«Arc de triomphe» (1975) di Gordon Matta-Clark

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«Arc de triomphe» (1975) di Gordon Matta-Clark

I soggiorni milanesi di Gordon Matta-Clark

Opere e progetti hanno reso centrali la città e l’Italia nella vita e nel catalogo dell'artista statunitense

Gordon Matta-Clark (New York 1943-78) è morto precocemente come Pino Pascali e Félix González-Torres, figure carismatiche non solo per la loro prematura scomparsa, ma perché questa ha cristallizzato il loro lavoro, unico, innovativo e foriero di sviluppi, in un tempo limitato che lo ha reso ancora più prezioso. Grande sperimentatore, architetto di formazione, figura rilevante nella scena newyorkese degli anni ’70, Matta-Clark riunisce nella pratica interventi architettonici, di fotografia, di scultura e di critica sociale. Milano rende omaggio a Matta-Clark grazie alla mostra, curata da Alberto Salvadori e Azalea Seratoni, che ruota attorno ai suoi soggiorni in città, tra il 1973 e il 1975, agli interventi realizzati in Italia, e al suo rapporto con i collezionisti italiani.

È conosciuto principalmente per i suoi «building cuts», interventi di taglio e incisione in edifici abbandonati o pronti per la demolizione, case periferiche, architetture industriali o edifici commerciali. La distruzione degli edifici non lascia traccia dell’azione, ma la documentazione di questi momenti, sempre di mano sua, diventa opera in sé, con i reperti e i frammenti che si trasformano in sculture e installazioni. La fotografia viene trattata con gli stessi tagli operati sugli edifici: collage in cibachrome attraverso i quali lo spazio viene esplorato in molteplici e vertiginose prospettive.

«A Milano in quegli anni Franco Toselli e Salvatore Ala hanno avuto un ruolo importante per l’arte, dice Alberto Salvadori, e i collezionisti più attenti hanno acquistato lavori di grande rilievo. Allora gli estimatori di Matta-Clark erano solo italiani e qualche belga, cosa che ci ha permesso di esporre opere inedite persino per la Fondazione Matta-Clark». 

«Infraform» (1973, di Gordon Matta-Clark

L’artista americano arriva a Milano nel 1973 insieme alla compagna Carol Goodden, danzatrice nel tour europeo della Trisha Brown Dance Company che prevede una tappa nella galleria di Franco Toselli. Matta-Clark realizza «Infraform» (1973), una sequenza di tagli triangolari nella Fabbrica Brown Boveri nel quartiere Isola. La performance è documentata da fotografie inedite di Giorgio Colombo che, con timore e perplessità, aveva prestato a Matta-Clark anche un preziosissimo grandangolo per permettergli di fotografare i tagli effettuati nell’edificio.

Nel 1975 Matta-Clark ritorna a Milano per una mostra personale alla Galleria di Salvatore Ala, della quale sono esposte le fotografie di Giorgio Colombo che attestano il percorso del filo d’acciaio che fu il protagonista dell’intervento di Matta-Clark, attraverso gli spazi della galleria, dalla sala espositiva all’ufficio, dai locali di servizio al pavimento, dall’esterno all’interno. Nello stesso periodo progetta un’opera con una profonda impronta sociale: un taglio che avrebbe aperto in una fabbrica occupata di Sesto San Giovanni. Intitolata «Arc de Triomphe for The Workers» (1975) non sarà mai realizzata, ma ne rimane il disegno esposto in mostra. 

Venerdì 12 aprile, alle ore 18,30, nella Fondazione Luigi Rovati di corso Venezia 52 a Milano, Jessamyn Fiore, curatrice e condirettrice dell’Estate di Gordon Matta-Clark dialoga delle esperienze milanesi del leggendario artista con Alberto Salvadori, direttore Ica.

Michela Moro, 09 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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