Margherita Hack fotografata a Trieste nel 1999 da Guido Harari

Image

Margherita Hack fotografata a Trieste nel 1999 da Guido Harari

I ritratti musicali di Guido Harari

La vita e l’arte di uno dei grandi fotografi italiani contemporanei in mostra alla Fondazione Ferrero

Nato al Cairo nel 1952 e formatosi da autodidatta nel campo della fotografia, ispirandosi in particolare ai fotografi che hanno immortalato il mondo del rock e del jazz negli anni ’50 e ’60, Guido Harari abbina da sempre l’attività fotografica a quella di giornalista musicale, iniziata negli anni ’70. Ad Alba, sua città di adozione, ha curato personalmente insieme a Beppe Severgnini, per la Fondazione Ferrero la mostra «Harari / Italians. Grandi protagonisti tra Novecento e Duemila» (fino al 26 maggio), che amplia, anche grazie al video documentario girato da Daniele Cini «Guido Harari. Sguardi randagi», il progetto espositivo già presentato ad Ancona, Ferrara e Milano. 

«Il documentario racconta la vita e l’arte di uno dei grandi fotografi italiani contemporanei di ritratti musicali. A chiunque venga in mente un’immagine iconica di Lou Reed o David Bowie, Frank Zappa o Kate Bush o degli italiani Giorgio Gaber, Fabrizio de André, Vasco Rossi, Gianna Nannini, con ogni probabilità sta pensando a una fotografia di Guido Harari», si afferma nel video. 

L’idea del progetto «Harari / Italians» nasce dall’incontro con Beppe Severgnini, che nel 1997 lanciò su suggerimento di Renzo Arbore il programma Rai «Italians, cioè italiani» in cui intervistava trenta celebri connazionali poi diventati altrettanti ritratti di Harari. Da questo nucleo iniziale il progetto fotografico si è esteso negli anni fino a diventare un vero e proprio archivio delle più eminenti personalità della storia italiana. Partendo da volti ormai entrati nella storia, come quelli di Alda Merini, Gianni Agnelli, Renzo Piano, Dario Fo ed Ennio Morricone, il lavoro si è ampliato fino a comprendere nuove personalità di eccezione come Bebe Vio, tracciando un personalissimo viaggio nella storia recente e contemporanea del nostro Paese. 

Nella sua interpretazione del ritratto come strumento di indagine dell’altro, Harari afferma: «Nei ritratti, come nella vita, il momento giusto è all’improvviso. C’è un picco di attenzione durante uno shooting. In una progressione che ci porta ad immergerci in un mondo altro, si produce e sostiene un livello massimo di concentrazione, di produzione di emozioni. Presto si instaura il silenzio di una comunicazione telepatica, non verbale. Una modalità di incontro non intellettuale, totalmente emozionale». 

In attesa del catalogo che sarà pubblicato a fine anno da Rizzoli Lizard Editore, la mostra è accompagnata da un album che alle immagini unisce i contributi testuali di Harari e Severgnini.

Lucio Dalla fotografato a Bologna nel 1996 da Guido Harari

Elena Franzoia, 10 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

La città natale Arezzo ne celebra i 450 anni dalla morte con dieci mostre, itinerari turistico-culturali e vari eventi collaterali. L’appuntamento più importante sarà la grande rassegna internazionale a fine ottobre

Il riconoscimento dal World Monuments Fund per il capolavoro del Razionalismo latinoamericano, ispirato dalla Casa sulla Cascata di Wright, per l’Argentina «simbolo di orgoglio nazionale» 

Dipinto negli ultimi mesi della tormentata vita dell’artista, «Il martirio di sant’Orsola» è lo spunto per affrontare il tema della violenza

Gian Guido Grassi e la sua associazione Start Attitude ambiscono a far diventare la città toscana il più vasto museo italiano a cielo aperto dedicato all’arte urbana

I ritratti musicali di Guido Harari | Elena Franzoia

I ritratti musicali di Guido Harari | Elena Franzoia