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Il mondo (dei musei) in 62 scatti. Per l’ottava edizione, intitolata «Mondi a Milano», di MuseoCity, il palinsesto artistico e culturale promosso dal Comune di Milano con l’omonima Associazione, Palazzo Reale presenta dal 2 marzo al primo aprile «Alex Trusty. Contemporary Museum Watching», una mostra tratta dal vasto progetto, ricco di 25mila scatti, che il fotografo e manager (Alessandro Fidato, Roma, 1967, oggi basato a Milano) ha realizzato tra il 2015 e il 2023 in oltre 80 musei del mondo (dalla Pinacoteca di Brera di Milano alla Galleria Borghese di Roma, dai Musei Vaticani al Museo Archeologico di Napoli, dalla National Gallery di Londra al MoMA di New York, dal Musée d’Orsay di Parigi al Musée Magritte di Bruxelles, al Museum Palace di Taiwan, per citarne alcuni soltanto).
Oggetto delle sue immagini, inedite, non sono tanto le opere quanto i visitatori, colti nelle loro dinamiche con le opere d’arte osservate. Non che si tratti di un tema inedito (nessuno dimentica le immagini di Elliott Erwitt, frutto del suo «art watchers watching», o quelle di Thomas Struth, con i visitatori del tutto inconsapevoli della presenza del fotografo), ma mentre negli scatti dei due fotografi stranieri il pubblico è quasi sempre formato da un gruppo, da una collettività un po’ indistinta, Trusty sceglie occasioni in cui i visitatori siano solitari, a tu per tu con le opere (o di fronte a opere invisibili, come nell’enigmatica immagine scattata nel 2016 all’Art Institute di Chicago, con la visitatrice, velata, immersa nel nulla), e mostra attenzione alle reazioni soggettive di ognuno, essendo ai suoi occhi il pubblico parte integrante dell’oggetto artistico stesso.
La ragione di questa chiave di lettura sta nel cambiamento della relazione tra pubblico e opere d’arte: «Il rapporto uomo-opera d’arte è oggi spogliato del senso di soggezione del passato, per far posto a una interazione libera e nuova, tutta da documentare e interpretare, spiega Trusty. Ecco, anche da questa riflessione nasce “Contemporary Museum Watching”».
Ma non solo, nei suoi «interni museali con figure» Trusty crea delle vere trappole ottiche per portare il visitatore dentro l’opera, inglobandolo e facendolo vivere dentro l’opera stessa (il sogno dei futuristi: «noi porremo lo spettatore al centro del quadro», scrivevano nel 1910). Anche gli edifici che ospitano i musei sono oggetto della sua attenzione e in quest’ottica non poteva mancare la spettacolare Sala Fontana del Museo del Novecento di Milano, in cui le vetrate dell’Arengario incorporano i marmi della facciata del Duomo.
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