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Raoul Dufy, «30 ans ou la vie en rose», 1931, Parigi, Musée d’Art Moderne de Paris

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Raoul Dufy, «30 ans ou la vie en rose», 1931, Parigi, Musée d’Art Moderne de Paris

Due secoli d’arte in un anno tra Musée d’Orsay e Orangerie

Tra questo settembre e il prossimo, nel 2026, le due istituzioni parigine accolgono una moltitudine di appuntamenti tra pittura, fotografia, arte moderna e arte contemporanea, da John Singer Sargent a Bridget Riley, da Renoir a Youssef Nabil

Musée d’Orsay

«Sargent and Paris» (dal 23 settembre all’11 gennaio 2026), in collaborazione con il Met-Metropolitan Museum of Art di New York, esplora per la prima volta il periodo in cui l’artista statunitense (Firenze, 1856-Londra, 1925) soggiornò in Francia (1874-86). Seconda tappa, dopo l’inaugurazione americana, la mostra presenta più di 90 opere, molte delle quali torneranno dove sono state create per reintrodurre la figura di Sargent al pubblico parigino.

«Paul Troubetzkoy. The sculptor prince» (dal 30 settembre all’11 gennaio) mette in evidenza le sculture di animali e l’impegno a favore dei diritti umani dell’artista italiano (Intra, Vb, 1866-Pallanza, Vb, 1938), principe russo di nascita e parigino d’adozione. Celebre soprattutto per i propri ritratti, la sua vita fu segnata da incontri decisivi e amicizie con uomini di lettere, come Tolstoj in Russia e George Bernard Shaw a Parigi.

«Bridget Riley. Starting point» (dal 21 ottobre al 25 gennaio 2026) propone una selezione delle opere ipnotiche dell’esponente dell’Optical Art nata a Londra nel 1931, la cui carriera fu segnata dall’incontro con l’opera di Georges Seurat: «Copiare Seurat mi ha permesso di comprendere la teoria pittorica. Ho osservato il suo lavoro, l’ho analizzato e infine l’ho adattato al mio fare arte».

«Gabrielle Hébert. Chronicle of a wild romance the Villa Medici» (dal 28 ottobre al 15 febbraio 2026) annuncia il ritorno al Musée d’Orsay (i suoi scatti vennero esposti nel museo parigino e all’Orangerie nel 2015 in occasione della mostra «Who’s Afraid of Women Photographers? 1839-1945») della fotografa tedesca (Dresda, Germania, 1853-La Tronche, Francia, 1934). Il rapporto con la macchina fotografica prese avvio a Villa Medici nel 1888, dove conobbe il futuro marito Ernest Hébert, direttore dell’Accademia di Francia a Roma, otto anni prima, e terminò alla di lui morte, vent’anni dopo.

«Larissa Fassler. State of place» (dal 6 gennaio 2026 al 22 marzo 2026) presenta al pubblico, da molto vicino, il modo in cui l’artista canadese (1975) ha documentato il rapporto tra gli spazi urbani e coloro che li frequentano. L’occasione diviene infatti interessante poiché si è confrontata direttamente con la ristrutturazione in atto del museo, inteso come paesaggio mutevole.

«Renoir and love» (dal 17 marzo 2026 al 19 luglio 2026) racconta la rappresentazione dell’amore secondo una delle figure di spicco dell’Impressionismo (Francia, 1841-1919). Tra la metà degli anni ’60 e il 1880, inventò uno stile pittorico fluido e arioso, ricco di luce e colore, ma trovò anche nuovi soggetti, concentrandosi sulle relazioni tra uomini e donne.

«Renoir drawings» (dal 17 marzo 2026 al 5 luglio 2026) è la prima mostra dedicata alle opere su carta del maestro impressionista, mettendo così in luce il ruolo delle tecniche grafiche nel suo percorso artistico, rivelando altresì la stretta relazione tra tele e disegni, soprattutto a partire dal 1880.

«Youssef Nabil. Freedom, sensuality, [dream] and reality» (dal 26 maggio 2026 al 13 settembre 2026) espone l’analisi che il fotografo e videoartista franco-egiziano (Cairo, 1972) ha condotto tra le collezioni del Musée d’Orsay, punto di partenza per interrogarsi sulle rappresentazioni dell’Oriente. 

Musée de l’Orangerie

«Michel Paysant. See Monet» (dal primo ottobre al 26 gennaio 2026) guarda al rapporto tra arte e scienza centrale nel lavoro dell’artista francese (1955): «Fare arte mi interessa, ma collaborare con altri ambiti che, a priori, non vi hanno niente a che fare, generi diversi, mi affascina molto».

«Berthe Weill. Art dealer of the Parisian Avant-garde» (dall’8 ottobre al 2 gennaio 2026) racconta il modo in cui, nel 1901, Berthe Weill aprì una galleria in rue Victor-Massé 25 per collaborare con gli artisti (come Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Henri Matisse, Diego Rivera): fu la loro portavoce e li sostenne per quasi quarant’anni, quando chiuse lo spazio nel 1940.

Alessia De Michelis, 24 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

Due secoli d’arte in un anno tra Musée d’Orsay e Orangerie | Alessia De Michelis

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