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Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, «San Giorgio a cavallo», 1620 ca (particolare). Torino, Musei Reali

Crediti fotografici Fondazione Ccr La Venaria Reale

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Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, «San Giorgio a cavallo», 1620 ca (particolare). Torino, Musei Reali

Crediti fotografici Fondazione Ccr La Venaria Reale

Il «San Giorgio» e il «San Maurizio» di Moncalvo entrano nelle collezioni dei Musei Reali

Scampati alla distruzione ottocentesca della Chiesa dei Cappuccini di Chieri, intitolata a San Maurizio, e restaurati dal Centro Conservazione e Restauro «La Venaria Reale», saranno visibili al primo piano della Galleria Sabauda

Gaspare Melchiorri

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Da domani 11 settembre il percorso di visita dei Musei Reali di Torino si arricchisce di due oli su tela di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (1568-1625), significativo artista della cultura tardomanierista tra Piemonte e Lombardia (di cui nel 2025 si celebrano i 400 anni dalla morte), che saranno visibili al pubblico al primo piano della Galleria Sabauda.

Le due tele, «San Giorgio a cavallo» «San Maurizio a cavallo» (1620 ca), già dichiarate di interesse artistico e storico particolarmente importante in seguito al diniego della richiesta di esportazione, sono state ora restituite alla comunità grazie all’acquisizione a trattativa privata da parte della Direzione Generale Musei del Ministero della Cultura a favore delle collezioni dei Musei Reali-Galleria Sabauda.

Le opere provengono dalla Chiesa dei Cappuccini di Chieri intitolata a San Maurizio, distrutta all’inizio dell’Ottocento in seguito alle soppressioni napoleoniche. Un manoscritto settecentesco riporta con precisione l’arredo dell’edificio e descrive ai lati dell’altare maggiore «due quadri antichi di ottimo pennello, di S. Maurizio, e di S. Giorgio, vestiti alla militare con croce in petto montati su bei cavalli». Ai piedi di San Giorgio, patrono di Chieri, uno stemma bipartito rappresenta l’unione tra i Quarini di Chieri e i Ranotto di Torino, rimandando alla committenza del dipinto. Gli stretti rapporti di queste famiglie nobiliari con la corte torinese sono certamente alla base della scelta del Moncalvo per la realizzazione delle opere.

Guglielmo Caccia viene chiamato presso la capitale sabauda dal duca Carlo Emanuele I per partecipare alla decorazione della Grande Galleria che univa il Palazzo Ducale al Castello (attuale Palazzo Madama) e per altri prestigiosi cantieri di corte e la composizione dei due dipinti mostra interessanti affinità con i modelli collaudati in relazione al grande progetto decorativo perduto con ritratti equestri del duca di Savoia e dei suoi avi.

Le due tele si inseriscono all’interno del nucleo delle opere della Galleria Sabauda che testimonia la cultura figurativa piemontese e lombarda tardomanierista diffusasi a corte e vanno ad arricchire il corpus dei dipinti di Guglielmo Caccia, a cui è dedicata un’intera sala della Pinacoteca al primo piano di visita, e del quale si conservano anche alcuni disegni nel fondo della Biblioteca Reale.

Il restauro dei due dipinti è stato realizzato dal Centro Conservazione Restauro «La Venaria Reale» (Ccr), uno dei principali poli del restauro in Italia, che ha restituito loro una nuova luce, permettendo di apprezzare appieno le raffinate tecniche esecutive dell’artista. Accanto ai due dipinti, è presente anche il filmato realizzato dal Ccr per raccontare tutte le fasi del processo.

L’intervento ha rivelato che il San Maurizio presentava dimensioni maggiori, come evidenziato dall’analisi del bordo inferiore, con tracce del nome del santo e di uno stemma gentilizio non più leggibile. Il restauro ha garantito il recupero dell’uniformità della superficie della tela, permettendo di apprezzare nuovamente la tessitura della caratteristica armatura a losanghe (o «a diamantina») utilizzata dal pittore per conferire particolare matericità al dipinto.

La rimozione della vernice ingiallita e delle estese ridipinture ha consentito una lettura più chiara e fedele dell’opera, in particolare nei dettagli della battaglia della Legione Tebea sullo sfondo, dove la raffinatezza della tecnica è ora pienamente visibile.

La tela con il San Giorgio, invece, presentava segni di alterazioni dovute a precedenti restauri, che avevano modificato la cromia e l’aspetto del dipinto. L’intervento ha coinvolto anche un procedimento strutturale sul supporto tessile, la rimozione di vecchie ridipinture e il recupero di dettagli iconografici precedentemente non visibili, come l’orecchio sinistro del cavallo.

Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, «San Giorgio a cavallo», 1620 ca. Torino, Musei Reali. Crediti fotografici Fondazione Ccr La Venaria Reale

Gaspare Melchiorri, 10 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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Il «San Giorgio» e il «San Maurizio» di Moncalvo entrano nelle collezioni dei Musei Reali | Gaspare Melchiorri

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