Federico Florian
Leggi i suoi articoliReggio Emilia. «How do I imagine being there?» («Come immagino di essere là?») è il titolo della personale che la Collezione Maramotti dedica all’artista piacentina Claudia Losi. Un interrogativo che rivela l’intrecciarsi di topografia e immaginazione, descrizione geografica e rappresentazione emozionale di un luogo. Perché, a detta di Losi, la percezione dello spazio è intimamente connessa all’immaginario individuale e collettivo di un territorio.
Punto di partenza dell’esposizione a Reggio Emilia (dall’8 maggio al 16 ottobre) è un viaggio condotto dall’artista nel 2012, un attraversamento (fisico ed emozionale) delle isole di St. Kilda, arcipelago collocato nell’Oceano Atlantico settentrionale a oltre 64 kilometri dalla Scozia. In mostra pietre-pegno riportate dai luoghi visitati, alle quali si affiancano isolari e portolani disegnati dalla Losi a matita e acquarello sulle pareti delle sale espositive. E ancora fotografie, oggetti, vetri, collage e fusioni in bronzo di micropaesaggi fossili. Un grande ricamo del Polo Nord, ispirato alla rappresentazione immaginifica di Athanasius Kircher, dialoga con un quaderno che accoglie mani-uccello ritagliate su fogli. Completano la mostra oggetti parzialmente schiacciati e deformati, inglobati da forme vegetali, che alludono ai reperti fossili della raccolta archeologica ed etnografica del Museo Spallanzani della città emiliana.
Fonti d’ispirazione della Losi, attualmente residente a Piacenza dopo soggiorni in Francia e Scozia, sono le scienze naturali, dallo studio delle quali scaturisce un’investigazione profonda ed estremamente poetica sul rapporto uomo-natura. Investigazione in cui il viaggio e l’esplorazione divengono requisiti imprescindibili, in quanto autentiche esperienze di conoscenza.
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