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«La salle blanche» (1975) di Marcel Broodthaers

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«La salle blanche» (1975) di Marcel Broodthaers

ARCHIVIO FUTURO | La formazione

Le buone pratiche si imparano a scuola: quella del curatore d’archivio è una professione che richiede una formazione specifica

Michela Moro

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L’importanza degli archivi è stata sottolineata dalla nascita nel 2014 a Milano della AitArt - Associazione Italiana Archivi d’Artista, associazione culturale senza fini di lucro presieduta da Filippo Tibertelli de Pisis, che finora riunisce una quarantina tra archivi d’artista e istituzioni museali. AitArt svolge inoltre attività di ricerca e studi: dal 2017 è attivo sia in varie città italiane sia online il Corso di formazione per Curatore di Archivio d’Artista ed è appena stato pubblicato da Johan & Levi L’archivio d’artista, Princìpi, regole e buone pratiche a cura di Alessandra Donati, vicepresidente del comitato scientifico dell’Associazione AitArt, e Filippo Tibertelli de Pisis, un buon manuale per chi volesse saperne di più.

Avvocato Donati, qual è il ruolo dell’Associazione?
Dà rilievo ed evidenza agli archivi che ne fanno parte; supporta l’archivio nella fase di costituzione, ha creato una rete di volontari, individuando per esempio gli stagisti che possono lavorare negli archivi che devono essere costituiti, o perché l’artista è deceduto o perché l’artista in vita intende costituirne uno. Questa rete di stagisti proviene dalla Sapienza, dalla Cattolica, dalla Statale, dalla Naba. AitArt, oltre a raccogliere tanti artisti/archivi di artisti importanti (ad esempio, Melotti, de Pisis, Morandi, Pistoletto, Missoni), sta creando una rete che raccoglie anche archivi «minori». Ma aldilà dell’iscrizione diretta di altri archivi, la nostra proposta è volta anche a definire delle buone pratiche che fanno giurisprudenza, e a questo dialogo e alla crescita degli archivi «minori» è fondamentale che prendano parte gli archivi più importanti perché il terreno sui quali sono cresciuti si alimentava anche del contesto in cui vivevano anche i minori, si parla di un tessuto culturale.
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Ogni archivio, ogni artista è una storia a sé stante. Molti i casi eccellenti e noti: l’Archivio Merz, parte della Fondazione Mario e Marisa Merz, che si avvale di restauratori e di aiuti che gli stessi artisti hanno avuto in vita, come Mariano Boggia che sta già insegnando ad altri come montare gli igloo di Mario Merz; il fondo di Ettore Sottsass donato alla Triennale di Milano, in cui si trovano la moglie Barbara Radice e altre persone che hanno lavorato con lui, come dice Rachele Ferrario, storica e critica d’arte, che insegna Catalogazione e Gestione degli Archivi all’Accademia di Belle Arti di Brera, oltre a gestire l’Archivio Renato Paresce.

Che cosa insegnate in un corso di archivi?
Come si costruisce un archivio, che è qualcosa di più simile a una vocazione. È un lavoro di ricerca, e al contempo un lavoro molto pratico. L’archivio, secondo una definizione di Crispolti, è empirico: ci sono delle linee guida che possono essere considerate universali, ma, dato che parliamo di opere che sono particolari, uniche, individuali, l’interno di questa griglia sarà poi diverso. È un lavoro che dura nel tempo e con risultati non immediati.

Qualche studente ha già fatto buon uso del vostro insegnamento?
Un fiore all’occhiello è la Fondazione Enrico Castellani, dove c’è Federico Sardella, all’epoca mio studente nel corso di Catalogazione e Gestione degli Archivi nel triennio.

Altre realtà eccellenti?
Ne esistono molte. Una è la Fondazione Giulio e Anna Paolini, di cui Maddalena Disch è responsabile degli archivi e curatrice del Catalogo ragionato che, come mi disse Paolini un giorno, «è una monaca dell’arte», una persona estremamente studiosa che conosce perfettamente ogni dettaglio di quell’opera. Ha pubblicato anche le opere che non esistevano più perché erano estemporanee, ha dato una documentazione all’archivio restituendone la storia. La vera sfida degli archivi d’artisti è la narrazione, raccontare che cosa sono stati questi artisti. Le questioni legate agli aspetti burocratici e legislativi sono necessarie ma è importante non perdere di vista l’opera d’arte.

ARCHIVIO FUTURO

Alessandra Donati

Michela Moro, 14 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

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