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La Fondazione Piero Manzoni ha comunicato di aver distrutto alla fine dello scorso anno, in seguito alla sentenza del Tribunale Civile di Milano (diventata definitiva nel 2015), 39 opere attribuite a Piero Manzoni, dichiarate false da tale Tribunale. I dipinti, di proprietà del baritono Giuseppe Zecchillo, scomparso nel 2011, erano tutti esempi delle diverse tipologie (tele grinzate, cotoni, polistiroli e pacchi) degli «Achrome», la tecnica che ha guadagnato a Manzoni una fama mondiale e quotazioni milionarie sui mercati internazionali. La distruzione fisica delle 39 opere, effettuata in accordo con l’erede del collezionista, segna la fine di un contenzioso tra il baritono e la Fondazione Piero Manzoni, aperto quando Zecchillo portò in Fondazione le opere in suo possesso perché venissero autenticate, e se le vide respingere.
Subito dopo la morte di Piero Manzoni, scomparso nel 1963 a soli trent’anni, Zecchillo aveva preso in affitto l’ultimo studio dell’artista, in via Fiori Chiari 16, e aveva poi fondato l’associazione Amici di Piero Manzoni, con la quale, a suo dire, s’impegnava a promuovere e diffondere l’opera dell’artista, di cui si diceva amico: «Amici non furono mai, precisa la nipote e direttrice della Fondazione Piero Manzoni, Rosalia Pasqualino di Marineo. Forse s’incontrarono qualche volta nei bar di Brera, ma certo Zecchillo non apparteneva alla cerchia degli amici di Manzoni». Ciò che il baritono promuoveva, in realtà, erano le opere (poi risultate in buona misura falsificate) sue e dei soci.
Sono così giunte a 65 le opere giudicate false anche dal Tribunale Civile, per effetto del lavoro della Fondazione a lui intitolata, guidata dai fratelli dell’artista, Elena e Giuseppe Manzoni di Chiosca, rispettivamente presidente e vicepresidente, e diretta da Rosalia Pasqualino di Marineo. Al loro fianco, il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, che nel 2016 ha distrutto 10 opere contraffatte già di proprietà del gallerista Gianni Schubert, ucciso nel 2010 da un collaboratore, oggi all’ergastolo.
Spiega Rosalia Pasqualino di Marineo: «La famiglia prima e la Fondazione poi si sono da sempre preoccupate di definire il corpus delle opere autentiche e di combattere la circolazione dei falsi. Piero Manzoni è un artista che ha avuto interesse di critica e di mercato da subito, e i primi falsi sono della fine degli anni Sessanta, con un boom negli anni Ottanta-Novanta. Anche grazie ai nostri legali, siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti e la distruzione di questo corposo nucleo di opere è un momento importante, che conferma ancora una volta, anche legalmente, la qualità del lavoro rigoroso e scientifico che svolgiamo da sempre».
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