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«La Muse endormie» (1910), di Constantin Brâncuşi. © Succession Brancusi - Adagp, Paris 2024. Foto: Adam Rzepka - Centre Pompidou, Mnam-Cci Dist. Rmn-Gp

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«La Muse endormie» (1910), di Constantin Brâncuşi. © Succession Brancusi - Adagp, Paris 2024. Foto: Adam Rzepka - Centre Pompidou, Mnam-Cci Dist. Rmn-Gp

Brâncuşi cercava la purezza assoluta delle forme

Al Musée National d’Art Moderne del Centre Pompidou una grande retrospettiva del pioniere della scultura moderna astratta con oltre 200 sculture

Luana De Micco

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Alcune opere iconiche del pioniere della scultura moderna astratta, Constantin Brâncuşi, tra cui il «Bacio» (1907), forse la più famosa, «La musa addormentata» (1910), un viso delicato di donna modellato nel bronzo, la «Leda» (1926), la «Danaide» (1913) e «La colonna senza fine II» (1928) sono tra le oltre 200 sculture che il Musée National d’Art Moderne del Centre Pompidou riunisce nella retrospettiva presentata dal 27 marzo al primo luglio.

Nato in Romania nel 1876, nel paesino di Hobita, in una famiglia di contadini, più tardi naturalizzato francese, raggiunse Parigi nel 1904, a 28 anni. Nella città fucina delle avanguardie sentì l’influenza di Auguste Rodin e fu amico di Amedeo Modigliani, Henri Matisse, Marcel Duchamp.

La mostra parigina, curata dalla conservatrice Ariane Coulondre, insiste sulle fonti di ispirazione, l’importanza che ebbero nell’opera di Brâncuşi l’arte africana e asiatica, ma anche Paul Gauguin e la cultura e le tradizioni della Romania. Indaga i processi di creazione e riflessione all’origine della scultura astratta di Brâncuşi, che l’hanno condotto via via a liberarsi di tutti i particolari superflui e tendere alla purezza assoluta delle forme. Brâncuşi levigava le superfici rendendole perfettamente lisce, sia la pietra sia il bronzo.

Per mostrare l’artista al lavoro, il Centre Pompidou ricostituisce in parte l’atelier di Brâncuşi con i suoi gessi, che lo scultore donò integralmente allo Stato francese poco prima di morire, nel 1957. L’atelier sarà trasferito nel percorso permanente del Pompidou al termine dei grandi lavori di ristrutturazione del centro culturale che inizieranno nel 2025. A Parigi arrivano anche opere della Tate Modern di Londra, del MoMA di New York e del Museo Nazionale di Arte romena di Bucarest. Molte di queste hanno appena lasciato la retrospettiva organizzata a Timişoara, in Romania, per l’anno Capitale della Cultura. Mostra che, curata da Doina Lemny, una delle maggiori esperte di Brâncuşi, in collaborazione con il Pompidou, si era focalizzata sui legami che lo scultore conservò sempre con il Paese natale.

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Luana De Micco, 25 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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