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Anna Aglietta
Leggi i suoi articoliQuesta primavera, la fotografia la fa da padrone alle Gallerie d’Italia di Napoli, posizionandosi a pari merito con le altre forme di arte contemporanea, grazie a una nuova opportunità di creazione per giovani talenti: il Premio Paul Thorel.
Un’iniziativa congiunta delle Gallerie d’Italia e della Fondazione Paul Thorel, il premio vuole essere un osservatorio sulla scena creativa italiana, con un’attenzione particolare alle arti digitali e alla loro capacità di documentare il presente. Per questa prima edizione sono tre i progetti selezionati dalla giuria composta da critici e curatori di arte contemporanea. Durante l’inverno, i vincitori hanno potuto beneficiare di una residenza di creazione e ricerca, il cui risultato è attualmente in mostra nella sede partenopea delle Gallerie.
L’ambizione di valorizzare la fotografia come arte e come strumento per interpretare la realtà è evidente già dal titolo: «L’undicesima casa», infatti, rappresenta in astrologia la forza della collettività e la sua capacità di stimolare cambiamenti sociali. Ed è questo l’obiettivo dei tre artisti esposti, fino al 5 maggio, in un percorso curato da Sara Dolfi Agostini.
Si inizia con le fotografie di Lina Pallotta: gli scatti della fotografa italo-americana raccontano momenti quotidiani, intimi, di chi è ancora troppo spesso escluso da una società non abbastanza progressista. In collaborazione con l’Associazione Transessuale Napoli, Pallotta ha infatti ritratto, per la prima volta in studio e per la prima volta a colori, la comunità trans e i «femminielli» della città, illustrando la ricerca identitaria che li accomuna.
La visita continua poi con le immagini, al confine labile tra sogno e incubo, di Jim C. Nedd. Il soggetto delle sue fotografie è il corpo di alcuni giovani napoletani, un corpo frammentato, alterato, e al tempo stesso estremamente reale. Che siano nudi, impegnati in un gioco fanciullesco sotto una cascata, sfigurati da punti di sutura o in preda alla frenesia, i giovani ritratti invitano a confrontarsi con i problemi della società contemporanea e a riflettere sulla dinamiche tra individuo e la collettività.
Chiude la mostra il collettivo Clusterduck (Tommaso Cappelletti, Silvia Dal Dosso, Francesca Del Bono, Arianna Magrini e Noel Nicolaus), la cui ricerca transmediale analizza il ruolo dei meme nel raccontare l’identità e le modalità di comunicazione online. Le loro opere, artificiali e surreali, diventano una caricatura di una società in cui l’apparente libertà della rete è solo un’illusione, sottoposta a una serie di strumenti di controllo e veicolo di disinformazione e propaganda.
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