Image

Uno scorcio della fiera Frieze Seul. Cortesia di Frieze

Image

Uno scorcio della fiera Frieze Seul. Cortesia di Frieze

A Seul Frieze batte Kiaf

Inaspettatamente la fiera «straniera» realizza numeri, e vendite, che superano quella locale: le grandi gallerie, tra cui le italiane, hanno ceduto opere importanti anche a collezionisti coreani

Elisa Carollo

Leggi i suoi articoli

Si è appena conclusa la seconda edizione di Frieze a Seul (dal 6 al 9 settembre) all'interno di una settimana dell’arte sempre più internazionale e ricca di eventi. Frieze è stata affollatissima fin dalle prime battute ed è stata visitata da circa 70mila visitatori in una inaspettata inversione di tendenza rispetto all’anno scorso: la storica fiera locale Kiaf infatti ha perso colpi, attivandosi più dal secondo giorno e con un pubblico perlopiù coreano.

In entrambe, tuttavia, l’affluenza non si è necessariamente tradotta in rapidi «sold out»:  i collezionisti coreani si confermano più lenti nelle decisioni e il mercato nazionale pare ancora «volatile», in balia della situazione politica e dell’inflazione. La congestione di appuntamenti nel calendario non ha di certo giovato se si considera il numero di preview tra le fiere in Corea e l’Armory Show a New York (quest’anno nelle stesse date) e le numerose mostre in apertura in tutto il mondo.   

A Frieze non sono comunque mancate vendite notevoli: il primo giorno Hauser & Wirth poteva vantare la vendita di un George Condo da 800mila dollari, un Rashid Johnson da 975mila dollari e una scultura rosa di Paul McCarthy da 575mila dollari, a cui si è aggiunto il secondo giorno anche un iconico doppio ritratto di Nicolas Party da 1,25 milioni di dollari venduto a una collezione privata in Sud Corea.
IMG20230912102212541_130_130.jpeg
Bene anche per David Zwirner, che ha venduto opere di Mamma Andersson, Katherine Bernhardt e Rose Wylie con prezzi compresi tra 250mila e 550mila dollari, oltre a diversi lavori di Yayoi Kusama e dipinti di Josef Albers e Joan Mitchell. Bene anche per il colosso locale Kukje Gallery con copiose vendite per i maestri del Dansaekhwa (il «movimento monocromo» coreano, Ndr), come Park Seo-Bo e Ha Chong-Hyun ma anche artisti contemporanei come Kyungah Ham, Haegue Yang, Suki Seokyeong Kang.

In generale si è preferito «giocare sul sicuro» proponendo un’estetica dal gusto pop e nomi blue chip riconoscibili come le numerose Kusama da David Zwirner, i colorati Ugo Rondinone, e il Jeff Koons da più di 3 milioni di dollari, «Gazing Ball (Centaur and Lapith Maiden)» che ha assicurato a Robilant+Voena una fila ininterrotta in ingresso. Decisamente migliore questa seconda edizione anche per gli espositori italiani, grazie anche alla recente mostra della Collezione Farnesina all’Art Sonje Center di Seul. «Assistiamo a un crescente interesse per l’arte italiana del dopoguerra: abbiamo osservato un flusso costante di vendite anche nel secondo giorno della fiera», hanno dichiarato dalla galleria Mazzoleni.
IMG20230912102311119_130_130.jpeg
Fra le vendite dello spazio torinese, con sede anche a Londra, un Agostino Bonalumi «Bianco» del 1975 (range tra i 70 e i 90mila dollari), le «combustioni» di Nunzio (range tra 90mila e 150mila dollari) e un incredibile successo per i paesaggi luminosi di Salvo. Buoni risultati anche per MASSIMODECARLO con varie vendite in uno stand curato fra Corea e Italia dove le opere della coreana Yeesookyung affiancavano quelle di Giorgio Griffa.

Soddisfatte anche Galleria Continua con la vendita di un Kapoor (tra i 600 e gli 800mila dollari) e Cardi che ha riportato della vendita di un Mimmo Paladino da 350mila dollari e vari Sol LeWitt (250mila dollari) per un totale di 9 opere fra i 50mila e 1,5 milioni di dollari, tutte piazzate a collezionisti locali. Coraggiosa la scelta della galleria Jocelyn Wolff con la densa carica sessuale e violenta di Miriam Cahn, comunque apprezzata dal pubblico coreano, sebbene ancora molto conservatore. Cinque sono state le opere vendute già durante la prima giornata Vip (range fra i 10mila e i 200mila dollari). 
IMG20230912102520200_130_130.jpeg
Per quanto riguarda Kiaf (dal 6 al 10 settembre), degno di nota l’irriverente «The Great Shit Show» che ha accostato la «Merda d’artista» (1961) di Piero Manzoni a barattoli contenenti le feci liofilizzate di un collezionista, un critico d’arte e un gallerista. Il bid anonimo si è chiuso domenica con 20mila dollari offerti per la «Merda d’artista» versione coreana. Fra le vendite riportate: vari Ugo Rondinone da Kukje Gallery con prezzi dai 55mila ai 288mila dollari e stand sold out per la galleria di Anversa New Child con un solo show della giovane artista americana Madeleine Bialke (range tra i 4 e i 5mila dollari). Buoni affari anche per Carl Kostyal con opere fra i 10mila e i 35mila dollari.

Lo stand della Galleria Continua a Frieze Seoul 2023

Lo stand di Mazzoleni a Frieze Seoul 2023. Foto Mark Blower.

Un’angolo dello stand di Hauser & Wirth a Frieze Seoul 2023, Stand A19. Foto Creative Resource

Elisa Carollo, 12 settembre 2023 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Tappa a New York per la fiera britannica, che nella Grande Mela trova quattro «sorelle» (Nada, Future Fair, Independent e Tefaf) e le vendite primaverili di Sotheby’s, Christie’s e Phillips 

La fiera registra un numero di partecipazioni pari al periodo pre Covid e, contando su una scena locale molto attiva e sulla presenza di importanti gallerie in città, riconquista espositori che l’avevano «abbandonata»

La scena locale incentiva il successo della fiera, complice anche la presenza di artisti invitati alla prossima Biennale d’arte

Oltre all’ormai storica fiera, e alle parallele Salón Acme e Feria Material, Città del Messico offre un’interessante offerta espositiva

A Seul Frieze batte Kiaf | Elisa Carollo

A Seul Frieze batte Kiaf | Elisa Carollo