Una dozzina di siti celtiberici distrutti
In Spagna colpite da saccheggi e razzie professionali le zone ai piedi dei Pirenei
Il patrimonio celtiberico è in pericolo. Lo spoglio distruttivo e ininterrotto durante decenni ha colpito e danneggiato irreparabilmente sia le città fortificate costruite in luoghi elevati sia necropoli e santuari celtiberici. Lo denuncia «La destrucción del patrimonio celtiberico. El caso del valle del río Huecha y de la Sierra del Moncayo», uno studio recente pubblicato dagli esperti dell’Università di Alicante, del Museo Central Romano-Germanico di Magonza (Rgzm) in Germania e del Governo di Aragón.
Il saccheggio dell’importante sito archeologico situato ad Aranda de Moncayo può essere «molto più reale e serio di quanto si sia creduto sinora, con un’attività protratta negli ultimi quattro decenni che ha alimentato molteplici canali del mercato nero internazionale», sono le ultime frasi di questo avvilente studio. La ricerca conferma cifre desolanti. Una dozzina di siti distrutti, tra cui quello di Aratis dove sono stati razziati anche con metal detector un gran numero di caschi, spade e oggetti quotidiani. La Guardia Civil ha potuto recuperare ben 10mila reperti che i saccheggiatori professionali e occasionali non erano ancora riusciti a vendere, a causa delle pessime condizioni.
Lo studio denuncia come l’attività criminale abbia colpito non solo questa zona, ma tutte le regioni della penisola iberica mettendo in luce talvolta la connivenza della gente locale nelle azioni di saccheggio. Malgrado la recente pena imposta a un pensionato di Saragozza, condannato a sei anni di carcere e a una multa di 130mila euro, i responsabili (spesso illustri) andrebbero piuttosto ricercati nei circoli amministrativi e politici dello Stato che non ha potuto o saputo proteggere i suoi siti archeologici, nonostante il visibile e continuo spoglio a cui sono sottoposti.