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Monica Trigona
Leggi i suoi articoliSi è conclusa con un incasso complessivo di 1.027.535 euro (diritti inclusi) l’asta di Arte Moderna e Contemporanea organizzata da Wannenes Casa d’Aste il 12 giugno. Un risultato che non solo conferma l’appeal del catalogo costruito attorno a grandi nomi del Novecento italiano, ma premia anche la scelta strategica della maison di includere voci internazionali di forte intensità espressiva e storica. Il top lot della serata è stato il potente «Minotauro» dello scultore e pittore iraniano Bahman Mohasses, aggiudicato per 275.150 euro, ben oltre la stima iniziale.
Figura ricorrente nel suo immaginario mitico ed esistenziale, il Minotauro di Mohasses incarna la tensione tra alterità e appartenenza, alienazione e forza primordiale: una sintesi visiva delle contraddizioni che attraversarono la sua intera produzione. L’opera ha suscitato particolare interesse tra i collezionisti internazionali, contribuendo a consolidare la fama dell’artista come voce universale del dissenso e dell’interiorità. Ottimi risultati anche per la delicata scultura «Enfant juif» di Medardo Rosso, cera su gesso che ha toccato i 119.900 euro, confermando l’importanza del maestro torinese nella storia della scultura moderna. Il suo stile rarefatto, quasi sfuggente, continua ad affascinare per la capacità di modellare la luce e l’effimero più che la materia stessa.
«Enfant juif» di Medardo Rosso. Courtesy Wannenes Casa d’Aste
Tra le sorprese dell’asta figura anche Luigi Ontani con la visionaria scultura in terracotta invetriata «Cristoforo Colombo» (realizzata in collaborazione con la Bottega Gatti di Faenza), battuta per 106.400 euro, a testimonianza dell’interesse crescente per la produzione tridimensionale dell’artista. Molto atteso, Mikuláš Medek ha confermato le aspettative: il suo «A Head of the Tower Designer» (lotto 77), opera realizzata durante il suo soggiorno italiano del 1968, è stato aggiudicato a 100.150 euro, dopo che già una sua opera aveva sorpreso all’asta Wannenes di dicembre 2024. Il pittore ceco si conferma dunque come figura chiave nel panorama mitteleuropeo del secondo Novecento, riscoperta anche da collezionisti di nuova generazione. Non sono mancati i riconoscimenti per i maestri italiani: Carlo Carrà con «Madre e Figlio» (1952) ha raggiunto i 68.900 euro, mentre Renato Guttuso con «Ricordo della città di Sevres», e Maurice Utrillo con «Rue des Prêtres à Albi», hanno entrambi confermato la solidità del loro mercato, pur restando in fasce di prezzo più contenute.
Un focus particolare meritava la rara collezione di 24 tecniche miste su carta di Mario Sironi, databili tra il 1916 e il 1927, provenienti da una collezione privata ligure. Anche se i risultati specifici non sono stati resi noti, l’interesse manifestato durante l’esposizione — tenutasi dal 9 all’11 giugno — fa pensare a un buon riscontro per queste opere che testimoniano un Sironi più intimo e sperimentale. A tirare le somme sono Guido Vitali e Pier Matteo Carnaroli, responsabili del Dipartimento: « Siamo molto soddisfatti: c’è stato grande interesse da parte sia di acquirenti consolidati sia di nuovi collezionisti, con numerose richieste di condition report e un’ottima partecipazione in asta». Il successo di questa asta di giugno rafforza la direzione intrapresa dalla maison: valorizzare il Novecento storicizzato senza rinunciare alla scoperta e al dialogo con opere rare ma in grado di parlare con forza al collezionismo di oggi.
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