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Copyright: Óscar Tusquets Blanca

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Galleggiando nella luce azzurra del sottosuolo di Napoli. La stazione di Óscar Tusquets Blanca

La stazione Toledo della metropolitana di Napoli, progettata dall’architetto catalano Óscar Tusquets Blanca e inaugurata nel 2012, è oggi considerata una delle fermate sotterranee più belle d’Europa

Angelica Kaufmann

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Quando nel 2012 fu inaugurata, la stazione Toledo della metropolitana di Napoli fu subito accolta come un capolavoro di architettura contemporanea. Oggi, a distanza di oltre dieci anni, non è soltanto una fermata della Linea 1, ma un vero e proprio simbolo di rigenerazione urbana e culturale, capace di coniugare arte, archeologia e funzionalità pubblica. Il progetto porta la firma dell’architetto catalano Óscar Tusquets Blanca, che ha immaginato un percorso sotterraneo in cui i viaggiatori non fossero meri passeggeri, ma protagonisti di un’esperienza estetica. La narrazione si sviluppa lungo la discesa verso i binari: dal buio della terra al blu intenso del mare, evocato da mosaici e superfici cangianti che trasformano i muri in fondali immaginari. Il celebre cono di luce che attraversa i livelli della stazione, portando i raggi del sole fino a 50 metri di profondità, è il manifesto di questa visione: un dialogo diretto tra la città di sopra e quella sotterranea.

«L'idea trainante è nata perché gran parte della stazione si trova sotto il livello del mare. Le parti emerse sembrano scavate nella roccia, mentre i livelli inferiori sembrano sprofondare nel mare. Il pavimento e le pareti della parte superiore sono rivestiti in pietra naturale, e la scoperta di un muro aragonese nella biglietteria ha accentuato l'immagine dello scavo. Le aree "sommerse" sono interamente rivestite in mosaico vitreo blu. In alto, tutto è terroso e opaco; in basso, blu, brillante e vibrante.» (Óscar Tusquets Blanca)

La stazione Toledo fa parte del progetto delle “Stazioni dell’Arte”, che ha trasformato la metropolitana napoletana in un museo diffuso. Qui si incontrano interventi di artisti internazionali: dai mosaici visionari di William Kentridge alle installazioni luminose di Robert Wilson, dalle scritte concettuali di Lawrence Weiner alle fotografie di Oliviero Toscani. Non si tratta di semplici abbellimenti, ma di opere che dialogano con lo spazio urbano, offrendo al pendolare e al visitatore un’esperienza culturale inattesa nel quotidiano. Come spesso accade a Napoli, ogni scavo racconta una storia millenaria. 

«Volevamo integrare piante e alberi, non solo per generare spazi d'ombra, ma anche per creare un piccolo "spazio verde" nei Quartieri Spagnoli, dove non c'è alcuna vegetazione.» (Óscar Tusquets Blanca)

I lavori per la realizzazione della stazione hanno riportato alla luce reperti del Paleolitico, resti delle mura aragonesi e altre testimonianze della stratificazione storica della città. Lungi dall’essere un ostacolo, questi ritrovamenti sono stati integrati nel progetto, creando un cortocircuito virtuoso tra antico e contemporaneo. La stazione Toledo non ha inciso solo nel sottosuolo. In superficie ha contribuito a ridisegnare spazi cruciali come via Toledo e via Diaz, oggi pedonalizzate e restituite ai cittadini. Un intervento che dimostra come l’infrastruttura pubblica possa diventare volano di trasformazione urbana, generando bellezza e socialità. Definita da CNN e dal Daily Telegraph “la più bella stazione della metropolitana d’Europa”, Toledo ha offerto a Napoli una nuova immagine internazionale. Non solo un’opera funzionale, ma un manifesto culturale che racconta una città capace di reinventarsi attraverso il dialogo fra passato e futuro, fra arte e vita quotidiana. In una Napoli spesso raccontata attraverso le sue contraddizioni, la stazione Toledo diventa allora un luogo simbolico: la prova che anche una fermata della metropolitana può trasformarsi in spazio di cultura, memoria e visione del domani.

«Oltre che attraverso il grande cratere, la luce naturale penetra nel mezzanino attraverso tre lucernari che illuminano l'interno e permettono ai passanti di intravedere il Muro Aragonese e il murale di Kentridge.» (Óscar Tusquets Blanca)

Angelica Kaufmann, 21 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

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