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Gianfranco Ferroni
Leggi i suoi articoli«La sicurezza domestica rappresenta un tema cruciale per il benessere della comunità», afferma Antonio Russo, managing director Verisure Italia, presentando la quarta edizione dell’Osservatorio sulla Sicurezza della Casa, realizzato in collaborazione con il Censis. A Roma, all’Ara Pacis, sono stati forniti gli ultimi dati sulle preoccupazioni degli italiani: oltre al dramma dei furti in casa, emerge il terrore per vandalismi e danneggiamenti. Specie da parte di coloro che detengono opere d’arte in casa. E in una nazione come l’Italia, dove il patrimonio artistico è diffusissimo nelle case private, sottolinea il segretario generale del Censis, Giorgio De Rita, «bisogna scongiurare il rischio che la sicurezza domestica diventi prerogativa di chi se la può permettere ed ulteriore elemento di differenziazione sociale. La sicurezza ha un costo, ma la paura costa di più: i dispositivi di protezione non devono essere percepiti come un’ulteriore tassa da pagare, ma come uno strumento che consente al cittadino di vivere meglio. Per questo occorre che tutti gli attori del sistema, sia quelli pubblici che quelli privati, contribuiscano a diffondere una cultura della prevenzione che abbia come obiettivo anche quello di far comprendere che esistono sistemi di sicurezza adatti a tutte le tasche, e che la tranquillità deve essere un bene a disposizione di tutti».
Antonio Basilicata, direttore del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale, reparto interforze in cui opera personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia Penitenziaria, che evidenzia come «i furti e le rapine in abitazione incidono in modo significativamente negativo dal punto di vista psicologico su coloro che li subiscono: le vittime, oltre al danno economico, sperimentano anche un senso di profanazione della loro sfera più intima, che si riflette, anche nel tempo, in un senso di insicurezza. Lo studio dettagliato e l’analisi dei reati contro il patrimonio sono quindi il punto di partenza per contrastare ogni forma di criminalità all’interno delle mura domestiche e innalzarne la sicurezza. A tale scopo le forze di polizia quotidianamente sviluppano sul territorio nazionale, dai più piccoli centri alle più grandi città metropolitane, un’attività costante e meticolosa per prevenire e reprimere i reati contro il patrimonio».
Nello studio sono presentati dati interessanti: «Il 59,7% della popolazione sarebbe interessato a dotarsi di un sistema di allarme, ma è convinto che costi troppo, con percentuali che arrivano al 70,9% tra i meno abbienti, e il 60,5% degli italiani non conosce l’esistenza del “bonus sicurezza”. Anche per questo occorre avviare un percorso di “educazione alla protezione” che abbia l’obiettivo di individuare quali sono i reali fabbisogni e i dispositivi più adatti a rispondere alle esigenze e alle possibilità di spesa di ciascuno». Sottolineando che «la casa è percepita come un bene prezioso e duraturo: la scegliamo, la acquistiamo, la arrediamo, la rendiamo sempre più simile a noi stessi e ai nostri famigliari; è il teatro e il deposito dei nostri beni, dei nostri affetti, delle nostre vite, dei nostri ricordi. La casa ha un valore che non è solo economico e materiale ma è anche e soprattutto personale, affettivo e relazionale, un valore che aumenta con il passare degli anni». E «14 milioni e mezzo di italiani, il 28,6% del totale, ha vissuto personalmente almeno un’esperienza di furto all’interno dell’abitazione e altri 8 milioni hanno subito un tentativo non riuscito: tra questi, il 4,8%, circa 2 milioni e mezzo di individui, è stato più volte vittima, sia nell’abitazione in cui vive che in altra abitazione». Il «valore della refurtiva, cui si devono aggiungere i danni provocati al momento dell’effrazione o una volta entrati all’interno dell’abitazione», nel «22,8% superava i 5mila euro (in circa 1 furto ogni 10 quanto sottratto valeva più di 10mila euro)». Per difendersi, «il 22,1% ha una cassaforte (28,1% di chi vive nelle aree metropolitane con più di 500mila abitanti, 33,9% di chi ha redditi che superano i 50mila euro)».
La graduatoria regionale relativa al numero dei furti in abitazione commessi nel 2024 pone al primo posto la Lombardia, dove sono stati denunciati 34.333 reati, seguita dal Veneto, con 18.561, e dal Lazio, con 16.464. Si tratta delle stesse tre regioni che occupavano il podio dell’anno precedente, seppure con posizioni diverse (nel 2023 la Lombardia era prima, il Lazio era al secondo posto e il Veneto al terzo). Le posizioni del ranking del 2024 sono l’esito di un aumento dei furti in abitazione commessi nell’ultimo anno in Veneto (+16,8%) e in Lombardia (+9,2%), a fronte di una riduzione di quelli denunciati nel Lazio (-3,5%). L’Umbria è la regione in cui nel 2024 i furti in abitazione sono cresciuti di più (+24,8%), seguita da Trentino-Alto Adige (+22,2%) e Veneto. Complessivamente sono 13 le regioni italiane in cui i furti in casa nell’ultimo anno aumentano, mentre in 7 si sono ridotti: Valle d’Aosta (-16,3%), Sicilia (-10,6), Calabria (-6,5%), Sardegna (-3,5%), Lazio (-3,5%), Molise (-3,3%) e Piemonte (-1,3%). L’incidenza dei furti in casa sulla popolazione è l’indicatore che meglio rappresenta la pervasività e la gravità del fenomeno. Al primo posto l’Umbria, con 41,2 furti per 10mila abitanti.
Da parte del Ministero dell’Interno si nota che le «regioni con elevata attrattività turistica o caratterizzate da forte mobilità possono costituire aree di maggior incidenza dei reati predatori, che trovano terreno fertile nella presenza di flussi costanti di persone e nella disponibilità di beni appetibili».
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