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«Ambroise Vollard» (1909-10) di Pablo Picasso (particolare), Mosca, Museo Puškin

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«Ambroise Vollard» (1909-10) di Pablo Picasso (particolare), Mosca, Museo Puškin

Finito Picasso ricomincia Picasso

Roberto Nicolucci si è cimentato nell’ardua opera di raccontare l’artista come non se l’avessimo mai visto, con accostamenti nuovi e brillanti

Stefano Causa

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Gli amici di «Il Giornale dell’Arte» sono i primi a sapere che quest’anno finirà con l’alta probabilità di imbattersi in una mostra piccola o grande, più o meno buona su un tarchiato spagnolo di adozione francese che si chiama Picasso (1881-1973). Si tratta di onorarne debitamente il cinquantenario della morte; per quanto chi mastichi di immagini antiche e moderne festeggia di Picasso un compleanno al giorno e, prima o poi, lì va a sbattere. Disegnatore, incisore, scultore, pittore, collezionista; e, oltre al molto altro, scrittore: Picasso straripa. I musei dedicatigli sono in fibrillazione ma anche all’Archeologico di Napoli si sono inventati una focalizzazione su «Picasso e l’Antico».

Un accerchiamento che testimonia della immarcescibilità di un mito che, per il  Novecento, è forse l’unico assodatosi quando l’artista era ancora in vita. E se John Lennon saltò su col dire che i Beatles fossero più famosi di Gesù, pure Picasso avrebbe potuto vantare diritti di precedenza su questo primato. Dopodiché sarebbe salutare se resettassimo tutto e immaginassimo qualcuno alle prime armi che, di Picasso, abbia idee vaghe. Una lavagna da riempire. Ma ci piacerebbe immaginare anche qualcuno che voglia fare un poco di manutenzione dei pareri su Picasso. Come le barche, anche le idee devono ogni tanto tornare in cantiere.

Vi provvede ora un libro di uno storico e critico d’arte, Roberto Nicolucci, indenne, se Dio vuole, da quella malattia che si chiama specialismo. Il raggio degli argomenti da lui coperti in questi anni (dalla pittura napoletana del Sei e Settecento fino a un recente excursus sui ponti nelle arti figurative) dimostra come il requisito delle discipline storico artistiche sia oggi, più che mai, troncare il filo spinato che le cinturi. Gli specialisti (come raccomandava un uomo di musica e matematico come Pierre Boulez) lasciamoli in chirurgia.

Una volta rubato il titolo a un estimatore di Picasso come Italo Calvino, con la fertile incoscienza dei trentenni, Nicolucci si impegna nel più arduo dei cimenti. Raccontare Picasso come non lo avessimo mai visto. Fare il tutorial di Picasso. Per questo seleziona non più di venti opere da un corpus di oltre cinquantamila. Alcune irrinunciabili (dalle cinque «Damigelle di Avignone», 1907, al cartellone di «Guernica» trent’anni dopo); altre più da intenditori e quattro, o cinque, della fase finale, malnote agli stessi storici d’arte (chi punterebbe sul vecchio Picasso che gioca alla pittura quando la pittura nessuno voleva più farla). La novità e la brillantezza degli accostamenti (il nesso con Caravaggio merita di essere approfondito), oltre alla rinfrancante scorrevolezza dell’introduzione (dove Picasso precipita nella crisi dei linguaggi di primo Novecento tra musica letteratura e cinema) ci mettono subito sull’avviso che il volume di Nicolucci è molto più di un divertissement.

Ma se è vero che per riprendere a passeggiare sul pianeta Picasso non resta che difendersi dalla piena bibliografica e tenere fissi dinanzi a sé, in una partita doppia, testo e immagini; ecco che Nicolucci (coadiuvato da un direttore editoriale del garbo e l’esperienza di Paolo Baldassarre) adotta il formato quadrato o quadrotto, come si dice in gergo, dei vecchi Diamanti dell’Arte e dei classici dell’arte Skira. La filiera è autorevole e garantita. Aggiungi che il lettore si appassiona e si diverte perché il primo ad appassionarsi e a divertirsi è l’autore stesso.

Corona il consuntivo picassiano un calibratissimo saggio di Augusto Guarino dedicato al rapporto tra il maestro e la letteratura spagnola. Queste le parole di Francisco Umbral poste in epigrafe: «Picasso ha rappresentato la novità assoluta perché ha rappresentato la tradizione assoluta». Non si poteva dir meglio. E su quest’ossimoro utile ad aprire tutte le porte di Picasso si riapre il match, sollecitato da Nicolucci, con l’artista di Malaga. La missione dei (buoni) libri è spalancare finestre e far circolare aria nuova nelle stanze; costringerci a pensare di nuovo le cose già pensate e a non farci mollare mai la presa sulle idee. Finito Picasso ricomincia Picasso.


Pablo Picasso. Lo straordinario ladro della pittura, di Roberto Nicolucci, 90 pp., Roberto Nicolucci, Napoli 2023, € 18

«Ambroise Vollard» (1909-10) di Pablo Picasso (particolare), Mosca, Museo Puškin

«Pablo Picasso. Lo straordinario ladro della pittura» di Roberto Nicolucci, 90 pp., Roberto Nicolucci Editore, Napoli 2023, € 18

Stefano Causa, 25 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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