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Un interno del Castello di Sammezzano a Reggello (Fi)

© Greta Gabaglio, courtesy Fai-Fondo per l’Ambiente Italiano

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Un interno del Castello di Sammezzano a Reggello (Fi)

© Greta Gabaglio, courtesy Fai-Fondo per l’Ambiente Italiano

Castello di Sammezzano, il sogno orientalista ora ha un futuro

Dopo l’acquisto da parte della famiglia fiorentina Moretti si profila un nuovo capitolo per il complesso monumentale di Reggello, mirabolante rievocazione di capolavori architettonici di arte moresca. Un museo e nuove attività dovrebbero presto far rinascere un tesoro unico creato nell’Ottocento dal marchese Ferdinando Panciatichi

Elena Franzoia

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Il 2 maggio un soddisfatto Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, postava su Instagram: «Il Castello di Sammezzano a Reggello, capolavoro orientalista del XIX secolo, è stato acquisito dalla famiglia Moretti. Chiuso da oltre 30 anni, torna a sperare grazie a un progetto di restauro, sostenibilità e fruizione pubblica. Presto un museo e nuove attività riporteranno in vita questo tesoro unico!». L’Ansa batteva: «È avvenuto il passaggio di proprietà alla Smz Srl, riconducibile all’imprenditore Giorgio Moretti, noto a Firenze per avere fondato gli Angeli del Bello. “La parte sostanziale è finita, ma ha una coda formale”, spiega Moretti, che conferma “l’operazione” e la definisce “molto rilevante, il grande costo sarà la ristrutturazione e il restauro”. Adesso devono trascorrere 30 giorni per i ricorsi e 60 per il periodo di prelazione da parte dello Stato». 

Sembra dunque avviarsi a conclusione la lunghissima e vexata quaestio che ha visto protagonista un complesso monumentale per molti verso unico nel panorama italiano, la cui inconfondibile identità visiva, sopravvissuta ai tanti anni di degrado e abbandono, è anche all’origine della sua scelta come set del film «Il racconto dei racconti» (2015) e del cortometraggio pubblicitario per Dior «Le Château du Tarot» (2021) da parte del regista Matteo Garrone

Tenuta di caccia in epoca medicea, Sammezzano deve la sua fama al marchese fiorentino Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona (1813-97), versatile ma per certi versi tragica figura di politico e intellettuale che, deluso dalle sua vita privata e dagli esiti dell’Unità d’Italia, si ritirò dalla vita pubblica modificando, da architetto autodidatta affascinato dall’Orientalismo, un’esistente villa di famiglia. Nascono così le 13 straordinarie sale del Castello, in cui complessi valori criptici e simbolici concorrono a ricreare suggestioni moresche, indiane ed ebraiche. Come ricostruisce Emanuele Masiello nel volume, cocurato con Ethel Santacroce, Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona: Sammezzano e il Sogno d’Oriente (Sillabe, Livorno 2016), alla morte del marchese la proprietà, che comprende un parco di 200 ettari con alcuni alberi monumentali, passa fino al 1919 alla figlia Marianna

Agli anni 1925 e ’27 risalgono i primi provvedimenti di tutela, mentre nel 1955 la proprietà, nel frattempo divenuta dalla famiglia Oriani, viene ceduta alla società Sammezzano S.r.l., autorizzata nel 1973 a trasformare il Castello in ristorante e albergo di lusso, funzione cessata nel 1990. Nonostante però nel 1972 il Ministero della Pubblica Istruzione avesse vincolato l’intera proprietà di Sammezzano ai sensi della Legge n.1089 del 1939, nel 1978 la Soprintendenza aveva concesso un ampliamento dell’albergo in un'area marginale del parco su progetto di Pier Luigi Spadolini, consentendo di fatto la realizzazione del «Mostro», cantiere mai terminato ma tuttora esistente, in seguito bloccato dalla Procura della Repubblica. 

Agli anni ’80 data la nascita di un nuovo interesse nei confronti dell'eccezionalità storico-artistica del complesso, anche grazie all'impegno di docenti e ricercatori della Facoltà di Architettura fiorentina come Carlo Cresti, Ezio Godoli e Cristina Tonelli. Nel 1999 Sammezzano, ormai abbandonato, viene acquisito dalla società inglese London & Hereford Holding, che pur promettendo restauri e valorizzazione di fatto lo lascia declinare. Seguono fallimenti e aste giudiziarie, tanto che nel 2017 pare aggiudicarsi il complesso per 15 milioni e 400mila euro la società di Dubai Helitrope Limited, ma il tribunale annulla l'acquisto

Allo scopo di mantenere vivo l’interesse per l’eccezionale proprietà, continuo oggetto di furti e vandalizzazioni, nascono intanto i comitati FPXA 1813-2013, costituito nel 2012 dagli abitanti di Reggello e impegnato soprattutto in visite guidate e attività culturali di divulgazione e sensibilizzazione, e Save Sammezzano, che dal 2015 grazie a una intensa attività social crea un vero caso nazionale basato sul tam-tam, tanto da attirare l’interesse del Fai-Fondo per l’Ambiente Italiano che elegge Sammezzano con oltre 50mila voti Luogo del cuore 2017

Dal 2019 il Castello è tra i finalisti dei «7 most endangered», programma sul patrimonio europeo in pericolo promosso dall’Associazione Europa Nostra. «Personalmente trovo che l’acquisizione da parte di Moretti, se andrà in porto, sia una bella notizia, afferma Massimo Sottani, ex sindaco di Reggello e storico presidente del Comitato FPXA 1813-2013. Per troppo tempo il dibattito si è incentrato su temi ideologici promuovendo l’esclusivo acquisto da parte dello Stato, che ovviamente sarebbe auspicabile ma è anche impossibile data la quantità di beni che già lo Stato possiede. Come Comitato costituito dagli abitanti del luogo siamo quindi disposti a dare il nostro contributo, pur rimanendo indipendenti, a privati bravi che intendano impegnarsi nel restauro e nella valorizzazione di un bene che è stato, per il suo creatore Ferdinando Panciatichi, soprattutto uno straordinario anelito di libertà».

 

 

 

Elena Franzoia, 22 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

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