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Gli apparati presenti nel vestibolo forniscono al pubblico le chiavi per comprendere ciò che si appresta a visitare

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Gli apparati presenti nel vestibolo forniscono al pubblico le chiavi per comprendere ciò che si appresta a visitare

Gallerie Estensi di Modena: il Vestibolo spiega tutto

Dal 15 luglio la sala di ingresso nel Palazzo dei Musei illustrerà la storia, le collezioni e i protagonisti

«L’inaugurazione, il 14 luglio, del Vestibolo degli Estensi a introduzione del percorso della Galleria Estense è una tappa fondamentale: come avevo detto all’inizio del mio mandato (a dicembre 2023, Ndr) occorre a Modena porre l’accento sulla dinastia estense, sulla quale ho molto scritto dedicandomi in particolare alle figure femminili di Casa d’Este. Nel vestibolo, così, illustriamo da oggi cosa sono le collezioni principesche prima ferraresi poi modenesi, come si sono formate e chi se ne è occupato nel tempo. I nostri musei, infatti, hanno una forte identità territoriale e internazionale, sono “local and global” perché così erano gli Estensi, capaci nella massima espansione di un ducato che andava dal Veneto al Mar Tirreno. Storia e storia dell’arte insieme, insomma». Alessandra Necci, direttrice delle Gallerie Estensi di Modena e Sassuolo illustra il nuovo salone introduttivo del museo, a Palazzo dei Musei dal 3 giugno 1894 quando Adolfo Venturi (1856-1941) portò nella attuale sede quel che rimaneva delle collezioni estensi collocate a Palazzo Ducale, ma non solo: anche nella «delizia» di Sassuolo e presso la scomparsa Villa Le Pentetorri.

Direttrice, come cambia questa parte del museo? 

Tengo alla valorizzazione del patrimonio culturale a tutto tondo e lavoro sul nesso fra dinastia e opere d’arte per giungere, con un lavoro di squadra, inclusivo e condiviso, a un progetto a cui partecipano Comune, istituzioni, enti, fondazioni, imprese, anche se in questo caso il progetto è attuato con fondi statali. Qui, prima dell’area dedicata al busto di Francesco I del Bernini, autentico biglietto da visita dell’Estense a cui segue il percorso con dipinti, sculture, oggetti della Wunderkammer, «raccontiamo» letteralmente gli Estensi, i loro territori, dove erano e in ampia parte sono ancora i loro palazzi, la loro passione per l’arte: in questo modo il pubblico ha la possibilità di comprendere quel che si appresta a visitare. 

Come siete intervenuti? 

Fino a poco fa questa prima sala ospitava appunto esempi della Wunderkammer ducale, tra cui i celebri reperti egizi: ora proponiamo brevi biografie dei duchi d’Este Borso (1413-71), Francesco I (1610-58) e di Francesco V d’Austria Este (1819-1875) il cui esilio portò alla «nazionalizzazione» del patrimonio nel Regno d’Italia. Diamo spazio anche ad Adolfo Venturi e soprattutto a figure come Isabella d’Este (1474-1539) e la regina cattolica di Inghilterra Maria «Mary» Beatrice (1658-1718). Inoltre ospitiamo qui una timeline e le primissime guide del nostro museo. 

Come ha avuto l’idea? 

Mi è stato fatto notare da molti visitatori, soprattutto giovani che le nostre collezioni, così ricche ed eterogenee, erano difficili da comprendere nell’insieme senza una narrazione. Ogni singolo pezzo qui è, ovviamente, straordinario, ma era importante fornire una «mappa», aggiungere un tassello «narrativo», facendo emergere il collante che tiene insieme tutto. 

 

Un particolare dell’allestimento del Vestibolo delle Gallerie Estensi di Modena

Ancora oggi Ferrara è considerata la città degli Este per antonomasia, non Modena nonostante sia stata capitale del Ducato per altrettanti 250 anni. Ciò ha inciso nella scelta? 

Mi ha sempre colpito la questione. La memoria di Ferrara e dei ferraresi è da sempre legata agli Este, come si evince anche dalla toponomastica mentre a Modena non è così: qui mi pare sia più forte l’antica appartenenza comunale e risorgimentale. È come se si saltasse un pezzo, importantissimo: niente strade dedicate a Francesco l (che regnò sul Ducato di Modena e Reggio dal 1629 trasformando la prima in una moderna capitale) e altri personaggi, insomma. Quando parlo di ciò quasi tutti concordano: gli Este sono stati una dinastia molto longeva, quasi come i Savoia, le loro radici affondano nell'alto Medioevo, hanno dominato ampi territori tra Adriatico e Tirreno. Dopo il 1100 si stanziarono in particolare a Ferrara, provenendo dal Veneto, giostrando abilmente fra papato e impero, guelfi e ghibellini. Ora, forse, è il momento di ricucire tale strappo, perché la storia non si “riscrive”, si guarda in una luce diversa». 

Fino a pochi mesi fa, e da tempo, pur nei cambiamenti che si sono succeduti, oltre ai materiali egizi di recente al centro della mostra «Riflessi d’Egitto» chiusa la scorsa primavera qui erano collocati piccoli oggetti antichi, come ad esempio un Kouros greco del V secolo a.C. e un Fufkuns etrusco del 480 a.C. circa, già al Catajo di Padova. Dove sono finiti tali reperti? 

Quelli archeologici e le antichità verranno in parte spostati nelle successive sale, è il caso a esempio del «Sileno ebbro» in marmo del II secolo d.C., mentre altri pezzi vanno momentaneamente a Sassuolo e da lì troveranno poi nuova collocazione nei nuovi spazi in corso di restauro sul retro di Palazzo dei Musei. Qui ci saranno anche pezzi oggi nei depositi di Palazzo Coccapani oltre a esemplari del celebre Medagliere Estense. Infine penso alle mostre. 

Quali? 

Sulle figure femminili di casa d’Este tra Quattro e Settecento, come si vedrà nel 2026. Chi sa che la duchessa Lucrezia Borgia (1480-1519) è stata committente di Aldo Manuzio o che Beatrice d’Este è stata appunto regina d’Inghilterra? 

Ha parlato di restauri, può spiegare meglio?

A Palazzo dei Musei, ex Ospedale Estense, è in corso un grosso ampliamento della Galleria, del costo iniziale di 5 milioni di euro: un milione del Pnrr per la cultura e 4 del Ministero della Cultura per i «Grandi progetti strategici». Per l’ultima parte del restauro, inoltre, sono appena stati stanziati dal MiC, e ne sono ovviamente lieta, altri 2 milioni. 

Intervenite anche al Palazzo Ducale di Sassuolo? 

Qui abbiamo già l’allestimento «Invito a corte», che descrive la corte estense e il suo modus vivendi in «villeggiatura», utilizzato come esempio proprio per le novità che abbiamo adottato a Modena. Presto esporremo fotografie di grandi maestri e stiamo anche riallestendo otto delle sale storiche che ospitano 300 tra dipinti e sculture. Inoltre abbiamo appena presentato il restauro della facciata sud e ora passiamo a occuparci del Parterre del parco e della Pescheria, quest’ultima opera di Bartolomeo Avanzini (1608-58) e Gaspare Vigarani (1588-1663) chiusa da molto tempo. È un impegno economico, in primis, di oltre 4 milioni di euro, e scientifico notevole. 

Alessandra Necci, direttrice delle Gallerie Estensi di Modena e Sassuolo

Stefano Luppi, 15 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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