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Thea Djordjadze, «Untitled», 2020 (particolare)

Courtesy the artist and kaufmann repetto Milan / New York

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Thea Djordjadze, «Untitled», 2020 (particolare)

Courtesy the artist and kaufmann repetto Milan / New York

Art Basel 2025 • Italia, destinazione Basilea (terza parte)

Una ventina di espositori presenti a Basilea «parlano italiano». A «Il Giornale dell’Arte» hanno raccontato le opere che portano in fiera e le loro aspettative

kaufmann repetto

Che opere portate ad Art Basel e quali tra queste considerate i vostri «pezzi forti»?
Presentiamo opere di artisti che hanno importanti mostre istituzionali in corso e future, come Thea Djordjadze, Simone Fattal, Anthea Hamilton e Adrian Paci. Inoltre, esponiamo artisti della nostra programmazione come Bice Lazzari, Nina Canell, Diana Molzan, Pae White e Corydon Cowansage, nonché una «new entry», la francese Gaëlle Choisne che presenteremo per la prima volta in entrambi le sedi, Milano e New York, in autunno. Il nostro progetto Kabinett è invece dedicato alla pittrice statunitense Katherine Bradford, mentre partecipiamo alla sezione Unlimited con Latifa Echakhch.

Che cosa vi aspettate dalla fiera?
Art Basel è la più importante di tutte le fiere di arte contemporanea, e abbiamo sempre apprezzato il suo approccio di qualità sia nella selezione delle gallerie sia per quel che riguarda il pubblico. A questo si aggiungono eventi collaterali importanti, come Parcours, e anche iniziative come il Basel Social Club.

Come vedete a livello globale il mercato dell’arte?
La flessione dell’economia globale si fa sentire anche nel nostro settore. Ma ci sono a monte le ancora più grandi incertezze legate alla situazione politica mondiale - difficile fare delle previsioni. Diciamo che cerchiamo di restare ottimisti.

Che progetti state portando avanti oggi e nel prossimo futuro (altre fiere, mostre, collaborazioni, cataloghi…)?
Seguiremo da vicino una serie di progetti istituzionali: Adrian Paci presenterà a breve un progetto negli spazi di Conciliazione 5 e nelle Corsie Sistine a Roma, Simone Fattal parteciperà alla Biennale di Istanbul e alla Aishti Triennial, Vivian Suter inaugurerà una mostra personale a Palais de Tokyo, Anthea Hamilton sta realizzando una commissione per l'Aspen Art Museum. Sono anche in preparazione i catalogue raisonné di Corita Kent e Bice Lazzari. A fine giugno apre a New York la seconda edizione di The Campus, un progetto collaborativo di sei gallerie-amiche che ha avuto molto successo l’anno scorso. Dopo l’estate è subito la volta di Panorama a Pozzuoli, organizzata da Italics, quest’anno a cura di Chiara Parisi.

Joseph Kosuth, «Cathexis», 1980-81. Courtesy Galleria Lia Rumma, Milano | Napoli

Lia Rumma

Per l’edizione di Art Basel 2025 la Galleria Lia Rumma porterà una selezione di opere dei propri artisti, con un particolare focus su William Kentridge, Joseph Kosuth e Gian Maria Tosatti.

Grazia Varisco, «Schema Luminoso Variabile “R.VOD.LAB”», 1964. Courtesy M77

M77

Che cosa vi aspettate dalla fiera?
Dare visibilità a due grandi artiste italiane e riscontro nelle vendite delle opere esposte, tutte con un significativo pedigree e appetibilità sul mercato.

Come vedete a livello globale il mercato dell’arte?
A livello internazionale stiamo assistendo a dei grandi shift strutturali, che tuttavia giovano alla fascia di mercato in cui operiamo e siamo dunque ottimisti. In Italia la situazione rimane stagnante: sembra che tutto il mondo dell’arte (non sono noi galleristi, ma anche i collezionisti) sia in un limbo in attesa di avere conferme sulla riforma dell’Iva, riforma che, ça va sans dire, sarebbe di enorme beneficio al settore Culturale del nostro paese.

Che progetti state portando avanti oggi e nel prossimo futuro (altre fiere, mostre, collaborazioni, cataloghi…)?
Il programma espositivo di M77 ha recentemente visto Ming Smith, prima fotografa nera ad essere acquisita dal MoMa, nella sua prima mostra antologica europea: «Ming Smith. I paint with light». Siamo orgogliosissimi di rappresentare un’artista del suo calibro e protagonista di spicco del mondo dell’arte globale. Stiamo contestualmente producendo l’omonimo catalogo per le nostre edizioni di galleria, M77 Editions. Nel prossimo futuro presenteremo un’ambiziosa mostra personale dell’artista toscano Gianni Bertini a cura del noto curatore e scrittore, padre dell’Arte Relazionale, Nicolas Bourriaud, in apertura il 9 di giugno. La programmazione continuerà poi con la seconda personale in galleria dalla nostra apertura, ormai 11 anni fa, di Grazia Varisco, in cui presenteremo opere inedite e di recente produzione e una grande installazione site specific. Sulla falsa riga dei progetti che l’hanno vista coinvolta oltreoceano, M77 realizzerà un ulteriore ed eccitante progetto espositivo incentrato su Maria Lai e la sua opera, del quale non possiamo tuttavia ancora svelare i dettagli.

 

Andy Warhol, «Vesuvius», 1985. Courtesy Magazzino

Magazzino

Che opere portate ad Art Basel e quali tra queste considerate i vostri «pezzi forti»?
Anche quest’anno, il nostro stand ad Art Basel si sviluppa come un dialogo tra il moderno e il contemporaneo, mettendo in relazione alcuni artisti iconici della storia dell’arte con le voci più radicali della nostra galleria. Il titolo del progetto, «Exchanging Glances», richiama l’idea di una reciprocità di sguardi tra presente e passato. Il cuore della presentazione è «Vesuvius» (1985) di Andy Warhol, un dipinto esplosivo realizzato per la storica mostra al Museo di Capodimonte. Accanto a lui, Joseph Beuys è presente con l’opera Vestito Terremoto, simbolo della sua poetica politica e della storica collaborazione con Lucio Amelio a Napoli. Il dialogo si estende poi al presente con artisti come Elisabetta Benassi, Mircea Cantor, Antonio Biasiucci e Namsal Siedlecki, le cui opere risuonano con la carica simbolica, spirituale e politica dei due maestri. L’allestimento è pensato come uno spazio di convergenza e attrito: uno scenario in cui l’immaginario pop di Warhol, la tensione concettuale di Beuys e le visioni contemporanee si confrontano in un montaggio visivo ad alta intensità. 

Che cosa vi aspettate dalla fiera?
Che torni ad essere l’evento imperdibile, quell’utopia che era una volta, un momento in cui il mercato si intrecciava con la spinta culturale, e in cui davvero coesistevano collezionisti, galleristi, musei, istituzioni, e nuove visioni. Più che aspettarci qualcosa, speriamo di generare qualcosa. Art Basel è uno dei pochi contesti in cui visioni storiche e prospettive emergenti possono confrontarsi su un piano realmente globale. Ci interessa innescare nuove connessioni, non solo tra artisti e collezionisti, ma anche tra idee, generazioni e prospettive. Se da questo nascono conversazioni durature, collaborazioni istituzionali o scoperte inaspettate, allora sì: la fiera avrà davvero fatto ciò che dovrebbe fare.

Come vedete a livello globale il mercato dell’arte?
Certamente non è un momento semplice per il mercato dell’arte. Le attuali tensioni geopolitiche e le difficoltà economiche internazionali si intrecciano con un passaggio generazionale ancora incerto tra collezionisti, e con un cambiamento profondo nelle modalità di acquisizione, relazione e intermediazione tra opera e pubblico. Siamo di fronte a un sistema che sta ridefinendo i propri equilibri, non solo economici, ma anche culturali e relazionali. 

Che progetti state portando avanti oggi e nel prossimo futuro (altre fiere, mostre, collaborazioni, cataloghi…)?
Stiamo cercando di evolvere tenendo conto delle difficoltà attuali, riportando al centro il lavoro della galleria e la qualità dei progetti che scegliamo di sostenere. Il nostro focus è su mostre fortemente curate, con una narrazione chiara e un posizionamento preciso, ma anche sull’instaurare collaborazioni con gallerie affini per visione e valori, così da rafforzare insieme un certo approccio all’arte contemporanea.

Maurizio Cattelan, «Back», 2025. Courtesy MASSIMODECARLO

MASSIMODECARLO

Che opere portate ad Art Basel e quali tra queste considerate i vostri «pezzi forti»?
Ad Art Basel portiamo una selezione che rispecchia l’anima internazionale del nostro programma: da McArthur Binion ad Jennifer Guidi, da Elmgreen & Dragset a Jamian Juliano-Villani e Ludovic Nkoth. Anche Maurizio Cattelan.....( e avremo anche alcuni lavori di mercato secondario Boetti e Gnoli.)

Che cosa vi aspettate dalla fiera?
Dalla fiera di Basilea è lecito aspettarsi molto….anche in un periodo in cui tutti i mercati  soffrono… Crediamo molto nelle nostre proposte. E Basilea è sempre stata storicamente decisiva per gli artisti con cui lavoriamo.

Come vedete a livello globale il mercato dell’arte?
Contratto ma persistente... la richiesta di arte non è diminuita... i prezzi si. 

Che progetti state portando avanti oggi e nel prossimo futuro (altre fiere, mostre, collaborazioni, cataloghi…)?
Quest'anno a Basilea presentiamo il nostro primo progetto fuori Fiera...una mostra personale di Lenz Geerk nella Domus House, un’icona del modernismo svizzero firmata dagli architetti Rasser e Vadi. A fine maggio la Fondazione Pino Pascali inaugura una mostra di Peter Schuyff, mentre il 12 giugno a Parigi si aprirà una personale di Nicole Wittenberg alla Fondazione Le Corbusier a Maison La Roche.

Nicoletta Biglietti e Ludovica Zecchini, 06 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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