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IPERCUBO e Orma Art, «Un universo cangiante e dissidente»

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IPERCUBO e Orma Art, «Un universo cangiante e dissidente»

Ipercubo e Orma: la mostra che inaugura il nuovo sodalizio milanese

La collettiva riunisce artisti internazionali emergenti e mid-careers provenienti da Cina, Stati Uniti e Brasile, attivi in Italia e all’estero: Jose Victor de Castro Negreiros, Austin Hayman, Daniel Lannes, Luciano Maia, Zhao Wenliang e Qi Zhang

 

Nel cuore di Milano, al secondo piano di un appartamento in Via dei Bossi 2/A, nasce un nuovo spazio condiviso dalle gallerie IPERCUBO e Orma. Un luogo intimo, che richiama l’atmosfera di una collezione privata, ma al tempo stesso aperto al dialogo internazionale. A inaugurarlo è la mostra collettiva «Un universo cangiante e dissidente», che fino al 21 novembre 2025 presenta per la prima volta in Italia opere di artisti provenienti da Cina, Stati Uniti e Brasile. Abbiamo incontrato i fondatori delle due gallerie per farci raccontare le ragioni di questa unione, il senso della loro prima mostra insieme e le prospettive future di questo nuovo progetto condiviso.

Come è nata la collaborazione tra IPERCUBO e Orma e cosa vi ha spinto a unire le forze proprio ora?
La collaborazione tra le due gallerie nasce con l’intento di creare una visione dell’arte contemporanea più inclusiva ed internazionale. In questa società più che mai globalizzata ed allo stesso tempo incline al conflitto, l’arte non può più permettersi di limitarsi a questioni di opportunità, di qualunque genere esse siano, bensì crediamo abbia l’obbligo di rappresentare la complessità che ci circonda. Nello spirito delle missioni di IPERCUBO e di Orma questo è il momento dove le barriere e la paura dell’altro non sono più negoziabili.

Il titolo prende spunto da una poesia di Amelia Rosselli: cosa vi ha affascinato della sua scrittura e come si intreccia con le opere esposte?
Il titolo prende spunto dalla poesia Serie ospedaliera (1969) e anche Diario in tre lingue (1955-56), un testo che ci ha colpito per la sua capacità di trasformare una condizione di sradicamento in un valore aggiunto. Nonostante le difficoltà personali e i continui spostamenti da un Paese all’altro, Amelia Rosselli è riuscita a fare della pluralità linguistica e culturale una risorsa creativa, intrecciando idiomi, simboli e memorie in un organismo poetico vivo. Particolarmente significativa è la sua riflessione sul legame tra poesia e pittura: dopo l’ascolto delle musiche di Pietro Grossi e Vittorio Gelmetti, Rosselli paragonò i suoi testi a dei quadri, introducendo la sua metrica cubica come una forma innovativa di rappresentazione. Questo sguardo ci ha affascinato, perché nelle opere esposte ritroviamo la stessa tensione a superare i confini, a stratificare linguaggi diversi e a costruire paesaggi in cui la diversità non è un ostacolo, ma diventa la condizione stessa della relazione.

IPERCUBO e Orma Art, «Un universo cangiante e dissidente»

IPERCUBO e Orma Art, «Un universo cangiante e dissidente»

Gli artisti provengono da diversi contesti internazionali: quale tipo di visione o tensione avete voluto far emergere mettendoli in relazione nello stesso luogo?
Oggi più che mai viviamo in un mondo polarizzato, in cui rischiamo di perdere il carattere umano e il senso stesso di cosa significhi essere umani. Mettere in relazione artisti provenienti da contesti internazionali diversi è per noi un modo per riaffermare che l’arte nasce proprio da queste connessioni a distanza: pensiamo alla creazione stessa della Biennale di Venezia, fondata sull’idea di incontro tra i popoli attraverso l’arte. In questo momento storico percepiamo l’urgenza di creare spazi di dialogo che non nascondano le differenze, ma che al contrario le accolgano come possibilità. La mostra diventa così un luogo in cui tensioni, contraddizioni e prospettive differenti non si annullano, ma generano nuove forme di relazione e di pensiero condiviso.

In un contesto come quello milanese, già ricco di realtà artistiche, quale contributo pensate che il vostro sodalizio possa portare alla scena contemporanea?
Vorremmo rispondere con un’opera, che poi è stata anche argomento di discussione di una delle prime serate in cui ci siamo conosciuti. Nel 1967 al Museo di arte Moderna di Rio de Janeiro viene esposta l’installazione Tropicália di Hélio Oiticica, essa consisteva in capanne di legno che richiamavano le favelas, in piante tropicali e pappagalli chiusi in una grande gabbia. Dalla struttura principale si accedeva ad un labirinto buio al cui termine si intravedeva una tv accesa. Con quest’opera, il cui titolo riprende il movimento culturale omonimo che si è sviluppato in Brasile negli anni 60 del secolo scorso, Oiticica intendeva rappresentare la sua visione della società e allo stesso tempo indicare una nuova via etica e spirituale che si nutre dello scambio con l’altro, con il diverso da sé.

Quali sono le prospettive future per questo nuovo spazio condiviso: pensate a una programmazione congiunta stabile o a progetti specifici che si alterneranno?
Entrambe le cose. Da un lato ogni galleria continuerà a sviluppare la propria programmazione autonoma, dall’altro stiamo già progettando numerose iniziative congiunte. Pensiamo a eventi multidisciplinari che includano moda, design e architettura, perché crediamo che queste pratiche non siano separate dall’arte, ma al contrario ne condividano linguaggi e prospettive. Il nostro obiettivo è produrre connessioni autentiche e far dialogare discipline diverse, generando nuove possibilità di incontro e di creazione.

Redazione, 15 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

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