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Nicoletta Biglietti e Ludovica Zecchini
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Che opere portate ad Art Basel e quali tra queste considerate i vostri «pezzi forti»?
Mazzoleni torna ad Art Basel 2025 con una doppia partecipazione: nella sezione Galleries e in Unlimited. Per Galleries, presentiamo «Theatre as a Place for Art» (Il teatro come luogo per l’arte), un progetto che si interroga su cosa sia oggi una fiera d’arte se non un palcoscenico, dove ogni stand è una scena e ogni visitatore un potenziale protagonista. Attraverso opere di grandi maestri italiani del XX secolo, Giorgio de Chirico, Lucio Fontana, Alberto Burri, Piero Manzoni, Fausto Melotti, Agostino Bonalumi e Salvo, lo stand si trasforma in una scenografia immersiva, dove il pubblico è invitato a entrare e partecipare. Tra i nostri “pezzi forti”: una selezione di opere, tra cui «Rosso Plastica» (1968), «Concetto Spaziale (Teatrino)» (1965) e un’opera su metallo di Lucio Fontana, una tela grinzata e caolino e «La Base Magica-Scultura Vivente» (1961, exhibition copy) di Piero Manzoni, che invita i visitatori a salire sul piedistallo e diventare parte attiva della performance.
Che cosa vi aspettate dalla fiera?
Art Basel è da sempre un appuntamento cruciale: un crocevia internazionale di relazioni, scambi e visioni. È per noi un’opportunità per dare visibilità agli artisti che rappresentiamo, rafforzare legami con i collezionisti e creare nuove connessioni. Siamo particolarmente curiosi di osservare le reazioni alla selezione delle opere e al nostro allestimento. Anche la nostra partecipazione a Unlimited, con l’imponente installazione luminosa lunga 34 metri di Marinella Senatore («We Rise by Lifting Others»), punta a coinvolgere il pubblico in modo diretto, trasformando la fiera in un vero e proprio «teatro collettivo».
Come vedete a livello globale il mercato dell’arte?
Il mercato globale dell’arte si sta lentamente riprendendo dopo un 2024 segnato da incertezze e rallentamenti. Si guarda al futuro con un cauto ottimismo, registrando qualche segnale incoraggiante, che ci auguriamo possa consolidarsi anche grazie a questa edizione della fiera. Tuttavia, il ritorno di interesse per alcuni grandi artisti italiani del secondo dopoguerra ci conferma che la solidità storica e la qualità delle opere continuano a rappresentare un valore riconosciuto a livello globale.
Che progetti state portando avanti oggi e nel prossimo futuro?
Abbiamo in cantiere diversi progetti. In autunno inaugureremo con entusiasmo un nuovo spazio espositivo nel cuore di Milano, ulteriore passo strategico per rafforzare la presenza di Mazzoleni in una città sempre più centrale nel panorama culturale internazionale. A fine ottobre, in occasione della settimana di Artissima, apriremo a Torino una personale dedicata a Iran do Espírito Santo (Mococa, 1963), artista brasiliano di fama internazionale di recente entrato nel nostro programma, già presente in importanti collezioni, tra cui il MoMA e il Centre Pompidou. Sempre in autunno, in occasione della Frieze week, la sede londinese ospiterà una mostra dedicata alla tradizione ceramica di Albisola, in Liguria, luogo centrale per la storia artistica italiana del Novecento. L’esposizione esplorerà l’influenza di questo contesto sulla formazione del gusto collezionistico dei fondatori della galleria Mazzoleni, presentando opere di Fontana, Baj, Manzoni, Jorn e Lam, tra gli altri.

John Giorno, «Life is a killer», 1989. Courtesy Thomas Brambilla Gallery (Bergamo) and Giorno Poetry Systems (NY)
Thomas Brambilla
Che opere portate ad Art Basel e quali tra queste considerate i vostri «pezzi forti»?
Per la sezione Feature presentiamo un solo show di John Giorno, in collaborazione con la Giorno Poetry Systems Foundation. Esporremo sei rarissimi «Vinyl Paintings» del 1989, realizzati all’epoca in Italia con l’editore Francesco Conz. Ogni opera unisce frammenti poetici e pittura vinilica su tela, trasformando la parola in immagine. Le scritte murali di Giorno completeranno l’allestimento, rafforzando il legame tra arte visiva e poesia. Tra i pezzi forti vanno citati questi due lavori perché hanno delle scritte rate e poco viste sin ora: «When the going gets rough the tough get gorgeous» e «I don’t need it I don’t want it and you cheated me out of it».
Che cosa vi aspettate dalla fiera?
La fiera di Art Basel è il contesto ideale per valorizzare un progetto di rilevanza storica come quello dedicato ai Vinyl Paintings di John Giorno. Ci aspettiamo di attirare l’attenzione di curatori, istituzioni e collezionisti interessati alla forza visiva della parola e alla riscoperta di figure radicali come Giorno. Le opere saranno installate sopra dei Wall Paintings di Giorno per rafforzare l’intensità del dialogo tra poesia e arte.
Come vedete a livello globale il mercato dell’arte?
In un contesto segnato da instabilità geopolitica e tensioni economiche, non ci si può aspettare risultati eclatanti. Tuttavia, restiamo fiduciosi perché riteniamo che, anche in tempi complessi, la qualità emerga. Quando si propongono artisti solidi e opere significative, il pubblico e il mercato sono ancora capaci di riconoscerne il valore.
Che progetti state portando avanti oggi e nel prossimo futuro?
In galleria, a ottobre, presenteremo una personale di Sam Samore, mentre tra ottobre e novembre è in programma a Villa delle Rose una mostra dedicata alle fotografie degli anni ’70 di Klaus Rinke. A novembre parteciperemo come al solito ad Artissima con uno stand nella Main Section e, nella sezione Back to the Future, avremo uno stand in collaborazione con la Galleria Presenhuber, con un progetto speciale su John Giorno e il rapporto tra parola e arte. Infine, a gennaio 2026, inaugureremo al MAMbo di Bologna la prima retrospettiva su John Giorno, organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorno Poetry System. La mostra sarà accompagnata da un catalogo ragionato.

Alighiero Boetti, «Mappa», 1983-84. Courtesy Tornabuoni Art
Tornabuoni Art
Che opere portate ad Art Basel e quali tra queste considerate i vostri «pezzi forti»?
In occasione di Art Basel 2025, Tornabuoni Art riafferma il proprio impegno nella promozione dell’eccellenza artistica italiana. Protagonista dello stand sarà la monumentale e rarissima «Integrazione Plastica» (1971) di Paolo Scheggi, realizzata in acciaio cromato e smaltato. Quest’opera, tra le ultime create dall’artista, incarna pienamente le sue ricerche: l’integrazione tra opera e spazio, la dinamicità compositiva e la tensione verso un’arte totale e ambientale. Accanto a quest’opera, sarà esposto un Sacco di Burri, insieme ad altri capolavori del dopoguerra italiano, dai «Concetti spaziali» di Fontana alle «Delocazioni» di Parmiggiani, offrendo un percorso immersivo nella creatività innovativa del XX secolo.
Che cosa vi aspettate dalla fiera?
La fiera svizzera rappresenta l’appuntamento più importante nel calendario dell'arte internazionale. Ci aspettiamo di accogliere sia i nostri collezionisti più fedeli sia di creare nuovi contatti con nuovi clienti provenienti da tutto il mondo. Ogni anno riscontriamo un vivo interesse per i grandi maestri del dopoguerra italiano, da Fontana a Boetti e Accardi. Parallelamente, siamo lieti di notare un’attenzione sempre maggiore da parte di importanti collezioni private e istituzioni pubbliche verso artisti contemporanei come Isgrò e Parmiggiani, il cui lavoro continua a generare interesse e a registrare una crescente domanda sul mercato globale.
Come vedete a livello globale il mercato dell’arte?
Nonostante l’incertezza che caratterizza il contesto globale, non solo per il mercato dell’arte ma anche per molti altri settori, siamo lieti di constatare una costante fiducia nel dopoguerra italiano da parte di collezionisti privati e istituzioni pubbliche. Sia attraverso aste pubbliche che tramite vendite in galleria, l’interesse per questi artisti iconici continua a rimanere solido.
Che progetti state portando avanti oggi e nel prossimo futuro (altre fiere, mostre, collaborazioni, cataloghi…)?
Nelle nostre gallerie sono in corso diversi progetti che testimoniano il nostro impegno nella promozione dell'arte italiana del XX secolo. A Firenze, l’esposizione «Arte Povera. La bellezza dell’essenziale» offre uno sguardo approfondito su questo movimento, mettendo in luce la forza della semplicità. A Roma, «Drawing Room» riunisce opere su carta, proponendo un percorso che va da Balla a Cattelan, evidenziando la varietà di approcci di questo supporto. A Parigi, la mostra «Le Livre. Objet entre mémoire et symbole» presenta opere di artisti come Boetti e Kiefer, esplorando il libro nell’arte. Siamo inoltre lieti di annunciare che il 27 maggio inaugurerà alla Estorick Collection di Londra la prima mostra istituzionale dedicata all’opera di Parmiggiani.

Tony Cragg, «Stand», 2024. Courtesy the artist and Galleria Tucci Russo, Torre Pellice - Torino
Tucci Russo-Studio per l’Arte Contemporanea
Che opere portate ad Art Basel e quali tra queste considerate i vostri «pezzi forti»?
Non è mai facile trasferire l’immaginario che caratterizza il lavoro in galleria in uno spazio limitato e impersonale quale si presenta lo stand di una fiera, ciononostante la scelta degli artisti e la qualità del loro lavoro si spera facciano la differenza e si rendano visibili anche in un luogo sovraccarico di informazioni. La scelta è tra le opere degli artisti presentati in galleria, tra cui Daniel Buren, Giuseppe Penone, Giulio Paolini e Tony Cragg
Che cosa vi aspettate dalla fiera?
Quello che tutti si aspettano, rientrare delle spese in primis, un giusto guadagno e soprattutto contatti con collezionisti nuovi e interessanti e la presenza di istituzioni aperte a progetti di sostegno per gli artisti.
Come vedete a livello globale il mercato dell’arte?
Il mercato dell’arte risente della situazione economica globale, soddisfa comunque un desiderio personale diverso dai codici, quindi riesce a muoversi anche in contesti difficili.
Che progetti state portando avanti oggi e nel prossimo futuro (altre fiere, mostre, collaborazioni, cataloghi…)?
Non è mia politica fare troppe fiere. ArtBasel è un punto fermo, poi sicuramente Artissima che faccio sin dal suo nascere. In galleria tutte le mostre che ho fatto da un anno a questa parte, da Daniel Buren a Richard Long, da Penone a Zorio, da Christiane Löhr a Robin Rhode e Gianni Caravaggio e prossimamente in autunno Tony Cragg, rispecchiano il nostro percorso che a ottobre coinciderà con i 50 anni della nostra storia.

Giuseppe Gabellone, «Untitled», 2018. Courtesy the artist and Zero... Photo Roberto Marossi
Zero...
In occasione della prossima edizione di Art Basel 2025, presenteremo una una selezione di opere significative di Vincenzo Agnetti, Alex Ayed, Enzo Cucchi, Chiara Enzo, Giuseppe Gabellone, Francesco Gennari, Adam Gordon, Carlo e Fabio Ingrassia, Marta Naturale, Lydia Ourahmane, Shimabuku, Cally Spooner, Michael E. Smith e Altoon Sultan. Tra queste Untitled 2018 di Giuseppe Gabellone, che offre al pubblico l’occasione di confrontarsi con un’opera rappresentativa del suo percorso.
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