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Elena Franzoia
Leggi i suoi articoliNell’aprile 2019 in occasione della scomparsa dell’archeologo e assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Sebastiano Tusa, ricordavamo il suo impegno per la difesa del patrimonio locale, focalizzando la vexata quaestio della vallata di Muglia (En).
Nonostante infatti la rilevanza di un’area caratterizzata da un paesaggio agrario ancora intatto e da testimonianze archeologiche che documentano l’ininterrotta presenza umana già dalla preistoria, la richiesta di vincolo risalente al 1967 non era mai stata approvata, autorizzando la realizzazione di una piattaforma per la valorizzazione dei rifiuti di ben 300 ettari.
Rispondendo agli appelli lanciati dal comitato «No discarica #restiamopuliti» di Centuripe e da associazioni come SiciliAntica e Zona Libera, capofila di un manifesto e di una petizione online, Tusa aveva annunciato l’inserimento dell’area nella zona di tutela C del piano territoriale paesistico e l’inizio dell’istruttoria per l’apposizione del vincolo.
Una battaglia vinta. Dopo avere negato nel 2019 il cambio di destinazione d’uso da agricolo a industriale, la Soprintendenza ha infatti apposto alla fine di maggio il vincolo archeologico al Monte Pietraperciata e a una vasta area circostante, tutelando i graffiti neolitici e le tombe a tumulo romane. Muglia è candidata a Luogo del Cuore Fai 2020.

Vallata di Muglia. © Foto Salvatore La Spina
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