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Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliMusée d’Orsay
• «Sargent and Paris» (dal 23 settembre all’11 gennaio 2026), in collaborazione con il Met-Metropolitan Museum of Art di New York, esplora per la prima volta il periodo in cui l’artista statunitense (Firenze, 1856-Londra, 1925) soggiornò in Francia (1874-86). Seconda tappa, dopo l’inaugurazione americana, la mostra presenta più di 90 opere, molte delle quali torneranno dove sono state create per reintrodurre la figura di Sargent al pubblico parigino.
• «Paul Troubetzkoy. The sculptor prince» (dal 30 settembre all’11 gennaio) mette in evidenza le sculture di animali e l’impegno a favore dei diritti umani dell’artista italiano (Intra, Vb, 1866-Pallanza, Vb, 1938), principe russo di nascita e parigino d’adozione. Celebre soprattutto per i propri ritratti, la sua vita fu segnata da incontri decisivi e amicizie con uomini di lettere, come Tolstoj in Russia e George Bernard Shaw a Parigi.
• «Bridget Riley. Starting point» (dal 21 ottobre al 25 gennaio 2026) propone una selezione delle opere ipnotiche dell’esponente dell’Optical Art nata a Londra nel 1931, la cui carriera fu segnata dall’incontro con l’opera di Georges Seurat: «Copiare Seurat mi ha permesso di comprendere la teoria pittorica. Ho osservato il suo lavoro, l’ho analizzato e infine l’ho adattato al mio fare arte».
• «Gabrielle Hébert. Chronicle of a wild romance the Villa Medici» (dal 28 ottobre al 15 febbraio 2026) annuncia il ritorno al Musée d’Orsay (i suoi scatti vennero esposti nel museo parigino e all’Orangerie nel 2015 in occasione della mostra «Who’s Afraid of Women Photographers? 1839-1945») della fotografa tedesca (Dresda, Germania, 1853-La Tronche, Francia, 1934). Il rapporto con la macchina fotografica prese avvio a Villa Medici nel 1888, dove conobbe il futuro marito Ernest Hébert, direttore dell’Accademia di Francia a Roma, otto anni prima, e terminò alla di lui morte, vent’anni dopo.
• «Larissa Fassler. State of place» (dal 6 gennaio 2026 al 22 marzo 2026) presenta al pubblico, da molto vicino, il modo in cui l’artista canadese (1975) ha documentato il rapporto tra gli spazi urbani e coloro che li frequentano. L’occasione diviene infatti interessante poiché si è confrontata direttamente con la ristrutturazione in atto del museo, inteso come paesaggio mutevole.
• «Renoir and love» (dal 17 marzo 2026 al 19 luglio 2026) racconta la rappresentazione dell’amore secondo una delle figure di spicco dell’Impressionismo (Francia, 1841-1919). Tra la metà degli anni ’60 e il 1880, inventò uno stile pittorico fluido e arioso, ricco di luce e colore, ma trovò anche nuovi soggetti, concentrandosi sulle relazioni tra uomini e donne.
• «Renoir drawings» (dal 17 marzo 2026 al 5 luglio 2026) è la prima mostra dedicata alle opere su carta del maestro impressionista, mettendo così in luce il ruolo delle tecniche grafiche nel suo percorso artistico, rivelando altresì la stretta relazione tra tele e disegni, soprattutto a partire dal 1880.
• «Youssef Nabil. Freedom, sensuality, [dream] and reality» (dal 26 maggio 2026 al 13 settembre 2026) espone l’analisi che il fotografo e videoartista franco-egiziano (Cairo, 1972) ha condotto tra le collezioni del Musée d’Orsay, punto di partenza per interrogarsi sulle rappresentazioni dell’Oriente.
Musée de l’Orangerie
• «Michel Paysant. See Monet» (dal primo ottobre al 26 gennaio 2026) guarda al rapporto tra arte e scienza centrale nel lavoro dell’artista francese (1955): «Fare arte mi interessa, ma collaborare con altri ambiti che, a priori, non vi hanno niente a che fare, generi diversi, mi affascina molto».
• «Berthe Weill. Art dealer of the Parisian Avant-garde» (dall’8 ottobre al 2 gennaio 2026) racconta il modo in cui, nel 1901, Berthe Weill aprì una galleria in rue Victor-Massé 25 per collaborare con gli artisti (come Pablo Picasso, Amedeo Modigliani, Henri Matisse, Diego Rivera): fu la loro portavoce e li sostenne per quasi quarant’anni, quando chiuse lo spazio nel 1940.