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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliSpazi più generosi e aperti, nuove gallerie, più luce naturale e prospettive più ampie: il gigantesco cantiere del Grand Palais si è concluso. Chiuso nel marzo 2021, riaperto progressivamente dall’estate del 2024, il monumento affacciato sugli Champs-Elysées, uno degli edifici più singolari e maestosi di Parigi, riapre completamente dal 20 giugno.
Il progetto ha avuto il duplice obiettivo di conservare e valorizzare il patrimonio architettonico Belle Époque e di rendere il monumento conforme agli standard moderni. François Chatillon, architetto dei monumenti storici, ha voluto realizzare un «restauro critico dell’opera collettiva originale, realizzata dagli architetti Henri Deglane, Louis-Albert Louvet, Albert Thomas e Charles Giraud, e alla luce delle modifiche effettuate negli anni ’60 da Pierre Vivien, secondo l’approccio della “nuova modernità” architettonica che rifiuta il principio di rottura opponendolo al principio di continuità storica». Il progetto non prevedeva «di riesumare l’edificio del 1900 che, in ogni caso, non avrebbe rispettato gli attuali standard museografici e che era stato gravemente danneggiato dall’incendio del 23 agosto 1944, durante la Liberazione di Parigi».
Anche il budget è stato colossale: 466 milioni di euro, finanziati da fondi statali (128 milioni), mecenatismo privato, tra cui quello della casa di moda Chanel, che organizza qui da vent’anni le sue sfilate (25 milioni), e prestiti bancari.
Il Grand Palais, costruito per l’Esposizione universale del 1900, è nato come tempio della luce. Ma, nel corso del XX secolo, numerosi interventi hanno frammentato la sua struttura, chiuso gli spazi, ridotto le prospettive e la circolazione della luce naturale. negli ultimi quattro anni, il palazzo è stato dunque sottoposto a una profonda trasformazione, che ha riguardato sia la struttura siale funzionalità. Il progetto prevedeva di restituire al monumento la sua «coerenza originaria», abbattendo le pareti divisorie, rendendo più fluida la circolazione dei visitatori, creando nuove aperture e nuovi punti di vista, migliorando al contempo l’accessibilità e l’efficienza energetica.
Il cuore del complesso monumentale è la Place centrale, ampio luogo di incontro, passeggiata e smistamento dei visitatori, che collega la Nef, la Rotonda dell’adiacente Palais de la Découverte (ancora in cantiere) e la Hall d’accueil, che dà accesso alle gallerie espositive e all’auditorium. «La ricerca dell’unità ci ha indotto a compiere un gesto architettonico significativo, la creazione di spazi pubblici comuni al Grand Palais e al Palais de la découverte. D’ora in poi, con un solo sguardo, i visitatori potranno avventurarsi dal centro della Nef alla Rotonda», ha spiegato Chatillon. La facciata barocchizzante, opera di tre architetti, Henri Deglane, Albert Louvet e Albert Thomas, è stata interamente restaurata.
Per lunghi mesi l’edificio non è stato visibile, coperto da imponenti impalcature. I mosaici e gli elementi scultorei, che dal 2018 erano protetti da una rete perché si sbriciolavano, sono stati consolidati. La Nef è stato il primo spazio a essere riaperto, quando è diventata la location esclusiva e suggestiva di alcune prove delle Olimpiadi di Parigi 2024, per poi ricominciare ad accogliere in autunno le grandi fiere, come Art Basel Paris e Paris Photo.
Nel 1900, alla sua inaugurazione, la Nef fu accolta come un capolavoro d’architettura, una sfida ingegneristica pari alla Tour Eiffel. Lunga 200 metri, larga 50 e alta 35, per una superficie complessiva di 13.500 metri quadrati, venne subito paragonata a una cattedrale per imponenza e proporzioni. Il meticoloso intervento sulla cupola di vetro di 17.500 metri quadrati ha preso avvio nel 2019. Per migliorare l’efficienza energetica e l’isolamento acustico le vetrate sono state sostituite con doppi vetri con argon.

Ernesto Neto, «Nosso Barco Tambor Terra», 2024. © Bruno Lopes, con l’autorizzazione dell’artista e della Fondazione Edp
La struttura metallica in stile Art Nouveau è stata liberata dai vecchi strati di vernice e ha ritrovato il suo colore originale verde reseda. È stata quindi trattata con vernici intumescenti per aumentare la resistenza al fuoco. Il pavimento è stato rinnovato con una tonalità corallo che richiama la terra battuta originale. Pietre, marmi, mosaici e ferronnerie dell’elegante Escalier d’Honneur, disegnato da Albert Louvet, sono stati puliti, consolidati dove necessario e dorati. Chiusi da decenni, i balconi che corrono lungo la Nef sono finalmente riaperti al pubblico.
La capienza del monumento è stata aumentata da 5.600 a 9mila persone. La logistica è stata potenziata con nuovi spazi tecnici, nuovi scaloni e ascensori. Tutti gli impianti sono stati modernizzati. I servizi sono stati trasferiti in nuovi spazi allestiti nel seminterrato, prima inaccessibili. Prima adibito ad uffici, il nuovo Salon Seine affacciato sul giardino della Nouvelle-France (che sarà aperto al pubblico alla fine del 2026) ospita ora uno spazio per la ristorazione e boutique. Le gallerie che circondano la Nef, che erano state frazionate negli anni ’60, sono state ristrutturate per restituire i volumi, la luce e la fluidità originali.
Attualmente il Grand Palais dispone di sei gallerie per le mostre temporanee. La riorganizzazione della geografia degli spazi e delle circolazioni interne cambia profondamente l’esperienza del monumento. Tutte le attività culturali sono accessibili ormai dallo square Jean Perrin. Solo la Nef conserva un accesso dedicato.
L’ala ovest del complesso progettata da Albert Thomas, il Palais d’Antin, ospita il Palais de la Découverte, che riaprirà completamente alla fine del 2026. La sua Rotonda, già accessibile, è diventata il trait d’union tra le due ali. Il mosaico in gres policromo del pavimento, realizzato dall’atelier Simons su disegno di Louis Alfred Hista, i gruppi scultorei allegorici, ispirati alla Galerie des Batailles di Versailles, i decori ornamentali e i soffitti vetrati sono stati restaurati. Con l’integrazione del Palais de la Découverte, il Grand Palais diventerà una sorta di cittadella della cultura.
Il progetto museografico prevede anche offerte congiunte, come il Palais des enfants. Un’altra novità del nuovo Grand Palais è la creazione di una stagione estiva, un appuntamento che diventa annuo, il Grand Palais d’été (fino al 7 settembre), con un programma di musica, concerti, spettacoli di danza, moda e mostre (anche gratuite). Per questa prima edizione, nell’ambito dell’Anno Francia-Brasile, l’artista brasiliano Ernesto Neto (Rio de Janeiro, 1964) propone, nello spazio nord della Nef, in collaborazione con il Maat di Lisbona, «Nosso Barco Tambor Terra» (fino al 25 luglio), un’installazione inedita, monumentale, immersiva e multisensoriale, composta da un fitto reticolato lavorato a mano, con inserzioni di corteccia, terra e spezie, in cui sono «imprigionati» diversi strumenti musicali. Il pubblico è invitato a entrare nell’opera e a suonare le percussioni integrate nella ragnatela di fili, ma anche a partecipare a laboratori creativi, assistere a eventi musicali e di danza. Sempre nello spazio nord della Nef si svolge «Horizontes. Pitture brasiliane» (fino al 25 luglio), che ospita quattro artisti contemporanei della scena brasiliana, Agrade Camíz, Vinicius Gerheim, Antonio Obá e Marina Perez Simão. Fino al 7 settembre, la Nef (sud) accoglie «Euphoria», nuova produzione ludico-artistica del Balloon Museum dedicata alla «inflatable art» (arte gonfiabile), curata da Valentino Catricalà, che coinvolge una quindicina di artisti internazionali, tra cui A.A. Murakami, Philippe Parreno e gli italiani Motorefisico, Quiet Ensemble, Hyperstudio e Paola Pivi.
Nelle gallerie espositive si svolgono le prime grandi mostre in collaborazione con il Centre Pompidou, che chiude i battenti per cinque anni, annunciando un altro monumentale restauro al centro di Parigi: «Art Brut» (fino al 21 settembre), in cui è esposta la collezione di Bruno Decharme donata al Centre Pompidou, e «Niki de Saint Phalle, Jean Tinguely, Pontus Hulten» (fino al 4 gennaio 2026). Il Grand Palais ospita anche la mostra «Tapisseries royales» (fino al 10 agosto), in coproduzione con la Royal Danish Collection, che allestisce gli arazzi realizzati da artisti danesi contemporanei per il Castello di Koldinghus.

Hyperstudio e Mauro Pace, «Invisible Ballet». Photo: Danilo D’Auria
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