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Un attivista di Greenpeace sulla piattaforma offshore della Shell cosparge di liquido color sangue la gigantesca tela di Anish Kapoor «Butchered»

Courtesy Greenpeace

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Un attivista di Greenpeace sulla piattaforma offshore della Shell cosparge di liquido color sangue la gigantesca tela di Anish Kapoor «Butchered»

Courtesy Greenpeace

Greenpeace e Kapoor: il grido di dolore del pianeta minacciato dai combustibili fossili

Gli attivisti hanno collocato su una piattaforma della Shell nel Mare del Nord una gigantesca tela dell’artista anglo-indiano «insanguinata», simbolo delle ferite (costosissime) inflitte al mondo dalle compagnie petrolifere e del gas

Una tela di 12 metri per 8 ricoperta di liquido rosso sangue che sette attivisti-scalatori di Greenpeace hanno fissato su un lato di una piattaforma della Shell per l’estrazione del gas nel Mare del Nord, a 45 miglia nautiche al largo della costa del Norfolk, in Inghilterra: è «Butchered» (Massacrato), un’opera inedita di Anish Kapoor che mette in evidenza il «massacro» dell'industria dei combustibili fossili: i mille litri di «sangue» (una soluzione, creata ad hoc, composta da acqua di mare, polvere di barbabietola e colorante atossico e biodegradabile per laghetti) pompati dagli attivisti sul tessuto simboleggiano le ferite inflitte al mondo dalle compagnie petrolifere e del gas. Un’immagine evocativa del nostro dolore collettivo per ciò che è andato perduto, ma che rappresenta anche un grido di riparazione. Arriva dopo un anno in cui diverse ondate di calore mortali hanno colpito l'Europa meridionale, Italia inclusa, alimentando enormi incendi in Spagna e Portogallo, mentre nel Regno Unito la siccità minaccia i raccolti degli agricoltori e Cina e India settentrionale sono state flagellate da gravi inondazioni. «Butchered» è la prima opera d’arte ad essere esposta su una piattaforma petrolifera offshore attiva.

 «L'anidride carbonica rilasciata dalla combustione delle fonti fossili è invisibile, ma la devastazione che provoca sul nostro mondo è sotto i nostri occhi, ha dichiarato l'artista anglo-indiano commentando l'opera. Ciò che invece rimane ancora nascosto sono le responsabilità dei giganti del petrolio come Shell nel causare questa distruzione e nel trarre profitto dalle sofferenze delle persone. Volevo creare qualcosa di visivo, fisico e viscerale che riflettesse la carneficina inflitta al nostro pianeta: un urlo visibile che desse voce al costo disastroso della crisi climatica, spesso a carico delle comunità più emarginate del mondo».

Non è la prima volta che Kapoor sfida l'industria dei combustibili fossili. Nel 2019 si era unito ad altri artisti nel chiedere alla National Portrait Gallery di Londra di interrompere i legami con il gigante petrolifero BP. Di recente l’artista ha aderito anche al Polluters Pay Pact, un'iniziativa globale di Greenpeace sostenuta da vigili del fuoco, leader politici, sindacati, organizzazioni umanitarie e decine di migliaia di persone, per chiedere ai governi di far pagare ai grandi inquinatori i danni climatici che stanno causando. 

Uno studio pubblicato lo scorso aprile sulla rivista scientifica «Nature» stima che l'inquinamento da carbonio causato da Shell in un trentennio abbia già provocato danni climatici per almeno 1,42 trilioni di dollari in tutto il mondo. E nonostante i chiari avvertimenti di scienziati ed esperti di energia, il gigante fossile sta ancora pianificando una significativa espansione delle sue attività, con 700 nuovi progetti petroliferi e del gas già in cantiere.

«Mentre il settore dei combustibili fossili ricava miliardi dalla distruzione del clima, le persone sono costrette a farsi carico dei danni causati da inondazioni, siccità e incendi boschivi, ha commentato Philip Evans di Greenpeace UK. I governi devono iniziare a chiamare a rispondere i giganti del petrolio come Shell e a fargli pagare per le sofferenze che stanno causando».

«La sicurezza in mare è la nostra priorità, ha replicato un portavoce di Shell UK. Greenpeace è entrata senza autorizzazione in una zona di sicurezza riservata intorno alla piattaforma, istituita dalla legge britannica per proteggere le persone e prevenire collisioni. Le loro azioni sono state estremamente pericolose, hanno comportato una violazione illegale e hanno messo a rischio la vita propria e quella degli altri. Rispettiamo il diritto degli individui e delle organizzazioni di protestare, ma ciò deve essere fatto in modo sicuro e legale».

Alle accuse di violazione della legge, un portavoce di Greenpeace ha ribattuto: «Per quanto riguarda la legalità dell'azione, spetta alla polizia e, se necessario, a un tribunale decidere, non a Shell. Quello che facciamo fa parte di una lunga tradizione di protesta pacifica e disobbedienza civile che è stata il motore del progresso sociale e ambientale, dal diritto di voto alle donne e al diritto al fine settimana, alla fine della caccia commerciale alle balene e alla fine del “fracking” [tecnica estrattiva detta anche fratturazione idraulica, Ndr] nel Regno Unito».

 

 

La piattaforma della Shell con gli attivisti-scalatori di Greenpeace impegnati a sistemare la tela di Anish Kapoor

Redazione, 14 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

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