Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliLa presenza di geografie distanti e di galleristi e artisti giovani, con una buona rappresentanza di under 40 e di under 30, porta a Torino un’arte che cerca e in alcuni casi trova strade nuove, animata da un desiderio di lentezza e introspezione. È il caso, per esempio, di Jack Warne, artista inglese rappresentato da Spiaggia Libera (Parigi), classe 1995, prezzi da 15mila a 20mila euro (un’opera già venduta). I suoi lavori mescolano fotografia, pittura e tecnologia digitale. Le sue sono stampe UV di immagini tratte da video di famiglia, applicate su tessuti tirati su una struttura metallica e ricoperti di stucco. Attraverso un QR code e uno smartphone l’immagine, sfocata, prende vita, e riporta lo spettatore all’istante dello scatto. La percezione sfocata è il modo in cui l’artista, affetto da una malattia degenerativa alla vista, vede il mondo. Lo stesso procedimento, applicato a un’immagine astratta, nasconde in un altro lavoro alcuni fotogrammi di una mattina al mercato della Vucciria a Palermo, dove l’artista è stato in residenza quest’estate.
Gabriele De Santis, fondatore dell’azienda produttrice di piante Palma Piatta, specializzata in allestimento di mostre ed eventi, ha allestito con una serrata schiera di piante da appartamento lo stand della Loom Gallery (Milano). La pianta è anche il soggetto ricorrente delle opere esposte, per esempio un dipinto di Salvo (140mila euro), che nei suoi paesaggi introduceva tante più piante quanto più i clienti erano facoltosi, e due dipinti omaggio a Salvo di Jonathan Monk, praticamente la stessa composizione, con dieci piante ma con lo sfondo cancellato, prezzo 5mila euro, ovvero 500 euro a pianta. La connessione con il mondo naturale è uno degli elementi ricorrenti di questa Artissima. Succede per esempio nell’arazzo di «Il Libro della Respirazione» di Maurizio Vetrunio (32mila euro), artista torinese rappresentato dalla Rossi & Rossi, ex galleria londinese specializzata in arte himalayana, oggi con sede a Hong Kong. L’opera rappresenta dei rizomi che descrivono la proliferazione delle cellule, l’immagine, simile a dei polmoni che si gonfiano e si sgonfiano, è assimilata dall’artista al respiro. Anche la fonte è interessante, un trattato post darwinista di Richard Dawkins intitolato L’orologiaio cieco, che descrive i processi dell’evoluzione naturale come incredibilmente perfetti e precisi, simil al lavoro di un’orologiaio, ma ciechi, ovvero senza uno scopo e senza una visione. Quasi una critica a un’arte che troppo spesso risponde a un tema e non a un’urgenza.
Per molti artisti presenti in fiera l’arte, come la natura, è una dimensione intima e sacra, l’espressione di un valore universale cui si aspira, partendo dal basso. Questa l’idea, per esempio, dietro i lavori dell’artista svizzero Kaspar Müller, esposti da Federico Vavassori (Milano) insieme a quelli dell’amico e collega svizzero Emil Michael Klein. Müller realizza dei lavori molto particolari (da 12mila a 17mila euro), sono dei fogli di carta igienica con impressi motivi floreali che lui stampa su grande formato e che poi, insieme alla sua bimba, ricalca con pastelli a olio colorati. L’immagine, semplice e poetica, è come un mandala reiterato all’infinito. Klein, invece, realizza dei dipinti monocromatici color blu notte (da 13mila a 16mila euro), rigorosamente con la stesura di lunghe e precise pennellate che formano una texture geometrica, in questo caso una croce: un gesto e un processo pragmatici per approdare a una dimensione puramente spirituale. Ma quello con la natura e con il mondo non è sempre un equilibrio sano e perfetto. Una distorsione antropica della natura la si ha, per esempio, nel lavoro dell’artista colombiano Miguel Angel Rojas, cui la galleria lacometa (Bogotà) dedica l’intero stand. I suoi lavori affrontano il rapporto tra questioni ecologiche ed economie illecite attraverso sculture simili a potenti e fragili frottage che si sgretolano lasciando intravedere la superficie sottostante e mettendo in risalto il degrado ambientale e l’estrazione intensiva delle materie prime. Un’altra distorsione è quella alla base dell’opera di Jakob Assay, da Art Conept (Parigi). I suoi lavori sono immagini di tavole di truciolato ricoperte dai medesimi listelli di legno riprodotti nell’immagine, ma invece che essere perfettamente sovrapposti sono lievemente disallineati, creando così un effetto sfocato che per l’occhio non è possibile evitare (da 25mila a 50mila euro). Sono molti gli artisti in fiera che si interrogano su ciò che è vero e su ciò che è falso. Bastien Gachet, cui la Galleria Enrico Astuni (Bologna) dedica una personale, riempie lo spazio con un’unica grande installazione, di respiro museale, vendibile intera o in singole parti (37.500 euro per l’intera installazione). È una struttura immersiva in cui si riconoscono oggetti apparentemente familiari, come parti di siede e dispenser di sapone, oggetti industriali che lui, invertendo il processo, riporta a una condizione pre-industriale, facendone degli oggetti unici. Altamente poetico è il lavoro di Zilvinas Landzbergas. Lituana, rappresentata dalla galleria Meno Parkas Gallery (Kaunas): riproduce sotto forma di piccole miniature in legno sospese delle casette islandesi abbandonate (7.000 euro), chiuse e inaccessibili, come i ricordi e le storie che esse contengono.
Il tutto tra numi tutelari come Pier Paolo Calzolari da Mazzoli (500mila euro), Alighiero Boetti da Tornabuoni (750mila euro), Salvatore Astore da Mazzoleni, Richard Long da Tucci Russo, Gilberto Zorio, Peter Halley, William Kentridge, Ettore Spalletti e molti degli artisti più importanti dell’arte contemporanea internazionale, presenti, perlopiù, con opere recenti ew cifre a cinque zeri. Certo, la pittura (con prezzi sotto i 30mila euro) continua a farla da padrona, e dopo di lei le sculture di piccole dimensioni, ma sono anche le cose che tradizionalmente a Torino hanno più mercato. Al di là dei generi e dei temi, però, ciò che colpisce è davvero una vivace freschezza e la volontà di molti giovani artisti di guardare alle ricerche del passato, dall’Arte povera alla Land art, dall’Optical art all’Arte concettuale, per cercare nuovi codici, sperimentare nuove tecnologie, materie, strumenti, conoscenze e contaminazioni con il sogno, a occhi aperti, di plasmare un mondo sempre più complesso.
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