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Gaspare Melchiorri
Leggi i suoi articoliIn Sardegna si avvia alla conclusione la campagna di scavo di quest’anno nel sito medievale di Geridu, alle porte di Sorso (Ss). Tra i ritrovamenti più significativi spiccano i resti di una villa giudicale (relativa cioè ai Giudicati sardi, entità statuali indipendenti che ebbero potere in Sardegna fra il IX e il XV secolo), una chiesa romanica dell’XI secolo e ceramiche di provenienza siciliana e tunisina.
«Geridu è oggi il sito medievale sardo più esplorato dal punto di vista stratigrafico, un punto di riferimento per l’archeologia medievale in ambito nazionale e internazionale», ha dichiarato agli organi di stampa Marco Milanese, ordinario di Archeologia all’ateneo sassarese. «Le ceramiche rinvenute, databili tra l’anno Mille e il 1100, e provenienti da Sicilia e Tunisia, testimoniano una rete di scambi che poneva Geridu su rotte commerciali condivise con le élite mercantili di Pisa e Genova».
Geridu, centro abitato fino al XIV secolo e popolato da oltre 1.500 persone al momento dell’arrivo degli Aragonesi in Sardegna, vede confermato il suo ruolo di crocevia di culture e poteri. Gli scavi hanno infatti portato alla luce per la prima volta i resti della villa giudicale, un edificio finora solo ipotizzato dagli studiosi. Questo ritrovamento getta una nuova luce sull’organizzazione politica e sociale del villaggio in epoca prearagonese.
Altra novità interessante è la scoperta, al di sotto della chiesa gotico-catalana dedicata a Sant’Andrìa, costruita intorno al 1330, delle fondamenta di un precedente edificio romanico, risalente all’XI secolo. Gli studiosi la ritengono una testimonianza materiale delle trasformazioni imposte dalla feudalità aragonese, che volle sostituire il luogo di culto giudicale con una nuova chiesa in stile monumentale, simbolo del potere dei nuovi dominatori.
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