Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliNato nel 2020 da una visionaria intuizione del presidente Lorenzo Fiaschi (Galleria Continua) e della vicepresidente Pepi Marchetti Franchi (Gagosian), supportato dai soci promotori Alfonso Artiaco, Ludovica Barbieri (Massimo De Carlo), Massimo Di Carlo (Galleria dello Scudo), Francesca Kaufmann (kaufmann repetto), Massimo Minini, Franco Noero e Carlo Orsi, Italics è l’unico consorzio a livello internazionale a riunire gallerie di arte contemporanea, moderna e antica, 74 in tutto. Alla base del progetto l’idea di raccontare e riscoprire l’Italia (meno battuta) attraverso il linguaggio universale dell’arte di ogni epoca, riallacciandosi a quell’aspetto di mecenatismo del lavoro di galleria che il mercato tende a cancellare. Così ha preso forma la grande mostra diffusa «Panorama», che traccia ogni anno un itinerario in una località diversa (Procida 2021, Monopoli 2022, L’Aquila 2023, Monferrato 2024), dove le opere dialogano con la storia e l’architettura del territorio lanciando un seme per futuri alternativi in angoli del Paese spesso colpiti dallo spopolamento. Al proprio seguito Italics ha creato un vero e proprio ecosistema, fatto di territori e di una community di politici, cittadini, artisti, galleristi, addetti ai lavori, collezionisti, curiosi e appassionati che crescono di anno in anno. La parola a presidente e vicepresidente.
Qual è l’Italia che raccontate?
Pepi Marchetti Franchi: Quella delle eccellenze poco conosciute, che in Italia sono tantissime, che si tratti di paesaggio, architettura o tradizioni. Italics le svela e le condivide con modalità originali nella convinzione che non ci sia Paese che possa raccontare la storia dell’uomo, dall’archeologia alla contemporaneità, come può farlo l’Italia.
Ingredienti, lasciti e aspettative.
PMF: Gli ingredienti di ognuna delle tre edizioni, dal paesaggio alle architetture, alle opere fino anche al clima, le hanno rese estremamente diverse e originali. Appena possibile abbiamo cercato di lasciare oltre che un ottimo ricordo anche dei segni tangibili del nostro passaggio, come le opere rimaste in permanenza all’Aquila o l’ampliamento della biblioteca di Monopoli. Ci inorgoglisce il desiderio di alcune sedi ospitanti di proseguire il dialogo con noi su altri progetti, così come ritrovare interlocutori precedenti in visita alle edizioni successive. «Panorama» è riuscito a creare una vera e propria comunità che quest’anno potrà esplorare un percorso ancora più articolato in quattro diversi paesi del Monferrato, in Piemonte, che ospiteranno l’iniziativa.
Per quali ragioni avete scelto il Monferrato?
Lorenzo Fiaschi: La sua straordinaria combinazione di bellezze naturali, patrimonio storico e culturale e tradizione enogastronomica. Questa regione rappresenta un contesto perfetto per ospitare una mostra come «Panorama», dove l’arte contemporanea, moderna e antica può dialogare con un territorio ricco di storia e tradizioni. Inoltre, il Monferrato è meno conosciuto rispetto ad altre zone d’Italia e ci è sembrata un’opportunità unica per valorizzare e promuovere questo splendido angolo del nostro Paese.
Come hanno accolto il progetto le istituzioni e le comunità locali?
LF: Con grande entusiasmo e partecipazione. Hanno mostrato un forte interesse e una grande apertura verso le iniziative artistiche, contribuendo attivamente alla riuscita del progetto. Questo supporto ci ha confermato che il Monferrato è una scelta ideale per un evento culturale di questa portata.
Come vi siete ritrovati?
LF: Nel Monferrato esiste una vivace e diversificata realtà artistica e culturale. La regione è caratterizzata da un ricco patrimonio storico e architettonico, con castelli, chiese e borghi antichi che testimoniano secoli di storia. Parallelamente a questo patrimonio, c’è un crescente interesse per le espressioni artistiche contemporanee, supportato da numerose associazioni culturali e fondazioni locali come Orsolina 28 a Moncalvo, con cui collaboreremo. Il contesto è stimolante, con una comunità che valorizza sia il passato che il presente, creando un terreno fertile per progetti come «Panorama Monferrato».
Poiché fare rete è importante, avete avviato una collaborazione con il Gruppo Apollo?
PMF: Tra Italics e Apollo c’è una prima grande affinità: entrambi siamo convinti che fare rete sia una priorità per crescere. L’ecosistema dell’arte, e quindi della cultura, affronta in Italia questioni molto urgenti per la sua sopravvivenza. Una tra le più importanti è quella del trattamento fiscale, che già oggi penalizza fortemente anche la crescita delle collezioni museali e il lavoro degli artisti italiani. Paesi vicini e di peso come Francia e Germania, approfittando della nuova direttiva europea in materia, hanno deciso invece di agevolarlo. Un mancato adeguamento italiano in questo senso produrrebbe un danno culturale enorme. Il Gruppo Apollo sta facendo un lavoro fondamentale per sensibilizzare il decisore politico su questi temi a nome di tutto l’ecosistema dell’arte, ma anche a beneficio della crescita culturale dell’intero Paese.
Che cosa vi aspettate nel futuro da Italics?
LF: Una crescita continua e un rafforzamento delle nostre attività di promozione dell’arte contemporanea, moderna e antica in contesti unici e poco convenzionali. Vogliamo continuare a esplorare nuovi territori, creare connessioni significative tra l’arte e il territorio, e ampliare il nostro pubblico. Speriamo che Italics possa diventare un punto di riferimento internazionale per l’arte capace di valorizzare le eccellenze italiane e di stimolare un dialogo interculturale. Crediamo fermamente nel potere dell’arte come strumento di conoscenza e trasformazione e siamo determinati a portare avanti questa visione con passione e dedizione.
Prossimo appuntamento per il futuro dell’arte dunque in quattro borghi del Monferrato (Camagna, Vignale, Montemagno e Castagnole) dal 4 all’8 settembre, dove 62 gallerie propongono opere dal II secolo a oggi (molte concepite apposta) di 60 artisti. Curatore Carlo Falciani; tema, o meglio, spunto La civil conversazione, best seller cinquecentesco di Stefano Guazzo ambientato in Monferrato. «I progetti e le opere sono stati scelti in modo da far dialogare il più possibile un artista con un altro. Collocare opere in spazi così comporta la collaborazione diretta con gli artisti, che adattano al luogo anche opere già eseguite, perché la dialettica fra autori e lavori differenti con spazi insoliti e particolari trasforma sicuramente la percezione delle opere», conclude Falciani.
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