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Gianfranco Ferroni
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Aprirà il prossimo 12 dicembre a Gerusalemme, nell’Israel Museum, la mostra «A Voice from the Desert», con l’esposizione del Grande Rotolo di Isaia. È il manoscritto biblico più completo mai ritrovato proveniente dai Rotoli del Mar Morto, una scoperta che ha rappresentato una svolta fondamentale nello studio della storia del popolo ebraico nell’antichità. «Dopo oltre 70 anni di studio e ricostruzione del rotolo si è giunti finalmente a questo straordinario traguardo», ha sottolineato Marcello Fidanzio, milanese di nascita, professore Ordinario Facoltà di Teologia di Lugano-Università della Svizzera Italiana, direttore dell’Istituto di Cultura e Archeologia delle Terre Bibliche, tra i curatori della mostra e ideatore del concept e del titolo della stessa. I Rotoli del Mar Morto sono stati scoperti tra il 1947 e il 1956 in undici grotte nei pressi di Khirbet Qumran, sulla sponda nord-occidentale del Mar Morto. Risalenti a circa 2mila anni fa (II sec. a.C.-I sec. d.C.), costituiscono una testimonianza unica. Il più importante è il Grande Rotolo di Isaia: lungo 7,17 metri. Le sue 54 colonne contengono tutti i 66 capitoli della versione ebraica del Libro di Isaia. Risalente intorno al 125 a.C., è anche uno dei più antichi, di oltre mille anni più vecchio dei manoscritti biblici conosciuti prima della scoperta dei Rotoli.
Il Grande Rotolo di Isaia è custodito presso lo Shrine of the Book, progettato per accogliere i primi sette Rotoli del Mar Morto. Realizzato dagli architetti statunitensi Armand P. Bartos e Frederic J. Kiesler, fu inaugurato il 20 aprile 1965, un mese prima dell’apertura ufficiale del museo. Il 2025 ne segna dunque anche il 60mo anniversario: un’occasione ideale per esporre integralmente il Rotolo e presentarlo al pubblico. Considerato il «gioiello della corona» dello Shrine, solo una piccola parte del rotolo originale è normalmente esposta, a causa delle restrizioni conservative introdotte dopo la sua progettazione. Nel 1968 il rotolo è stato riposto in deposito: da allora i visitatori possono ammirarne solo una riproduzione completa al centro dello Shrine e una piccola sezione originale in vetrina laterale.
Il rotolo sarà collocato nella Bella and Harry Wexner Gallery, nel cuore del museo, attraversata da quasi tutti i visitatori. L’esposizione offrirà un nuovo approccio al documento, considerandolo sia come manufatto archeologico sia come creazione storica unica. Il percorso analizzerà i materiali di cui è composto e le tracce del suo uso nell’antichità, prima della sua deposizione nella grotta, offrendo ai visitatori una comprensione approfondita del suo processo di produzione e del significato del suo contenuto. Il viaggio inizierà nel deserto della Giudea, sotto il sole accecante, di fronte alle ripide pareti della Grotta numero 1, dove furono ritrovati i primi sette rotoli. Entrando simbolicamente nella grotta, i visitatori rivivranno la straordinaria storia della scoperta, tra cui quella del Grande Rotolo di Isaia. Il percorso seguirà poi la «traccia» che il rotolo ha attraversato, fino al suo arrivo nel 1965 allo Shrine of the Book. Il momento culminante sarà la visione integrale dell’opera.
La seconda parte della mostra presenterà le scoperte delle più recenti ricerche sul rotolo, rivelando segreti sulla sua creazione, sui materiali utilizzati e sulla sua funzione originaria. Questa analisi offrirà uno sguardo inedito sul modo in cui veniva utilizzato e conservato dalla comunità antica. Oltre agli aspetti materiali e storici, l’esposizione metterà in luce anche il significato spirituale e culturale del testo scritto. I visitatori potranno approfondire chi fosse lo scriba, la natura del testo e la sua portata storica, sottolineando l’importanza del Libro di Isaia per l’ebraismo e il cristianesimo. La mostra comprenderà celebri citazioni e profezie, molte delle quali sono diventate pietre miliari della civiltà giudaico-cristiana e parte del linguaggio comune. Il Libro di Isaia, con le sue potenti visioni di redenzione nazionale, giustizia sociale e restaurazione finale di Sion, è stato per millenni una pietra miliare della fede ebraica e della speranza nazionale.
Per molti, l’aspetto più commovente è la scrittura stessa. La scrittura sul rotolo è una forma antica della scrittura ebraica «quadrata», la stessa scrittura che si è evoluta nelle lettere usate oggi in ebraico: il visitatore vede un legame diretto e ininterrotto con le lettere che legge e scrive ogni giorno, una testimonianza dell’incredibile continuità della lingua ebraica e della sua scrittura per oltre due millenni. È un’opportunità senza pari per vedere uno dei più antichi testi biblici ebraici, che mette in evidenza la continuità e la conservazione delle tradizioni sacre. La mostra, che ha come titolo «A Voice from the Desert», è curata da Hagit Maoz, la massima esperta dei Rotoli del Mar Morto e direttrice dello Shrine of the Book, vantando la consulenza scientifica di Fidanzio in collaborazione con Noam Mizrahi e Charlotte Obeid. «Vedere questo testo nella sua forma originale, più antico di mille anni rispetto ai manoscritti precedenti, ne conferma lo status antico e venerato e funge da ponte tangibile tra l’Antico e il Nuovo Testamento, strumento di dialogo insostituibile tra culture e religioni. Siamo certi che la mostra potrà contribuire in modo significativo al rilancio del turismo culturale e spirituale verso Israele», ha dichiarato Kalanit Goren direttrice dell’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo.
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