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Insediato a gennaio alla direzione della GAMeC-Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (cfr. n. 378, set. ’17, p. 26), Lorenzo Giusti (Prato, 1977) ha presentato la sua programmazione, che debutterà il 7 giugno. L’obiettivo, ci spiega, «è stato provare a costruire un museo che sia un ambiente da vivere e non una semplice sequenza di mostre. Tutte le mostre, infatti, sono integrate in una visione non estemporanea e tutte fanno parte di cicli pluriennali, da un lato per “costringere” il museo a una programmazione, favorendo così un’attività coerente, dall’altro per affezionare il pubblico ed educarlo».
Rispettando il Dna della GAMeC, da sempre sperimentale e inclusiva, il direttore ha ideato un calendario di progetti attorno alla collezione, di attività didattiche e di incontri pubblici, spesso frutto di collaborazioni tra istituzioni pubbliche e private, cittadine, nazionali e internazionali. Prima fra tutte, quella con il Comune di Bergamo, che nei mesi estivi metterà a disposizione della GAMeC la Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione. «L’idea, spiega Giusti, era comunicare il museo come una realtà non chiusa nei propri confini architettonici e di aprire un “satellite” in Città Alta, intercettando i flussi turistici crescenti che giungono a Bergamo».
Si parte con «Il diletto del praticante» (dall’8 giugno al 26 agosto, a cura di Giusti), prima personale in Italia dello scultore americano Gary Kuehn (New Jersey, 1939): nel salone di Città Alta si vedranno le opere di grande formato degli anni Sessanta e alla GAMeC un nucleo di sculture, pitture e disegni storici e recenti (alcuni creati per quest’occasione). Nello Spazio Zero del museo, intanto, si terrà dall’8 giugno al 9 settembre la mostra «Enchanted Bodies/Fetish for Freedom», a cura del brasiliano Bernardo Mosqueira, vincitore della nona edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte per curatori under 30, dopo che, dal 4 maggio al 7 giugno, nello Spazio Caleidoscopio saranno stati presentati i due progetti di Luca Gennatie di Martina Sabbadini, vincitori della sezione Scuole curatoriali del Premio. Sempre dall’8 giugno al 9 settembre, sarà la volta del primo appuntamento di «La collezione impermanente», a cura di Valentina Gervasoni e Fabrizia Previtali. «Perché “impermanente”? Perché, chiarisce Giusti, la collezione di un museo di arte moderna e contemporanea non può per sua natura essere qualcosa di “permanente”: non solo la soglia dell’oggi si sposta sempre in avanti, ma i giudizi di valore sulle opere cambiano nel tempo. La collezione diventerà perciò una costellazione di piccole mostre, con opere nostre e del territorio, e sarà propedeutica alla nuova sede della GAMeC, già finanziata, che vedrà la luce tra quattro-cinque anni nell’attuale Palazzetto dello Sport, radicalmente restaurato».
Dal 5 ottobre al 6 gennaio, ecco «Black Hole. Arte e matericità tra informe e invisibile», primo passo di un’indagine multidisciplinare in tre tappe, ideata da Lorenzo Giusti e sviluppata con Chiara Fumagalli, che riunisce artisti dalle avanguardie del ’900 a oggi, che hanno lavorato sulla materia come elemento originario, primordiale. Accanto alla GAMeC, ci sarà la Fondazione Meru/Medolago-Ruggeri per la ricerca biomedica che, dopo il Meru Art*Science Award, nel prossimo triennio promuoverà il Meru Art*Science Research Program, coordinato da Anna Daneri con Alessandro Bettonagli e Lorenzo Giusti, con cui finanzierà ogni anno un progetto sulla materia di un artista scelto dalla giuria, da esporsi nello Spazio Zero, in concomitanza con queste mostre. Molti i progetti fuori sede, i laboratori, i corsi e gli eventi collaterali, mentre sta partendo la fase preliminare dell’intervento musivo di Jan Fabre, curato da Giacinto Di Pietrantonio, nell’Oratorio dei Morti della Chiesa di San Lorenzo in Città Alta, promosso da Curia Diocesana e GAMeC con la Fondazione Adriano Bernareggi.
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Lorenzo Giusti, direttore della GAMeC di Bergamo. Foto: © Daniela Zedda
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