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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl rischio che si correva era quello di uno schiaffo estetico. Invece l’architettura contemporanea del nuovo Musée de la Romanité, progettato da Elizabeth de Portzamparc accanto all’antico anfiteatro romano, appare ai nostri occhi in armonia con le pietre massicce del monumento che si trova lì dalla fine del I secolo d.C.
Il Musée de la Romanité, che apre le porte al pubblico il 2 giugno, non impone la sua presenza e l’antico anfiteatro continua a dominare la piazza. Lo stesso effetto che si ritrova del resto anche altrove nella città occitana nell’accostamento riuscito tra la Maison Carrée, tempio romano del I secolo perfettamente conservato, e il Carré d’art, il museo d’arte contemporanea di Norman Foster, inaugurato nel 1993, con la facciata di vetro in cui il tempio si riflette.
Nel progettare il nuovo museo Elizabeth de Portzamparc ha voluto compiere «un gesto audace ma rispettoso». La facciata ondulata, un mosaico di circa settemila tasselli di vetro serigrafato, rinvia simbolicamente (ma il nesso non è così evidente) ai drappeggi morbidi delle toghe romane. L’idea era anche di costruire un edificio «vivo» che gioca con la luce del giorno e delle stagioni.
È stato un lungo cantiere, che ha preso il via nel 2013 e ha sfiorato i 60 milioni di euro di budget (di cui 35 finanziati dalla città). La sua costruzione rientra tra l’altro nell’ampio progetto di iscrizione della città al patrimonio mondiale dell’Unesco, nell’ambito del quale è stato anche avviato il restauro dell’anfiteatro (il responso è atteso a luglio).
Il nuovo museo accoglie la collezione dell’ex museo archeologico di Nîmes, creato nell’Ottocento, ma diventato troppo piccolo e vetusto, e le vestigia rinvenute durante gli ultimi scavi nel centro di Nîmes e nella sua regione. Ovvero 25mila oggetti in tutto, con tra l’altro 65 mosaici (di cui 12 esposti) e una collezione epigrafica di circa 1.000 iscrizioni latine.
L’atrio è una sorta di «via» aperta al pubblico che conduce al giardino archeologico dove si trovano i resti delle antiche mura della città. In questo spazio di passaggio è stato installato un frammento del frontone del monumentale Santuario della Sorgente, vecchio di duemila anni, che si ergeva a Nîmes dove oggi si trovano i Jardins de la Fontaine.
Abbiamo visitato il museo a un mese dall’apertura con i tecnici che stavano terminando l’allestimento e posando delicatamente le ultime statue antiche sui loro piedistalli.
A guidarci, la conservatrice Dominque Darde: «Il percorso su base cronologica e approccio didattico, dichiara, ripercorre e spiega la storia dell’uomo a Nîmes e nel suo territorio». Si divide in tre grandi periodi che coprono 22 secoli di storia locale, dall’età del Ferro e dalla civiltà gallica (VII secolo a.C.) fino al Medioevo (XV secolo), passando per l’impero romano (I secolo a.C.-V secolo d.C.).
Nella sezione preromana è stata ricostruita in scala reale una casa d’epoca gallica, con tutti i suoi oggetti, rinvenuta a Gailhan, nei pressi di Nîmes, durante gli scavi del 1978-81. Sono allestite anche 15 stele che presentano iscrizioni in lingua gallo-greca.
La sezione più ampia, quella dedicata al periodo romano, presenta un piccolo oggetto molto prezioso e caro alla città, il cosiddetto «As de Nîmes», la moneta battuta localmente con il coccodrillo e la palma divenuti lo stemma della città. I mosaici esposti, quasi completi, presentano pochissime lacune. Il mosaico di Penteo (mitico re di Tebe e protagonista delle «Baccanti» di Euripide), del III secolo e che misura 35mq, fu rinvenuto nel 2006 durante i lavori di costruzione di un parcheggio nel centro di Nîmes.
Un altro, sul tema di Bellerofonte (eroe mitologico che uccise la Chimera), fu rinvenuto nel 1950 durante dei lavori pubblici.
Nella sezione dedicata al Medioevo spicca una collezione di una decina di rilievi del XIV secolo provenienti dalla Chiesa Saint-Martin-des-Arènes di Nîmes. Il percorso si conclude con la sala dei modellini in scala di edifici della romanità, compresi monumenti nostrani come il Pantheon di Roma e il Colosseo.
Lungo il percorso la «pelle» di vetro translucido del museo si apre creando delle «finestre» che danno sull’anfiteatro. In cima, si accede (anche senza biglietto) a una terrazza-giardino panoramica da cui si vede bene anche la Torre Magna, vestigia delle mura gallo-romane della città al tempo di Augusto. Dispositivi multimediali interattivi accompagnano il visitatore lungo tutta la visita. Ogni periodo è introdotto da una «boîte à savoir», uno spazio di interpretazione con monitor e carte. Una proiezione col sistema del video mapping consente di ricostruire su una parete la parte mancante degli affreschi di una domus romana.
Per la sua apertura, il museo accoglie fino al 24 settembre la mostra «Gladiatori, eroi del Colosseo» curata da Rossella Rea, direttrice del Colosseo. Nîmes è l’ultima tappa di questa mostra itinerante che ha già fatto il giro del mondo.

Il Musée de la Romanité sorge dirimpetto all'arena romana di Nîmes: aprirà al pubblico il 2 giugno. Foto © Stephane Ramillon/Ville de Nîmes
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