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Marcello Maloberti, «CIELO», 2025.

Courtesy l'artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano - Albisola.

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Marcello Maloberti, «CIELO», 2025.

Courtesy l'artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano - Albisola.

Il «cielo» di Marcello Maloberti sul maxischermo di Genova

Dal 24 novembre 2025 al 24 gennaio 2026, dalle 17:00 alle 17:30, il maxischermo della Terrazza Colombo – Torre Piacentini a Genova ospita l’installazione luminosa «CIELO» di Marcello Maloberti. La parola appare capovolta, invitando lo spettatore a muoversi, inclinare la testa e scoprire nuovi punti di vista sulla città e sul cielo

Nicoletta Biglietti

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Un’immagine di quiete e vertigine insieme. La terra che, rovesciata, resta «immobile» e misteriosa. Così Marcello Maloberti capovolge il mondo, ma lo fa solo per mezz’ora al giorno, trasformando un gesto minimo in un’esperienza che cambia lo sguardo sulla città e il modo in cui lo spettatore percepisce lo spazio attorno a sé. Lo spazio urbano diventa così teatro e strumento di osservazione, e ogni dettaglio dell’ambiente circostante viene ridefinito dal gesto dell’artista, dall’architettura al cielo sopra la città. È «CIELO», l’installazione luminosa che ogni giorno, dalle 17:00 alle 17:30, occupa 128 m² del maxischermo della Terrazza Colombo – Torre Piacentini a Genova. La parola appare capovolta. Per leggerla occorre muoversi, inclinare la testa, cambiare prospettiva.

L’edificio stesso entra nel gioco della percezione e diventa parte integrante della scena, mentre la città si apre a una nuova visione, più sospesa, più attenta ai dettagli e alla relazione tra spazio e osservatore. L’installazione nasce dalla serie delle «Martellate», frasi tracciate a pennarello nero che Maloberti porta avanti da trent’anni, pubblicate da «Flash Art» nel 2019. In «CIELO» la parola diventa gesto e atto performativo, fragile e potente allo stesso tempo, sospesa tra visibile e invisibile, tra «la verticalità dell’edificio e la profondità del cielo». Invita chi guarda a fermarsi, osservare, ricalibrare la propria attenzione, confrontandosi con la città in un tempo breve ma intenso, in cui anche un piccolo gesto può modificare profondamente la percezione dello spazio urbano. Genova, città costruita sul limite tra terra e mare, diventa teatro naturale dell’opera. La parola illumina la città con una presenza capace di rinnovare continuamente il proprio significato. Il progetto, realizzato con la Galleria Raffaella Cortese e con il supporto tecnico della Terrazza Colombo, trasforma lo spazio urbano in laboratorio di luce e percezione, connettendo Liguria, Milano e Albisola, dove Maloberti è protagonista di due mostre parallele, e offrendo a cittadini e visitatori un’occasione concreta di interazione e osservazione dell’opera. Guardare il cielo è gesto antico, guida, soglia tra visibile e invisibile. Nell’antichità significava rivolgersi all’ignoto, pregare, interpretare la volontà degli dèi.

Con il tempo, lo stesso gesto è diventato strumento di orientamento: marinai, pastori e viaggiatori scrutavano le stelle per trovare la direzione da seguire. Maloberti riprende questo gesto e lo trasforma in «monumento/anti-monumento», in cui la parola capovolta diventa specchio urbano. La città si riflette nel cielo e il cielo risponde, mentre l’interazione invita a modificare il proprio punto di vista, a misurarsi con l’inversione dello spazio, in un dialogo che coinvolge architettura, luce e percezione del quotidiano. Dal «Socle du Monde» di Piero Manzoni ai ready-made di Marmcel Duchap, fino ai capovolgimenti di Georg Baselitz, l’inversione dello spazio e dello sguardo attraversa la storia dell’arte contemporanea come atto di sovversione della percezione. Ogni gesto di capovolgimento è sfida alla visione abituale, invito a riorientare lo sguardo e rompere le consuetudini visive. In questo contesto, l’omaggio più diretto è a Luciano Fabro, maestro di Maloberti all’Accademia di Brera, che a partire dal 1968 metteva a testa in giù la mappa dell’Italia. In Liguria, quella «scarsa lingua di terra che orla il mare», come definita dal poeta Camillo Sbarbaro, l’installazione appare come stella polare: punto di orientamento poetico e sensibile che apre uno spazio di riflessione tra ritmo della città e profondità del blu. Maloberti ribalta la prospettiva e trasforma il gesto in esperienza percettiva e simbolica, restituendo alla parola la sua densità e fragilità. La scritta diventa specchio della città, segnale visibile e invisibile insieme, traccia di presenza e di attesa. «CIELO» trasforma la luce in esperienza collettiva e il tempo in attimo unico, ricordando che anche pochi minuti possono cambiare lo sguardo, e una parola può ancora sorprendere e orientare.

Nicoletta Biglietti, 25 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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Il «cielo» di Marcello Maloberti sul maxischermo di Genova | Nicoletta Biglietti

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