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Gian Lorenzo Bernini, «Louis XIV», 1665 (particolare)

© Château de Versailles, C. Fouin

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Gian Lorenzo Bernini, «Louis XIV», 1665 (particolare)

© Château de Versailles, C. Fouin

Il diario di viaggio di Gian Lorenzo Bernini da Luigi XIV

Nella mostra alla Reggia di Versaille anche il busto del sovrano scolpito dal maestro italiano, il cui iter è stato minuziosamente descritto da Paul Fréart de Chantelou, erudito, influente collezionista e mecenate che l’accompagnò nel soggiorno parigino

Il busto di Luigi XIV scolpito nel marmo bianco da Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) nel 1665 e conservato alla Reggia di Versailles è al centro della mostra «Il genio e la maestà», allestita dal 2 giugno al 20 ottobre negli Appartamenti della Delfina. L’opera è esposta dal 1684 nel Salone di Diana, una delle stanze dei Grandi appartamenti del re, attualmente chiuso per restauri. 

Bernini arrivò a Parigi il 2 giugno 1665, invitato dal re su iniziativa del ministro Jean-Baptiste Colbert e con l’accordo di papa Alessandro VII, per realizzare i disegni della nuova facciata del Louvre (progetto architettonico poi accantonato), ma gli fu commissionato anche il ritratto di marmo del sovrano. L’opera è considerata dagli storici «il più grandioso ritratto barocco»: Luigi XIV vi è rappresentato con la testa alta, dritta, lo sguardo fiero, i lunghi ricci sulle spalle e un elegante mantello drappeggiato. Una visione idealizzata del potere assoluto del re, anche se non mancano tanti dettagli realistici. 

Il lavoro del Bernini è incredibilmente documentato, grazie al prezioso diario tenuto giorno per giorno da Paul Fréart de Chantelou, erudito, influente collezionista e mecenate, al quale Colbert chiese di accompagnare l’artista nel suo soggiorno parigino. Lo scultore si mise all’opera il 21 giugno. Chantelou descrisse il modo di procedere di Bernini, gli schizzi realizzati osservando il monarca alla sua scrivania, il modello in argilla presentato al re, la preparazione del marmo da parte di Giulio Cartari, l’assistente di Bernini, le sedute di posa, ben 13, che il re concesse allo scultore, come «favore eccezionale». Il lavoro si svolse nel Palais Mazarin, vicino al Louvre, talvolta in presenza di decine di cortigiani. Bernini lavorò con abnegazione, anche nei giorni di festa. Chantelou annotò le emozioni dello scultore, fornendo informazioni sulla sua personalità e sulla sua concezione dell’arte. Raccontò l’ammirazione del re per il lavoro di Bernini, le attenzioni che gli dimostrava, preoccupandosi per la sua salute e il necessario riposo. Il re era «pienamente consapevole dell’importanza dell’incontro con un tale genio e della reputazione che avrebbe potuto trarre da questo capolavoro», fa notare il conservatore e curatore Lionel Arsac. Il busto finito fu presentato al re il 5 ottobre. 

Attorno all’opera di Bernini (per la prima volta esposta all’altezza degli occhi del visitatore) sono state allestite due sezioni, in cui è presentato il contesto storico e artistico dell’epoca, con opere di suoi contemporanei come Jean Warin e Claude Lefebvre, ma anche altre sculture di Bernini in arrivo dalle collezioni italiane, tra cui il busto di Alessandro VII del Palazzo Chigi Zondadari di Siena. Dalle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma arriva il ritratto di Bernini dipinto verso il 1666 da Giovanni Battista Gaulli. 

Gian Lorenzo Bernini, «Louis XIV», 1665. © Château de Versailles, C. Fouin

Luana De Micco, 31 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Il diario di viaggio di Gian Lorenzo Bernini da Luigi XIV | Luana De Micco

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