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Carla Cerutti
Leggi i suoi articoliPer chi dava l’Art Nouveau, o Liberty che dir si voglia, ormai da confinare in soffitta insieme ai suoi maggiori protagonisti, sarà stata una sorpresa l’esito di 1.458.063 euro ottenuto dalla vendita di 51 vetri di Emile Gallé da Sotheby’s a Parigi lo scorso 22 novembre.
Circa un terzo del totale è stato appannaggio di soli due pezzi straordinari: la grande coppa a marqueterie La Nature, esitata per 247.500 euro, e il vaso parlante La Giroflée de muraille, battuto a 235.500.
Sempre in Francia, a Cannes da Besch il 30 ottobre, era stato venduto per 226mila euro un pezzo unico del maestro di Nancy, la coppa La Feuille Rongée, capolavoro simbolista del 1903.
Lalique, altra grande manifattura vetraria francese, ma della successiva Art Déco, dopo fasi di mercato alterne, sembra aver ripreso quota: da Christie’s a Londra, il 16 novembre, un’asta interamente dedicata alla sua produzione, con circa 130 lotti, ha totalizzato 1.065.500 euro, vendendo la maggior parte dei lotti da un minimo di 1.200 a un massimo di 50.800 euro, pagati per un tavolo Cactus disegnato nel 1951 da Marc Lalique.
Anche in Italia, sebbene con quotazioni più modeste, i vetri francesi sembrano aver riguadagnato terreno; da Cambi a Milano, il 29 novembre, è stato venduto, a galleristi francesi e a privati italiani, più del 96% di una raccolta di 110 vetri Lalique: top lot la statuetta Suzanne del 1925 con un’aggiudicazione a 13.750 euro, equiparabile alle 11.250 sterline (in euro, 13.100) ottenute dallo stesso modello a Londra da Christie’s.
Nella medesima tornata milanese, una collezione di vasi in vetro di Daum montati in ferro battuto da Louis Majorelle, gentilmente donata a beneficio dell’Istituto Europeo di Oncologia di Umberto Veronesi, è stata esitata per un totale di oltre 25mila euro.
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