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«Nascita di Maria Vergine» (1502-08) di Vittore Carpaccio, dal ciclo di teleri con le «Storie della Vergine»

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«Nascita di Maria Vergine» (1502-08) di Vittore Carpaccio, dal ciclo di teleri con le «Storie della Vergine»

Fantastico Carpaccio, ma un vero peccato per il Ciclo di Sant’Orsola

Le opere in mostra in Palazzo Ducale incantano, ma è chiusa la Sala delle Gallerie dell’Accademia in cui è conservata l’appena restaurata serie di teleri

Giovanni Curatola, Giulio Manieri Elia

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Vittore Carpaccio (Venezia 1465 ca -1525/6) con Paolo Uccello è uno dei miei pittori favoriti. Non posso certo dire di averlo studiato in profondità, dato che per quanto presuntuoso io sia, è altresì certo che in queste ricerche possa considerarmi solo un dilettante. Confesso pure, e volentieri, che ormai molti anni orsono parlando di tappeti e pittura italiana alla School of Oriental and African Studies di Londra ho mostrato presunti autoritratti di Carpaccio (in particolare quello, secondo Augusto Gentili, nella «Disputa di Stefano» a Brera) che a detta di molti mi assomigliavano assai, o meglio ero io a somigliargli.

Eterna vanità degli storici dell’arte! Insomma, Carpaccio molto mi attira e mi piace anche pensare che, un po’ burlone, il Nostro si sia divertito a far scervellare sulla questione dell’origine dei tappeti orientali inseriti nei suoi grandi teleri se non proprio stuoli di ricercatori almeno il sottoscritto. Già, i tappeti, che a mio avviso sono quelli spagnoli di imitazione turca giunti a Venezia tre anni dopo la cacciata degli Ebrei dalla Penisola iberica (1492) e ben rappresentati nel Ciclo di Sant’Orsola, per esempio nell’«Incontro e partenza dei fidanzati» (1495), ora all’Accademia di Venezia.

Insomma la mostra che si è aperta il 18 marzo nel Palazzo Ducale di Venezia è stata un’occasione ghiotta per vedere e rivedere alcune opere di colui che è un artista molto orientalista, quello che lo è più di tutti nel tardo Quattrocento e autore di «un preziosissimo (e colto, tanto colto …) gioco a rimpiattino. Gli elementi iconografici sono sapientemente integrati e mischiati in un riflesso di specchi e rimandi, di strade a senso unico e anche vicoli ciechi, di trappole con indizi evidenti e nascosti, accorgimenti banali e altri raffinatissimi, fra realtà, invenzione, citazione, allusione e simbolismo. Se n’è storditi, oltre che ammirati e ammutoliti. Fantastico Carpaccio.

La mostra (che segue quella del 1963 a Palazzo Ducale e quella del 2004-05 alle Gallerie dell’Accademia di Venezia), mi è piaciuta. Riguardare un gigante fa sempre bene e poi ci sono anche molti disegni che erano sconosciuti al sottoscritto. E così, animato dalle migliori intenzioni, mi sono detto che una visita all’Accademia per riguardarmi il Ciclo di Sant’Orsola era proprio una buona idea ma, con sommo disappunto (trasformatosi quasi subito in rabbia impotente) e poi in scoramento, ho visto che i teleri (che erano stati anche restaurati, e bene, di recente… da un benefico ente straniero) non erano visitabili. Allibito. Non so di chi sia la responsabilità, non so chi abbia mal programmato, non chi siano i responsabili, poco me ne importa. Molto mi duole che questo si riverberi sulla fruizione di opere d’arte. Un’altra occasione persa. Si poteva e doveva evitare.

Giovanni Curatola,  esperto di archeologia e storia dell’arte musulmana

Alle Gallerie dell’Accademia è in corso un completo rinnovamento museografico della collezione che passa attraverso un preliminare e necessario intervento di restauro architettonico, adeguamento funzionale e impiantistico che al momento interessa l’intero primo piano (n quattro lotti di lavori), mentre al piano terra il riallestimento delle sale è stato ultimato. Il rinnovamento è di tale entità che all’epoca dell’avvio il progetto venne intitolato Grandi Gallerie. Un passaggio epocale nella storia di questa plurisecolare istituzione, il quarto allestimento organico e radicale delle collezioni. Quest’ultimo avviene, a differenza dagli altri, con il raddoppio della superficie espositiva (che arriva a a 7mila metri quadrati). Un passaggio che consegna il museo al suo futuro.

Si tratta di un intervento molto complesso, eseguito in un contesto architettonico e artistico di pregio e, per giunta, realizzato senza chiudere neppure un giorno il museo, limitandosi esclusivamente alle sezioni in cui il cantiere opera. Come tutte le operazioni complesse, soprattutto quando interessano edifici e lavori pubblici, hanno bisogno di una tempistica, di correttezza di procedure, interventi e operazioni che, purtroppo, talvolta possono non coincidere con i tempi di avvenimenti temporanei concomitanti. Ci riferiamo ovviamente alla sfortunato coincidenza dell’apertura della esposizione su Carpaccio, appena inaugurata a Palazzo Ducale, e della chiusura della sala che espone il massimo suo capolavoro: il Ciclo di Sant’Orsola recentemente restaurato su finanziamento di Save Venice.

La concomitanza è imputabile, del resto, a fattori imprevedibili e comunque non dipendenti da questa Direzione, cominciando dalla ripetuta revisione, dovuta ai noti motivi pandemici, delle date della mostra prevista, inizialmente nel 2020 e poi più volte posticipata, nonché alle complesse necessità procedurali relative alla gestione del cantiere. Questa Direzione non avrebbe in nessun modo potuto interrompere senza effetti dannosi il complesso procedere dei lavori anche in relazione all’importanza che essi rivestono nel complessivo ripensamento espositivo delle Gallerie del XXI secolo. In conclusione i lavori di adeguamento funzionale e impiantistico alla Sala del Ciclo di Sant’Orsola (III lotto che interessa le sale XIX - XXIII consegnate al cantiere nel novembre 2022 come da cronoprogramma) verranno ultimati entro il 27 agosto. 

Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia
 

«Nascita di Maria Vergine» (1502-08) di Vittore Carpaccio, dal ciclo di teleri con le «Storie della Vergine»

Giovanni Curatola, Giulio Manieri Elia, 29 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

Fantastico Carpaccio, ma un vero peccato per il Ciclo di Sant’Orsola | Giovanni Curatola, Giulio Manieri Elia

Fantastico Carpaccio, ma un vero peccato per il Ciclo di Sant’Orsola | Giovanni Curatola, Giulio Manieri Elia