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Marco Ciatti davanti all’«Adorazione dei Maghi» di Leonardo, fresca di restauro

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Marco Ciatti davanti all’«Adorazione dei Maghi» di Leonardo, fresca di restauro

Addio a Marco Ciatti

Operatività, ricerca e didattica hanno improntato l’attività dell’insigne «ambasciatore» del restauro italiano, per quasi quarant’anni attivo all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, di cui è stato soprintendente per dieci anni

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Giorgio Bonsanti

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Marco Ciatti, nato a Prato il 1 luglio 1955, il 20 aprile ci ha lasciato dopo una lunga malattia affrontata e sopportata con coraggio straordinario.

Laureato in Storia dell’Arte, Ciatti era entrato assai presto nel sistema delle Soprintendenze di Stato. Il primo incarico lo aveva visto a Siena, come funzionario di territorio, dal 1981 al 1984. Dal 1984 al pensionamento nel 2022, ha operato costantemente nell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Dapprima vicedirettore del settore di restauro dei dipinti su tavola e tela e direttore del restauro dei tessuti, era stato nominato direttore dell’impegnativo settore di restauro dei dipinti da me allora soprintendente. Dal febbraio 2012, ottenuta la qualifica di dirigente, era diventato soprintendente dell’Opificio, funzione che ha rivestito per dieci anni.

In questa lunga operosità, Ciatti era divenuto uno degli specialisti di restauro (teoria, metodologie, tecniche) più affermati e conosciuti in campo internazionale. Sotto la sua guida, l’Opificio ha mantenuto e potenziato la propria immagine di Istituto di restauro di valore mondiale, in costante dialogo con Istituzioni italiane e internazionali, così come con il mondo della Scienza applicata al restauro. Il prestigio dell’Opificio si è affermato e consolidato con l’esecuzione di restauri di avanguardia nei metodi e nelle tecniche, e mediante la prassi non frequente di pubblicare estesamente i propri interventi; in quest’ultima attività, l’Opificio vanta oggettivamente un primato mondiale.

 Ciatti aveva assunto dal 1997 la direzione della rivista annuale dell’Istituto «OPD Restauro», ma aveva poi fondato la collana «Problemi di Conservazione e Restauro», giunta oggi al volume n. 63, quella «Dal restauro agli studi», giunta al volume n. 5, e aveva fondato e coordinato la collana «Storia e Teoria del Restauro», giunta al volume n. 41, alla quale aveva personalmente contribuito con i due volumi «best sellers» Appunti per un manuale di storia e di teoria del restauro (2009) e  Sul “restauro” dei beni culturali. Viatico per gli studenti (2022). Nel corso della sua carriera sono stati troppi e troppo importanti i restauri da lui diretti perché si possa entarne l’elenco; fra i tantissimi, menzioneremo soltanto, a mo’ di esempio, la Croce di Santa Maria Novella di Giotto, la «Decollazione del Battista» di Caravaggio conservata a Malta, la «Madonna del Cardellino» di Raffaello, i dipinti alluvionati di Santa Croce (Bronzino, Salviati, infine l’«Ultima Cena» di Vasari, ritenuto fin ad allora un recupero impossibile). Ricordiamo anche il Memoriale di Auschwitz.

 La sua attività si è sempre svolta all’insegna di tre linee guida: l’operatività, la ricerca, la didattica. Oltre che naturalmente nella Scuola dell’Opificio, Ciatti ha insegnato alle Università di Siena, Firenze, Bologna, Cattolica e Politecnico di Milano; ultimamente alla scuola di Specializzazione dell’Università di Firenze; era anche Accademico Corrispondente dell’Accademia delle Arti del Disegno. Le sue pubblicazioni contano più di quattrocentotrenta numeri e, insieme con conferenze e interventi a convegni in ogni parte del mondo, lo avevano imposto come una delle presenze più importanti nell’intero panorama internazionale del restauro. Recentemente Ciatti, che nel 2011 aveva vinto il premio intitolato a Pasquale Rotondi come salvatore dell’arte per l’attività compiuta dall’Opificio in occasione delle calamità naturali, era divenuto Accademico dei Lincei.

Giorgio Bonsanti, 22 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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Addio a Marco Ciatti | Giorgio Bonsanti

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