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Lesley Lokko, curatrice della 18ma Biennale di Architettura di Venezia. Foto © Murdo Macleod

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Lesley Lokko, curatrice della 18ma Biennale di Architettura di Venezia. Foto © Murdo Macleod

Biennale di Architettura, visto negato a tre ghanesi: non erano «essenziali»

Le critiche della curatrice Lesley Lokko: «Una decisione che ha mostrato la “brutta faccia” della politica italiana sull'immigrazione, ma che non dovrebbe diventare “la storia che definisce questa mostra”»

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Tom Seymour

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L'Ambasciata italiana ad Accra non ha concesso a tre curatori ghanesi il visto per partecipare alla 18ma  Biennale di Architettura, in corso dal 20 maggio al 26 novembre. I tre erano diretti a Venezia per collaborare con Lesley Lokko, la prima curatrice di origine africana a sovrintendere all’importante appuntamento. Più della metà dei partecipanti di questa edizione della Biennale, intitolata «Laboratorio del futuro», proviene dall’Africa o dalla diaspora africana.

Secondo Lokko, ai curatori è stato negato il visto a causa dell’infondato timore che tentassero di darsi alla latitanza e di entrare illegalmente in Italia. «Non tutti i team sono uguali», ha osservato Lokko nella conferenza stampa di apertura. Ha poi definito l’esclusione dei suoi colleghi ghanesi un sintomo della «brutta faccia» della politica italiana sull'immigrazione. Ma ha auspicato che la notizia non mettesse in ombra l’apertura della Biennale: «Per il momento è una notizia da prima pagina, ma non può diventare la storia che definisce questa mostra, ha osservato. È troppo facile, troppo prevedibile, troppo “cheap”».

L’ambasciatrice italiana in Ghana, Daniela d’Orlandi, che ha negato il vosto ai tre uomini, ha pubblicamente accusato Lokko di aver cercato di portare «giovani non essenziali» nell’area Schengen dell’Europa.

In una dichiarazione condivisa su Twitter, Lokko ha definito d’Orlandi «un’ambiziosa diplomatica di carriera che vuol fare bella figura con il governo di destra in carica». «Nel documento di rifiuto dell’Ambasciata italiana ad Accra, ha riferito Lokko nel corso della conferenza stampa di apertura della Biennale,  si legge: “Vi sono ragionevoli dubbi sulla loro intenzione di lasciare il territorio, o lo Stato, prima della scadenza del visto”. Nessuna spiegazione però è stata data su quali fossero questi dubbi, ragionevoli o meno».

Lo staff di Lokko era impiegato dall’African Futures Institute, un’iniziativa finanziata da un consorzio di cui fanno parte la Ford Foundation, la Mellon Foundation e Bloomberg Philanthropies. In risposta a una richiesta di commento da parte di «The Art Newspaper», testata nostra partner in lingua inglese, un portavoce dell’African Futures Institute ha dichiarato: «Non vogliamo permettere che questo problema sminuisca il duro lavoro e l’impegno che gli altri collaboratori/partecipanti hanno profuso nella Mostra negli ultimi 18 mesi, né togliere valore ai successi dei vincitori del Leone d’Oro».

In una lunga dichiarazione condivisa con «The Art Newspaper», l’ambasciatrice d’Orlandi ha affermato che la stragrande maggioranza degli artisti africani che hanno richiesto il visto per partecipare alla Biennale lo hanno ottenuto. «La nostra Ambasciata, ha scritto, è profondamente impegnata a promuovere la collaborazione con il Ghana in tutti i settori, compreso quello culturale, e non risparmia sforzi per facilitare la partecipazione di artisti ghanesi a importanti mostre d’arte. Il governo italiano ha dovuto rispettare le severe norme dell’Unione Europea che hanno portato al rifiuto del visto ai tre curatori ghanesi in questione. Sarebbe limitativo, ha proseguito l’ambasciatrice,  soffermarsi solo su alcuni dinieghi di visto, che derivano dall'applicazione di una normativa che l'Italia e gli altri Paesi Schengen sono tenuti a osservare».

Non sarebbe la prima volta che il Governo italiano discrimina i partecipanti africani alla Biennale di Architettura di Venezia. In un tweet Hannah La Roux, architetta di Johannesburg e professoressa associata alla Wits University, ha commentato: «[Questa non è] una novità per quanti di noi hanno un passaporto africano. In sostanza, bisogna presentare tre mesi di buste paga, una prova di 100 euro al giorno, un’assicurazione medica di 600mila euro e inviti formali. E una volta entrati, non possiamo invitare le persone a carico a raggiungerci».

È in un altro tweet Killian Doherty, docente di architettura all'Edinburgh College of Art, ha scritto: «In 10 anni non è cambiato molto. Nel 2012, per portare due mie studentesse ruandesi di architettura a vedere la Biennale di Venezia, ho procurato un finanziamento esterno per i visti, il viaggio e l’alloggio. Le autorità italiane hanno rifiutato loro l’ingresso in quanto “ad alto rischio di fuga“».

In una dichiarazione un portavoce della Biennale di Venezia ha affermato che: «Riteniamo importante chiarire che Lesley Lokko, nel suo ruolo di direttrice dell'AFI-African Future Institute di Accra in Ghana e in accordo con La Biennale di Venezia, ha chiesto ai suoi collaboratori, che hanno lavorato a vario titolo alla realizzazione della 18. Mostra Internazionale di Architettura di cui è curatrice, di essere in loco a Venezia per i primi giorni di prova della mostra, un momento significativo che conclude il lavoro a cui si sono dedicati con grande passione e impegno negli ultimi mesi.
Abbiamo richiesto sei visti per loro come collaboratori diretti, come di norma per tutti i collaboratori. Per tutti loro era stato trovato un alloggio a Venezia e i biglietti di andata e ritorno per il Ghana erano già stati prenotati. I visti sono stati negati a tre dei collaboratori e uno di loro è ancora in attesa di una risposta. Siamo attualmente in contatto con le autorità competenti per trovare una soluzione».
 

Lesley Lokko, curatrice della 18ma Biennale di Architettura di Venezia. Foto © Murdo Macleod

Tom Seymour, 21 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

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