampio movimento panafricano che punta a rafforzare le istituzioni culturali nel continente. Intitolato a Gihanga I, figura fondativa della storia ruandese, l’istituto ambisce a contribuire alla costruzione di una narrazione condivisa e a promuovere, attraverso l’arte, un’identità nazionale aperta e plurale.
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