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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoli«La cultura si rivela essere un elemento cardine non solo per l’espressione artistica e creativa, ma anche per lo sviluppo sociale, tecnologico ed ecologico»: questa premessa, contenuta nel Quaderno di Civita dal titolo La cultura nei Piani di ripresa e resilienza di Portogallo, Spagna, Francia e Italia, riassume intenti e prospettive dello studio, realizzato dall’Associazione Civita e curato dallo Studio Valla. Il confronto sullo stato di avanzamento dei Pnrr dei quattro Paesi ha offerto l’opportunità, oltre a monitorare le attività finanziate dai fondi europei, anche di analizzare differenti strategie di promozione e valorizzazione del patrimonio culturale e, ancora, di valutare il rilevante l’impatto sociale della cultura.
Da questa analisi comparata, che ha fotografato lo stato di avanzamento dei Pnrr al primo semestre del 2024, è emersa la prima posizione dell’Italia, in termini di risorse finanziarie allocate al settore culturale e turistico, con una quota del 3,5% del budget complessivo, pari a 6,6 miliardi di euro. In totale il nostro Paese non solo ha già allocato il 95% dei fondi previsti per la cultura, ma, per alcuni obiettivi, si prevede addirittura un anticipo sui tempi del conseguimento, rispetto ai termini fissati. È questo il caso dell’investimento «2.3. Parchi e giardini storici», che ha visto conclusi i lavori in 54 parchi, e quindi superato il target minimo, stabilito in 40 parchi, previsti al dicembre 2025.
Territori e paesaggi, del resto, sono temi da sempre al cuore del Pnrr, in particolar modo con l’investimento «Attrattività dei Borghi» che, con 1,02 miliardi di euro, finanzia la riqualificazione di 315 borghi e promuove l’attività di 2.700 imprese locali. «I territori sono fondamentali nell’agenda del Ministero della Cultura, ha commentato il ministro Alessandro Giuli, come è fondamentale accorciare la distanza fra centro e periferia, tra grandi città e borghi». «La ricerca comparata sullo studio di avanzamento del Pnrr del settore cultura di Portogallo, Spagna, Francia e Italia, ha aggiunto, ci offre risultati estremamente interessanti. L’Italia si conferma prima “inter pares” non soltanto per il più alto numero di siti Unesco, ma anche in termini di risorse finanziarie allocate e di attuazione dei progetti, con un’efficiente capacità di spesa. Sono dati rilevanti che però non devono accontentarci. L’agenda del nostro Governo ha sempre attribuito alla cultura una centralità strategica, non solo per la tutela e la valorizzazione del suo grande patrimonio di bellezza, identità e memoria, ma anche per la sua specifica attitudine economica di generatore di ricchezza, crescita e benessere comunitario».
Dal confronto con gli altri Paesi, emerge la seguente classifica: l’Italia è seguita dalla Francia con il 3,1% del budget totale, poi il Portogallo con l’1,45%, e infine la Spagna con l’1,19%. Quanto alle differenti strategie, Spagna e Portogallo hanno maggiormente concentrato l’attenzione sulla digitalizzazione e sul sostegno alle industrie creative, mentre l’Italia si è particolarmente distinta per l’alta efficienza nell’utilizzo delle risorse finanziarie. Al 30 giugno 2024, il nostro Paese ha attivato misure per un totale di circa 4 miliardi di euro, corrispondenti al 95% delle risorse assegnate al settore culturale, e 2,06 miliardi di euro, pari all’86% delle risorse destinate al settore turistico. La Francia, di contro, ha impiegato circa il 75% delle risorse destinate al settore culturale.
L’analisi del Quaderno di Civita, si chiude con un auspicio: «Nonostante le criticità riscontrate nell’attuazione delle riforme previste dai Pnrr in diversi settori, il comparto culturale si distingue come un modello di eccellenza nella gestione dei fondi europei. In controtendenza rispetto ad altre missioni più complesse, come la transizione ecologica e la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, il settore culturale ha dimostrato una capacità di attuazione più efficace, posizionandosi come un esempio virtuoso nell’utilizzo delle risorse comunitarie. Alla luce di tali considerazioni, si auspica che il settore culturale continui a fungere da esempio per migliorare l’esecuzione delle altre missioni del Pnrr, valorizzando la cultura come catalizzatore di coesione sociale, crescita sostenibile e innovazione tecnologica».
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