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Solido aureo di Costantino 335 d.C., Medagliere Museo Nazionale Romano

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Solido aureo di Costantino 335 d.C., Medagliere Museo Nazionale Romano

Il Medagliere del Museo Nazionale Romano riapre al pubblico

Dopo sei anni di chiusura, torna fruibile la raccolta che comprende i materiali numismatici «da scavo», provenienti in gran parte dal territorio di Roma e del Lazio e quelli «da collezione», esito di donazioni e acquisizioni

Gianfranco Ferroni

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Torna visibile al pubblico nel Palazzo Massimo alle Terme il Medagliere del Museo Nazionale Romano, dopo sei anni di chiusura. È doppiamente interessante, dato che si trovano i materiali numismatici «da scavo», provenienti in gran parte dal territorio di Roma e del Lazio, rinvenuti in occasione dei lavori di adeguamento urbanistico della nuova capitale del Regno d’Italia e di sistemazione dell’alveo del Tevere, e i materiali numismatici «da collezione», esito di donazioni e acquisizioni. Come quelli del Museo Kircheriano, comprendenti la raccolta delle varie serie in bronzo fuso romane, medaglie e moltissime monete, tra le quali emergono le migliaia rinvenute nella famosa stipe di Vicarello, località sulle rive del lago di Bracciano nei pressi di Roma. A questi si aggiungono i pezzi provenienti da raccolte private, tra cui le più note sono la collezione di oltre 20mila monete di età romana di Francesco Gnecchi, collezionista milanese. Della sua collezione viene ora esposto l’armadio-medagliere in legno di noce italiano, fatto costruire da Gnecchi come scrigno della sua raccolta, tra cui spicca il pezzo unico da tre solidi del re ostrogoto Teodorico. Completa l’esposizione una selezione di monete appartenenti alla collezione di Vittorio Emanuele III di Savoia, che nel complesso annovera circa 120 mila esemplari di zecche italiane di età medievale e moderna.

La consistenza attuale è di oltre mezzo milione di pezzi tra monete, medaglie, pesi monetali, tessere, oggetti da conio e poi anche gemme, oreficerie, preziose suppellettili e altri pregiati manufatti in metallo. Le collezioni numismatiche del Medagliere abbracciano un arco cronologico vastissimo, che dal V secolo a.C. circa giunge sino al Regno d’Italia. Per Alfonsina Russo, capo Dipartimento per la Valorizzazione del patrimonio culturale, è un fiore all’occhiello. Da parte di Edith Gabrielli, direttrice generale di Vittoriano e Palazzo Venezia, «le azioni propedeutiche alla riapertura del Medagliere sono state al centro della mia direzione ad interim del Museo Nazionale Romano, dal novembre del 2024 all’ottobre del 2025. Come noto, il Medagliere accoglie e riunisce vari nuclei di collezionismo numismatico. Alcuni, penso in particolare a quello legato a Vittorio Emanuele III di Savoia, presentano anche in sé un rilievo culturale significativo».

La riapertura al pubblico del Medagliere, frutto di un autentico lavoro di squadra, finalizzato dalla direttrice Federica Rinaldi, costituisce un vero e proprio evento: «Restituire alla città e al mondo uno dei più importanti medaglieri al mondo rappresenta per il Museo Nazionale Romano un importante obiettivo culturale. Questa straordinaria raccolta di monete, medaglie, oggetti di lusso e gioielli, che raccontano secoli di storia politica, economica e artistica, torna finalmente ad essere accessibile come luogo di conoscenza e di dialogo con la storia. Riaprire il Medagliere, dopo adeguati lavori di miglioramento ambientale, conservativo, scientifico e allestitivo, ribadisce il nuovo ruolo del Museo Nazionale Romano, impegnato a posizionarsi come spazio vivo, inclusivo e partecipato. È un gesto che testimonia altresì l’impegno delle diverse istituzioni coinvolte all’interno del Ministero della cultura e la volontà di rafforzare il legame tra la nostra eredità culturale e tutte le comunità di oggi».

5 Lire di Vittorio Emanuele II, 1861, Medagliere Museo Nazionale Romano

In occasione della riapertura, lo staff del museo, con la direzione di Federica Rinaldi e il coordinamento delle funzionarie Marta Barbato, Agnese Pergola, Simona Ricchitelli, ha lavorato per apportare alcune importanti migliorie a tutto il settore del Medagliere, sia sotto il profilo degli aspetti conservativi e dei servizi al pubblico, sia sotto il profilo allestitivo e della valorizzazione anche scientifica, con esposizione di reperti da sempre conservati nel caveau e ora finalmente offerti alla fruizione di tutti. Sono state completamente riallestite le vetrine 1-5, all’ingresso della sezione museale, dedicate al sistema monetario romano prima della introduzione del denario (III secolo a.C.). Qui viene illustrata la fase più complessa e meno nota della storia monetaria romana: quella che precede l’introduzione del denario (211 a.C.) e che testimonia la sperimentazione con cui Roma, agli inizi del III secolo a.C., costruisce un sistema monetale ancora lontano dall’uniformità che la caratterizzerà in età repubblicana avanzata. Una pluralità che rispecchia un’epoca di profondi cambiamenti nella società romana, connessi certamente alle forti spinte militari ed espansionistiche della media Repubblica. In particolare la vetrina 4 ospita uno dei pezzi più straordinari dell’intero Medagliere, mai esposto prima: un decussis (pezzo da 10 assi), proveniente dalla collezione di Alessandro Gregorio Capponi, che l’acquistò prima del 1738, e da lui poi donato al Museo Kircheriano. È uno dei nominali fusi di maggior peso dell’intera serie librale ridotta, un multiplo rarissimo (ne esiste solo un altro ritenuto autentico, oggi al British Museum) che testimonia la progressiva riduzione dello standard ponderale adottato per le emissioni in bronzo fuse (e poi coniate) negli anni della guerra contro Annibale (Seconda guerra punica). La vetrina 5, infine, mostra come, nel III secolo a.C., l’uso del bronzo fuso fosse diffuso, certamente sotto l’influenza romana, anche in altri territori della penisola italica: colonie come Ariminum e Luceria, e comunità umbre ed etrusche, adottano sistemi propri di aes grave, calibrati su pesi locali e spesso legati a dinamiche militari. L’Italia della media età repubblicana si presenta così estremamente diversificata per pesi, unità e frazionamento monetario.

A integrazione delle vetrine riallestite, la vetrina 2 presenta per intero il contenuto del ripostiglio di Santa Marinella, uno dei depositi di aes grave pesante più significativi dell’Italia centrale, e in particolare della regione dell’Etruria marittima. Questo ritrovamento, insieme ad altri coevi da aree romanizzate del Latium vetus, dell’Etruria meridionale, della Marsica e dell’Umbria, testimonia l’utilizzo delle barre fuse romane e delle prime serie dell’aes grave nella costruzione di baluardi difensivi della fascia costiera tramite fondazione di colonie e santuari fortificati sul mare (Anzio, Torvajanica, Ostia e Castrum Novum) in un periodo precedente lo scoppio della Prima guerra punica.

Una particolare attenzione, dal punto di vista del restauro e quindi dell’ampliamento della conoscenza scientifica, è stata destinata al nucleo di materiali rinvenuti nel deposito votivo delle Aquae Apollinares di Vicarello, scoperto nel 1852 sulle rive del lago di Bracciano, rappresentante un complesso archeologico di estrema rilevanza nel panorama dell’Italia romana. Al momento della scoperta, il pozzo da cui sgorgava la sorgente termale era completamente ostruito da una massa di oggetti metallici, tanto da richiedere l’uso di una pompa a vapore per lo svuotamento. La sequenza dei recuperi permise di distinguere la stratificazione delle offerte, accumulate nel corso di diversi secoli. La quantità di materiale è senza precedenti: accanto alle migliaia di monete dalla media Repubblica alla fine dell’Impero romano, furono rinvenuti 45 oggetti metallici votivi, tra cui coppe, anforette, piccoli utensili, e splendidi vasi ricoperti di oro, argento e bronzo.

Denario romano in argento, 211-210 a.C., Medagliere Museo Nazionale Romano

È in corso di ultimazione il restauro dei reperti non monetali della stipe conservati al Museo Nazionale Romano. Il restauro sta restituendo leggibilità a decorazioni, iscrizioni e dettagli tecnici da tempo alterati da ossidazioni e incrostazioni, in particolar modo sui reperti argentei ricoperti da consistenti patine di solforazione. Particolarmente significativo è l’intervento sui quattro celebri bicchieri con l’itinerarium Roma-Gades (Itinerarium Gaditanum): la pulitura ha rivelato dettagli e incisioni fino ad ora non leggibili, quali ad esempio particolari decorativi qualificati con doratura. Lo staff tecnico-scientifico del Museo Nazionale Romano, coordinato dalla restauratrice del museo, Marina Angelini, sta studiando questi nuovi dati, che promettono di ampliare la conoscenza sulle tecniche di fabbricazione e sulla toreutica di epoca romana. Le iscrizioni sui reperti, già note, testimoniano che il santuario era un luogo «policultuale» dedicato ad Apollo, alle Ninfe, a Silvano e ad Asclepio. I donatori provenivano da diverse regioni dell’impero, dalla Betica all’Asia Minore, rivelando il carattere internazionale dello stabilimento termale e la fama delle sue acque curative. Il deposito di Vicarello, oggi al centro di un complesso progetto di restauro e studio, è un archivio unico sulla mobilità romana e sulle pratiche votive.

Da sottolineare che è stata ancor più valorizzata meglio la collezione numismatica di Vittorio Emanuele III, che costituisce la più ampia raccolta esistente di monete di zecca italiana dall’età medievale all’età contemporanea, comprendendo anche un elevato numero di pesi monetali, prove e scarti di zecca. Il sovrano dedicò l’intera vita allo studio delle monete, raccogliendo e catalogando centinaia di migliaia di esemplari secondo criteri scientifici che restano tuttora fondamentali per la disciplina numismatica. Con una lettera del 9 maggio 1946, indirizzata al presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, Vittorio Emanuele III espresse la volontà di destinare la propria collezione al popolo italiano. Dopo una prima fase di conservazione al Palazzo del Quirinale e il successivo deposito presso l’Istituto Italiano di Numismatica, la raccolta fu assegnata al Medagliere del Museo Nazionale Romano con decreto del 5 novembre 1968 e trasferita nella sede di Palazzo Massimo nel luglio del 1971. Oggi ne è esposta una selezione di circa duemila esemplari. I restanti sono conservati nel caveau e saranno oggetto del lavoro di digitalizzazione in programma con i fondi del Pnrr Missione M1-Componente C3 «Turismo e Cultura» investimento 1.1 «Strategia digitale e piattaforme per il patrimonio culturale, sub-investimento» 1.1.5. «Digitalizzazione del patrimonio culturale, servizi per la digitalizzazione, categoria beni Numismatici e medaglistici del medagliere» del Museo Nazionale Romano, di cui l’Istituto Digital Library è soggetto attuatore. Una novità nell’allestimento: la proiezione di un filmato storico dell’Istituto Luce, che documenta la prima esposizione al pubblico dei pezzi donati dal sovrano.

Per una singolare coincidenza, nei Musei Reali di Torino sempre nella giornata di oggi e il Medagliere Reale, una delle raccolte numismatiche più significative d’Italia, che conserva oltre 31mila pezzi, di cui 28.601 monete e 3.700 tra medaglie, sigilli e impronte, una collezione nata nel 1832 per volontà di Carlo Alberto, che la inserisce nel più ampio programma culturale volto a conferire prestigio storico al Regno di Sardegna.

Gianfranco Ferroni, 22 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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