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Anna Aglietta
Leggi i suoi articoliLa Sala Immersiva delle Gallerie d’Italia di Torino accoglie, dall’11 settembre al 7 ottobre, l’installazione multimediale «Erik Kessels. Un’immagine». Un’immagine che è però composta da oltre 60mila fotografie, in continua evoluzione e trasformazione.
Punto di partenza dell’opera è l’Archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo, una delle raccolte fotografiche più importanti d’Italia con oltre 7 milioni di immagini scattate dagli anni Trenta agli anni Novanta. Da questa imponente collezione, Kessels ha selezionato immagini di cronaca e di guerra, frammenti della Storia con la S maiuscola, ma anche ritratti di cittadini e cittadine italiane, spesso anonimi, di lavoratori e di politici, istantanee di eventi sportivi e di momenti quotidiani.
Avvalendosi del supporto dell’Intelligenza Artificiale, l’artista olandese (1966) le ha poi «cucite» insieme per creare un «blob metamorfico», come lo definisce lui stesso, in cui ogni immagine fluisce e si trasforma naturalmente nella seguente. Fedele alla narrativa postmoderna che ne caratterizza l’approccio artistico, Kessels alterna le immagini in un ordine apparentemente casuale, senza seguire una linea cronologica o tematica, fondendo passato e presente per dare vita a un visione unica di sessant’anni di storia. Il risultato è un’esperienza immersiva a 360 gradi, uno spettacolo ininterrotto da cui emerge, quasi dal subconscio, la complessità dell’Italia del Novecento.
Per Kessels la scelta di usare immagini d’archivio non è una novità: artista, designer, pubblicitario, curatore, ha pubblicato oltre 75 libri di fotografia e prodotto innumerevoli mostre senza mai scattare una fotografia, praticando quella che viene definita «found photography», la fotografia ritrovata. Rovistando nei mercatini delle pulci come in archivi digitali, Kessels si riappropria di fotografie storiche e contemporanee per creare nuove serie e collegamenti, che nella maggior parte dei casi includono scatti amatoriali, errori grossolani ed elogi all’assurdo (basti pensare alle fotografie dilettantistiche delle serie «In Almost Every Pictures» e «Incomplete Encyclopedia of Touch»). Rielaborati, ripresentati in nuovi contesti, gli scatti riscoperti da Kessels interrogano il ruolo occupato dalla fotografia nella nostra società, ne mettono in evidenza gli aspetti più ridicoli e ci obbligano a confrontarci con l’evoluzione della nostra relazione con l’immagine in seguito al passaggio da analogico a digitale, all’avvento di Internet e dei social media.
Pensare in grande per Kessels non è una novità (viene in mente il progetto «24 Hours in Photos», risultato nella stampa di 350mila fotografie nel corso di una giornata); per la mostra alle Gallerie d’Italia l’artista supera sé stesso, proiettando gli archivi della storia italiana in una gigantografia che circonda e ingloba il pubblico, un’esperienza multimediale che invita a farsi meravigliare dalla magia di un film in cambiamento continuo. Ad accompagnare e arricchire la visita c’è la colonna sonora composta appositamente per l’installazione dall’italiano Stefano Pilia e dall’inglese Scanner (Robin Rimbaud), che unisce musica elettronica e ispirazioni mistiche.

Erik Kessels, «Un’immagine», 2025

Erik Kessels, «Un’immagine», 2025